LA ZONA FRANCA SARDA, COME OPPORTUNTA’ PER GLI IMPRENDITORI ITALIANI. INTERVISTA A MARIA ROSARIA RANDACCIO – PRESIDENTE DEL MOVIMENTO “SARDEGNA ZONA FRANCA”.

LA ZONA FRANCA SARDA, COME OPPORTUNTA’ PER GLI IMPRENDITORI ITALIANI.
INTERVISTA A MARIA ROSARIA RANDACCIO – PRESIDENTE DEL MOVIMENTO “SARDEGNA ZONA FRANCA”.

– di Paola Mora

 

– Sardegna è una bucolica tartaruga di mare dall’aria salmastra che s’avvince all’epidermide. Imbronciata periodicamente dal Maestrale, il vento la domina, la striglia, l’impolvera di sabbia marina a grani che volteggia a sbuffi regolari fin sulla strada rifrescandone le coste miti, e rendendo piacevole il caldo torrido delle sue estati. La terraferma l’osserva come una figlia quando è lasciata da sua madre, libera di vivere perché è diventata donna, e lo fa da lontano! Ma è la lontananza, che a volte uccide, separa, ferisce gli argini dell’una e dell’altra parte talmente profondamente, che è come se essi volessero in certi momenti unirsi a nuoto chiedendo al mare di accorciarsi, per comunicarsi il bene che si vogliono e ricordare tutta la storia che hanno in comune!

 

***

 

<<Il vantaggio della Sardegna è che è la perla del Mediterraneo, bella, bellissima, però è afflitta da una disoccupazione endemica, frutto del fatto che noi siamo la terra più spopolata al mondo!>>.

Si apre con questa frase ruvida e selvaggia l’intervista a Maria Rosaria Randaccio, Presidente del ‘MovimentoSardegna Zona Franca’, che interpreta da tempo i crismi frastagliati e le esigenze di una popolazione, quella sarda, tenuta separata dal resto d’Italia dalle istituzioni quasi come si sperasse che noi altri italiani, non avendone notizie, ce ne dimenticassimo. È un’intervista poderosa, ricca di spunti proattivi che spingono alla riconsiderazione della vita marittima e del ruolo delle nostre città marinare ed isole, e al desiderio di afferrare i remi e stravolgere il declino del nostro paese commutandolo in una vittoria, perché si scopre che la soluzione per riemergere esiste, ed è semplice. Basta conoscerla. Quindi, buona lettura!

 

Da anni lei si batte per i diritti dell’isola sarda, in quanto zona franca. Quali sono i vostri obiettivi e cosa chiede il popolo sardo? Cosa chiede la Sardegna, alle istituzioni italiane?

 

“Siamo un’isola lontana dall’Italia e dal resto dell’Europa. Considerato anche che abbiamo un clima temperato, lo spopolamento non è dovuto al fatto che la natura del luogo ci sia ostile, non lo è, ma alla mancanza di lavoro, quindi, i giovani che non vi vedono futuro scappano e cercano possibilità altrove. Se ne risente molto anche a livello turistico, soprattutto negli ultimi anni. Qui, prevale il turismo ‘mordi e fuggi ’ perché seppur la gente desideri prolungare la permanenza sull’isola, i costi di villeggiatura sono alti. La continuità territoriale non esiste per la Sardegna, e il turismo è l’unica risorsa che le concede ancora di non morire: ci sono spiagge meravigliose, un incanto che non trovi facilmente altrove! Le spiagge sarde sono tra le più suggestive dell’Italia ed in Europa, invidiate nel mondo, e noi, siamo la zona franca dell’Italia: la risorsa economica d’eccellenza per tutta la nazione e non soltanto per i sardi”.

 

Il fascino della Sardegna è sulla bocca del mondo, ma ben pochi sanno che l’isola è zona franca extradoganale, prevista nello Statuto Speciale introdotto nell’ordinamento italianoda un decreto legislativo del 1998, per la cui attuazione è necessario ottemperare ad una comunicazione ufficiale alla Commissione europea dell’avvenuta istituzione d’essa. Il mancato inoltro della comunicazione è una dimenticanza politica che costa caro agli italiani, e al loro diritto di esercitare il libero mercato alla pari degli altri membri dell’Unione. Si è a conoscenza a livello istituzionale/governativo del fatto che soprattutto la Sardegna ha questa prerogativa, ma si finge di non esserne edotti né ci si mostra particolarmente interessati, ritardando da troppi anni l’attivazione della zona franca, e l’esercizio del potenziale strategico di questa risorsa. Maria Rosaria Randaccio, cagliaritana, che discende da una famiglia di militari di origine genovese e con una carriera densa di successi, donna con esperienza dirigenziale acquisita anche dalla sua trascorsa attività nei vertici del Ministero delle Finanze, si dedica con slancio a questa battaglia per la ‘conoscenza che muove all’esercizio dei propri diritti’. Sostiene che non lo fa solo per la libertà della Sardegna, ma per quella di tutta quanta l’Italia! Prerogativa immancabile per la libertà è la conoscenza, che apre visioni risolutive alle situazioni stagnanti. Ciò che manca all’Italia per esser competitiva nel pieno esercizio delle sue funzioni e non più schiacciata all’interno delle maglie strette del panorama europeo, è proprio l’informazione sul potenziale che la propria isola sarda potrebbe esercitare dal punto di vista economico ed imprenditoriale, sfruttando l’esercizio della zona franca di cui gode (che viene sottovalutato perché lo si ignora). Si deve considerare che: tutt’Europa applica tale diritto nelle proprie zone franche per guadagnarne, cosa che l’Italia non fa!

Ad una domanda sul se l’ignoranza di cosa sia la zona franca di Sardegna, dipenda dal fatto che viene esercitata poca sensibilizzazione da parte delle istituzioni sul cittadino che vive all’interno del territorio italiano, affinché consapevolizzi e valorizzi l’importanza dell’isola – avvicinandola percettivamente a sé nella consistenza storica e culturale d’esser un unico popolo nonostante la separazione del mare – la dott.ssa Randaccio conferma che manca l’interesse delle istituzioni a sviluppare “politiche che diminuiscano le distanze fra l’isola ed il resto dell’Italia”. Questo, crea un divario debilitante poiché priva gli italiani della creatività volta a sfruttare ogni propria risorsa, anche quella apparentemente più distante, per fare del Paese non solo una realtà più estesa e collegata nelle sue estremità con la propositività delle idee, ma anche una nazione più competitiva nel panorama globale contemporaneo, dove il mondo amplia gli orizzonti applicando lo sfruttamento ottimale dei corridoi strategici per i trasporti di risorse e merci, nella gestione delle catene d’approvvigionamento.

 

Queste, le parole della presidente Maria Rosaria Randaccio:

 

“Sì, è anche una difficoltà di comunicazione ed interessamento delle istituzioni perché… non esiste la Sardegna, questo è il problema! Ed invece, l’Italia avrebbe necessità di farla esistere questa zona franca, ovvero, un territorio dove i residenti non pagano nessun tipo di tributo, perché come compensazione è uno svantaggio data la posizione geografica di quest’isola, che è gravata da una disoccupazione anomala e sproporzionata rispetto alle possibilità economiche che offre. La Sardegna è stata istituita come zona franca già dal tempo dei fenici: chiunque si trovasse a navigare nel Mediterraneo prima o poi s’imbatteva in questa grande isola, e i primi accordi tra i popoli del mare sono stati quelli per cui ‘se vieni colto dalla tempesta con la tua nave, approdi nel porto più vicino; un porto amico ove le merci che trasporti possano restare al sicuro all’interno della stiva, senza che nessuno venga a derubarti!’. Nella storia dei popoli del mare e della navigazione, le zone franche sono sempre esistite e sono per lo più le isole. Tutte le isole del mondo sono zone franche: è il compenso stabilito per la loro posizione svantaggiata, causa cui gli sono impedite o sfavorite delle comodità e benefici, per il divario che hanno con la terraferma. Nella condizione di zone franche, invece, recuperano lo svantaggio e diventano addirittura risorse!”,spiega Maria Rosaria Randaccio attingendo dalle radici storiche dei commerci marittimi.

 

Perché, secondo lei, i politici italiani non sfruttano né promuovono in Europa e nel mondo questo requisito dell’isola?

 

“È un problema d’ordine economico e commerciale: le navi che entrano nel Mediterraneo attraverso Suez, mi riferisco alle navi container che trasportano le merci dall’Oriente al Mediterraneo, vanno a sdoganarle nei porti franchi dell’Atlantico, e non si fermano in Italia semplicemente perché il nostro governo ‘si è dimenticato’ di comunicare all’Italia stessa e al mondo, che abbiamo porti e zone franche anche noi! L’Italia non ha mai neanche attivato, ad esempio, la comunicazione per il porto franco di Genova che è uno dei più importanti scali marittimi della nostra penisola. Genova, Napoli, Messina, Trieste, sono tutti dei porti franchi. Resta quindi da capire, ed era questa la domanda, ma la risposta si evince da quel che ho sottinteso, perché nessuno dei politici italiani attiva ed utilizza le zone franche già in essere, per come sono state legalmente istituite e riconosciute! Soprattutto la Sardegna che è molto estesa! Infatti, si deve considerare che: tutta l’isola e non solo una parte d’essa, è zona franca in quanto isola; quindi, per quale ragione non può essere anche un luogo, ad esempio, ove aprire fabbriche per la produzione di automobili o prodotti che, fabbricati qui, non ci si paga sopra l’IVA? E dove i residenti, oltre che gli imprenditori che prendono la residenza fiscale qui in Sardegna, non sono tassabili né devono presentare la dichiarazione dei redditi?”.

 

La dott.ssa Randaccio sottolinea come il prodotto che esce dall’isola può essere venduto nel mondo con IVA assolta, cioè già pagata, per cui l’imprenditore non paga tasse, ed inoltre, sulla merce prodotta non si pagano IVA e atti doganali. A quel punto, il prodotto può non solo essere proposto a un prezzo competitivo, ma si deve considerare anche il posizionamento strategico della Sardegna al centro del mar Mediterraneo che rende il rapporto contrattuale poliedrico, ed ancor più vantaggioso per le parti che sottoscrivono gli accordi rispetto al se ci si rivolgesse ad altre nazioni europee.

 

-Sta dicendo che tutte le nazioni europee utilizzano le loro zone franche, e solo l’Italia no?

 

“Esattamente! Viene esclusa volutamente dal giro perché trovandosi al centro del Mediterraneo, con tutti i porti franchi localizzati nelle sue principali città marittime, sarebbe troppo competitiva per la concorrenza; ma la concorrenza che si esercita in Unione europea è la ‘libera concorrenza prevista dalle normative, e non può essere vietata!”. Lo ricorda, Maria Rosaria Randaccio, menzionando come l’Europa è nata proprio “affinché tutti i suoi popoli potessero esercitare la libera concorrenza”, e dunque, vi è palese incongruenza nel modo in cui l’Italia partecipa ai mercati dell’eurozona! L’unica nazione che non riesce a sfruttare il beneficio dell’istituzione della zona franca, per ignoranza o voluta inadempienza dei suoi politici pressati dalle potenze economiche rivali, è l’Italia. L’intervista prosegue nella descrizione più esaustiva del significato che ha, vivere o lavorare in questi territori: “Anche il Trattato di Romaratificato con la legge numero 1203 del 14 ottobre 1957nasce perché tutti i popoli della Comunità Economica Europea possano esercitare un diritto che prevede integrazione economica, unione doganale, mercato comune, libertà di concorrenza. Ogni nazione europea ha almeno dieci, dodici zone franche che funzionano secondo i parametri previsti dalla legge. La Francia possiede 30 zone franche”.

Maria Rosaria Randaccio, in proposito, elenca anche alcuni esempi d’eccezione in Italia, ove la norma della zona franca viene applicata senza opporvi resistenza: “Le uniche zone franche in Italia che attualmente funzionano, sono piccoli territori caratterizzati da situazioni per cui non vi sarebbero motivi di preoccupazione di tipo ‘economico-competitivo’ per gli altri paesi europei, perché ad esempio, Livigno, si trova a 3000 metri di altitudine ove nessuno posizionerebbe mai una fabbrica; idem, la Repubblica di San Marino o Città del Vaticano, non si prestano alla competitività di mercato e quindi non se ne preoccupano gli antagonisti economici dell’UE. Gioia Tauro, invece, nasce come zona franca per il traffico e il commercio della droga, possiamo dirlo?”. Lo denuncia, facendo notare anche che il Parlamento italiano nella sua composizione, “è selezionato proprio dai concorrenti storici dell’Italiache sonoi porti franchi dell’Oceano Atlantico, quali Rotterdam, Aversa, Amburgo, Amsterdam. Queste città sono tra quelle che, all’interno della Comunità europea, impediscono agli italiani di esercitare il diritto alla libera concorrenza attraverso l’attivazione delle zone dei porti franchi di cui, l’unica vera, grande zona franca per eccellenza è la Sardegna, territorio vastissimo ove puoi impiantare fabbriche ed attrattive per offrire i posti di lavoro di cui l’isola ha necessità per non estinguersi. Gli imprenditori italiani non hanno bisogno di andare a delocalizzare in Olanda come ha fatto ad esempio la Fiat! Possono tranquillamente a parità di condizioni, anzi a condizioni superiori, venire in Sardegna mettendo in moto l’economia e la produzione italiana, non quella estera”, conclude la Dott.ssa Randaccio.

 

È un invito agli imprenditori italiani?

“Sì, venite in Sardegna ad aprire le vostre attività, non c’è bisogno di delocalizzare all’estero. Abbiamo una grande opportunità proprio qui, in Italia!”.

 

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Il paragone con la Cina che subentra nello scorrere della seconda parte dell’intervista, è illuminante per comprendere il potenziale non sfruttato di cui stiamo parlando.

“Produrre in Italia senza approfittare delle sue zone franche non conviene, perché al contrario la Cina che ci ha metaforicamente invaso, ne ha tantissime e le sfrutta tutte. I cinesi producono nella propria terra, poi fanno partire le loro merci dai porti franchi e le fanno arrivare in porti franchi esteri, per cui, veniamo invasi dalle merci cinesi che costano la metà attraverso questo escamotage. La politica di Pechino è quella di vendere un prodotto uguale al tuo, ma quello cinese costa un euro di meno”, spiega Maria Rosaria Randaccio che non lo esplica come un rimprovero alla Cina, anzi, la elogia descrivendola come una scelta intelligente, quella dei cinesi che “esercitano la libera concorrenza dove noi non lo facciamo, per cui il divario tra noi e loro nell’accessibilità al prodotto, è notevole”.

 

-Avete provato, come ‘Movimento Sardegna Zona Franca’, a chiedere un confronto con le istituzioni? E se sì, qual è stata la risposta?

 

“Sì, e personalmente ho avuto anche modo di parlare con l’attuale ministro degli affari esteri Antonio Tajani anni fa, quando era vicepresidente dell’UE; lui sa benissimo che la Sardegna è una zona franca, così come d’altronde anche l’Unione europea! Ma non c’è il coraggio di promuovere un’azione concreta che metterebbe a conoscenza anche tutti gli italiani, oltre che i sardi, di quali sono i vantaggi aziendali complessivi di questa condizione dell’isola, riconosciuta dall’Europa stessa. Noi sardi abbiamo questo diritto perché la legge europea ce lo ha concesso. Ci sono tanti sardi che esercitano la zona franca in Sardegna e sanno come attivare le procedure, tra l’altro semplici dal punto di vista burocratico, ma mancano gli italiani che possono investire e creare posti di lavoro. Manca la comunicazione con le aziende italiane che potrebbero essere interessate, e che non sanno esiste quest’opportunità. Paradossalmente i sardi lo sanno, gli italiani no! L’assenza di conoscenza della materia dipende anche dal fatto che l’Europa sceglie al posto nostro, che l’Italia sia governata da persone incapaci o anche corrotte, che non sanno o non vogliono gestire i vantaggi per la nostra nazione.  Quando vengono preparate le candidature, il processo di selezione non avviene in Italia ma in città come Parigi, Londra… e durante il periodo elettorale vengono finanziati i personaggi meno spigliati, i meno capaci, affinché vengano nominati proprio questi ultimi come sindaci, consiglieri regionali, ecc.”.

 

Quando le faccio notare che ci stiamo avvicinando alle elezioni europee, la dott.ssa Randaccio esala un sussulto di rassegnazione, ed interrompe la volontà della domanda calcando la voce sulla frase incontrovertibile con cui ribatte che: “noi in Europa non contiamo niente!”; né ci sono argomentazioni che potrebbero dimostrare il contrario, considerato che un paese ricchissimo come il nostro è visibilmente lasciato morire pian piano. A rappresentare l’Italia, in Europa, ci sono persone corrotte, non quelle oneste spinte dall’amor di Patria o consce quantomeno delle regole attraverso cui pretendere dall’Europa che l’Italia cammini a passo con gli altri stati dell’Unione.

“I nostri cittadini ed imprenditori pagano molto più di quello che devono di tasse, a causa del fisco che non solo è alto, ma gestito da chi non è in grado e non è a conoscenza dei trattati che regolamentano la CEE – afferma Maria Rosaria Randaccio – È la classe politica italiana ad essere impreparata a salvaguardare gli interessi economici di un’intera nazione lasciata allo sbando, mentre allo stesso tempo c’è chi dall’estero viene in Sardegna solo per propri interessi. Siamo invasi da russi, americani, e i grandi finanzieri ed oligarchi come i Rockfeller, i Rotschild, comprano terreni e costruiscono le loro ville lussuose in Sardegna violando la legge sulle zone franche. Il nostro territorio, precisiamolo, non può essere venduto! Si impedisce la conoscenza della materia su questo diritto che abbiamo perché, se si conosce il diritto alla zona franca si acquisisce anche dimestichezza con le normative che la regolano, e allora, sarebbe più complesso approfittarne per i propri business esteri che non corrispondono al benessere e alla tutela del popolo sardo.

Noi siamo una popolazione, una razza, che rischia di estinguersi. La Sardegna deve essere protetta dalle istituzioni a maggior ragione perché il popolo sardo è unico e si sta estinguendo, mentre dall’altra parte gli stranieri comprano a pezzi l’isola per proprie costruzioni e abitazioni, scippandola all’Italia che non la sfrutta.

Tutta l’Italia è bella ma la Sicilia, ad esempio, è anche una terra vulcanica con il pericolo dei terremoti. In Sardegna non abbiamo problemi di questo tipo, ma è solo per dire che il nostro territorio, il nostro clima, permettono davvero tanto anche da altri punti di vista. La Sardegna è la terra più antica del Mediterraneo, il clima è temperato e abbiamo con la nostra posizione geografica la possibilità di portare benessere economico anche ai popoli del Magreb, trovandoci al centro tra l’Europa e l’Africa.

Tornando alla domanda principale, ho esposto la situazione anche all’attuale premier Giorgia Meloni.  Mi ha incoraggiata, ‘voi sardi dovete fare qualcosa per la Sardegna!’, ma premesso che i sardi nel loro piccolo si stanno muovendo, manca proprio chi li rappresenti e il primo passo dovrebbero farlo proprio loro, i politici e le istituzioni, tenendo conto della mancanza di continuità territoriale per cui il popolo sardo ha difficoltà nell’interazione con la parte italiana terrestre!

Dal ‘92 si è cominciato, attraverso Mario Draghi, a svendere le nostre bellezze! Ho lavorato con Maurizio Leo, viceministro dell’economia e delle finanze di Giancarlo Giorgetti, e che proviene dalla Guardia di Finanza.  Deve sapere che, quando ero intendente della Guardia di Finanza mi rapportavo direttamente con lui che conosce la situazione sarda. Maurizio Leo, in virtù dell’esperienza che ha è uno di quelli che potrebbe fare tanto per la Sardegna e per l’Italia, perché è cosciente di quanto è messo male il fisco italiano gestito da persone assolutamente incapaci. L’Italia va male perché lo vuole l’Europa. C’è un’organizzazione europea che è di livello criminale! Falcone e Borsellino dicevano “menti raffinatissime”, e quelle menti raffinatissime non sono Totò Riina e la mafia siciliana: sono i grandi gruppi bancari ed europei”.

 

– Quando ha parlato dei grandi finanzieri stranieri che comprano la Sardegna a pezzi, per le loro ville, mi è venuto in mente l’interesse per il business del fotovoltaico. È vero che società statunitensi, come la JPMorgan, investono in Sardegna per questi grossi impianti? Cosa ne pensa di questo tipo di sfruttamento dell’Isola che viene illegalmente ceduta?

 

“L’eolico è solo un modo con cui rovinano il paesaggio per interesse personale, quando noi non ne abbiamo bisogno. Essendo un’isola anche spopolata, abbondiamo di energia. C’è un’eccedenza di produzione energetica, tale per cui l’implementazione del rinnovabile è uno spreco inutile. Per il resto, noi abbiamo il gruppo Saras che è la raffineria più grande d’Europa ma non versa alla Sardegna neanche le accise, ed invece, le dovrebbero essere versate. Sono in genere dai 10 ai 15miliardi all’anno. Questo tributo, che si genera nella trasformazione da petrolio a benzina, deve essere invece versato! Ed io sospetto che la corruzione del parlamento italiano sia anche frutto di questi 15 miliardi che non vengono dati alla Sardegna, e non si sa dove confluiscano. Chi prende tanti soldi, vuol continuare a prenderli a discapito dell’economia di un Paese che oggi subisce l’assalto anche del continente africano. Gli immigrati che sbarcano qui non hanno prospettive perché manca il lavoro. Vengono a morire!”.

 

-C’è chi al governo dice che l’Italia ha bisogno di immigrati. Non è così? Cosa ne pensa delle modifiche al reddito di cittadinanza e di tutti i bonus che vengono dati ai cittadini negli ultimi anni?

 

La Terra può ospitare tutti, ma viviamo in un’epoca dove siamo arrivati alla follia! Non si ama il pianeta, gli animali, le risorse ci sono ma non le prospettive di vita. In Sardegna non contiamo molti abitanti, siamo circa 1.573.000, ma in compenso abbiamo oltre 3 milioni di pecore e una certa varietà di animali come mufloni e cervi sebbene manchino i grandi felini. Il mare è pieno di balene, delfini che ti seguono in barca incuriositi. È una terra antica ove si vive come un tempo, si può tornare alle radici del mondo agropastorale, a quella che chiamano “regressione felice”. La Sardegna è un gioiello da tutelare. L’Italia, è una Repubblica fondata sul lavoro ma se non c’è lavoro, non c’è dignità: i bonus e redditi sono solo palliativi per tamponare delle situazioni scomode, che invitano a smettere di lavorare. Sai che qualcuno ti dà un reddito, piccolo che sia, ma in questo modo si toglie la dignità alle persone.  Noi esseri umani abbiamo necessità di farci conoscere per quello che valiamo e per i nostri talenti. Gli italiani sono degli artisti, con un DNA diverso dagli altri popoli e unico nel suo genere; siamo il popolo più intelligente del mondo in quanto a inventiva e creatività. Lo riconoscono anche i francesi che temono le nostre capacità intellettive e artigianali. Quindi, perché privarci della nostra dignità? La città di Napoli, ad esempio, è un porto franco dal 1952 e se lo avessero attivato con la regolare comunicazione, la gente non dovrebbe vivere di espedienti come oggi, arrangiandosi! Ecco perché dobbiamo difendere i nostri diritti legalmente riconosciuti affinché l’Italia possa esercitare la libera concorrenza a pieno titolo nei confronti di Francia, Olanda, Germania, Inghilterra, che si sono uniti per soffocare questa creatura, che gli fa paura!”.

 

-Cosa manca per realizzarlo? Di cosa c’è bisogno visto che è un diritto già legalmente riconosciuto ma non viene applicato?

 

“Agli italiani manca la comunicazione. I sardi lo sanno che c’è zona franca. Io ho fatto anche deliberare 340 comuni che hanno istituito e dichiarato il loro territorio zona franca, per cui questo diritto non lo perderemo mai. Saremo sempre la zona franca dell’Italia, ma è l’Italia a dover recepire che deve delocalizzare le proprie aziende in Sardegna per essere competitivi. È un messaggio per gli imprenditori italiani, gli unici che possono mettere in moto l’economia della nazione. In Sardegna, sanno come si fa ad esercitare la zona franca. È necessario solo inviare all’Agenzia delle Entrate, con una PEC tramite commercialista, la dichiarazione di intento in cui ci sia un’autocertificazione in cui dichiari di vivere in Sardegna, che è zona franca, e attendere la risposta. Le leggi che regolano la procedura perché i residenti della zona franca non debbano pagare le tasse sono solo due, e quello che gli italiani non sanno è che la normativa è prevalente rispetto a quella degli stati membri, ovvero, noi siamo zona franca ai sensi della normativa europea, ed è quella che siamo obbligati a seguire. Abbiamo le stesse regole fiscali delle altre nazioni, che esercitano il loro diritto. La cosa drammatica, è che la normativa delle zone franche è contenuta nei codici doganali europei ma nelle università italiane, nelle facoltà giuridiche, non si studia il diritto doganale! In tutte le altre nazioni, il diritto doganale è una materia fondamentale perché all’interno si trova la disciplina integrale sulle zone franche. La congiura contro l’Italia, parte dalle università italiane”.

 

Questo suo, è invece un invito ai professori delle università! Il fatto che i giovani vengano istruiti sulle materie come l’educazione civica che è stata rimossa, il diritto doganale…intendo!

 

“La scuola e l’istruzione, in Italia, sono allo sfascio. Forse i giovani dovrebbero invece sapere che il fisco italiano è messo male e che rischiano di non percepire la pensione perché l’INPS non ha più le risorse economiche, visto che tutto il patrimonio immobiliare degli enti previdenziali INPS è stato ceduto da Mario Draghi nel 1992 ai colleghi dell’alta finanza! Siamo stati affondati dall’UE, ma per colpa anche nostra. La tecnica europea è di lasciare gli italiani, soprattutto i giovani, ignoranti. Se è vero come è vero che noi abbiamo i regolamenti comunitari che si applicano a tutti gli stati dell’Unione, e nei regolamenti c’è scritto che tu non puoi tassare i redditi autonomamente ma devi seguire la stessa imposizione delle altre nazioni europee, come fa l’Italia a imporre una tassazione tre volte più alta rispetto a quella degli altri stati membri, e nessun politico ha eccepito questo diritto di noi italiani? Nessun esponente, né di destra né di sinistra se ne preoccupa. Il fisco italiano si deve attenere a quanto prevede la legge 662 del 1986. E se non possiamo partecipare alle vendite alla pari perché non abbiamo libera concorrenza, potremmo uscire anche immediatamente domani dall’UE, perché essa ne ha impedito l’esercizio. Tra l’altro,  quest’anno è accaduto per la prima volta in  Italia un fatto importantissimo, e cioè che la Corte costituzionale con una sentenza di gennaio, la sentenza numero 46 del 2023, delibera che il fisco italiano non può disattendere i principi di una legge, la 662 del 1986 cui accennavo pocanzi, che recepisce le direttive comunitarie della gestione della fiscalità, per cui i residenti dei territori extra doganali – considerati tali perché vivono in zona franca – non devono pagare nessun tipo di tributo, né fare la dichiarazione dei redditi. Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, la Corte costituzionale pone l’accento su questo diritto”.

 

Maria Rosaria Randaccio si sofferma poi sul concetto di giustizia, quella che “nessuno lo dice ma è assente”, e che è molto peggio della corruzione, “perché nella corruzione almeno qualcuno si salva, ma dall’assenza di giustizia non si salva nessuno in un’Italia ove i magistrati, che hanno sostituito le giurie popolari dell’epoca romana, non svolgono il loro lavoro”.  La morte vera è quella della giustizia! “Un paese senza giustizia è un paese morto, ed è quello ove per l’assenza dello Stato attecchiscono e nascono le mafie”, conclude la dott.ssa Randaccio rivolgendosi al governo attuale che, secondo lei, “fa ancora troppo poco per il paese”, e ricordando Palamara che ci ha solo accennato in minima parte uno stadio di corruzione in Italia, che è assai più esteso di quel di cui si è a conoscenza.

 

– Con il conflitto in Ucraina e dopo il periodo pandemico, l’assenza di giustizia e di democrazia ha spinto i popoli ad avvicinarsi di più l’uno all’altro, e al globalismo si è sostituito un movimento globale dei popoli orientato verso un mondo multipolare. L’Africa vuole uscire dallo stato di sfruttamento neocoloniale ed è considerata un paese in via di sviluppo chiave per il futuro.  L’Italia potrebbe avere un ruolo privilegiato per la sua posizione geografica, basti pensare alla Sardegna. Il risveglio comune dei popoli potrebbe, secondo lei, trascinare anche gli italiani verso una rinascita? Come vede, in prospettiva, il nostro futuro?

 

“Vedo un futuro positivo… se lo vogliamo! È possibile, se la magistratura impedirà ad alcune forze straniere di comprare tutto dell’Italia, salvaguardando gli italiani e i loro diritti. Noi dobbiamo e possiamo essere un faro luminoso per il resto del mondo e se l’Africa vuole crescere, può prenderci come esempio. Noi potremmo dare all’Africa quello che manca, ma deve cambiare l’approccio. Ci accodiamo alle cattive intenzioni degli altri, invece, dobbiamo esercitare la nostra sensibilità, intelligenza, cultura vera, riprendere la via della conoscenza, quella dei trattati che regolamentano gli scambi. Anche sulla moneta, si potrebbe fare molto. Si potrebbe tornare a ‘battere moneta’! Ora, con i BRICS qualcosa sta accadendo!”.

 

-L’Italia dovrebbe aderire al gruppo BRICS?

 

“Assolutamente sì! L’Italia dovrebbe farlo poiché noi abbiamo la terza riserva aurea del mondo”.

 

Vogliamo rispondere a quei cittadini italiani, che credono il nostro Paese non abbia più queste grandi riserve auree?

 

“Le abbiamo, eccome! E se non ci fossero, qualcuno le avrebbe rubate e dovrebbe restituirle. Fino al 1990 c’erano, perché noi intendenti di finanza controllavamo anche la riserva aurea della Banca Italia ecc. Questo non è cambiato…!”.

 

Si conclude con un invito agli imprenditori d’Italia, l’intervista a Maria Rosaria Randaccio, nella consapevolezza che la Sardegna è vittima di questa omertà che la scinde dalla nazione di cui fa parte e che possiede i più importanti porti franchi del mondo. Il Movimento Sardegna Zona Franca è un punto d’approdo per molti cittadini dell’isola che hanno incominciato, nel silenzio generale, a rendere attivo il proprio diritto, attraverso cui sono esonerati ai pagamenti dei tributi limitanti, e che offre opportunità di ripopolare il territorio attraverso il commercio competitivo e l’impennata dei posti di lavoro che potrebbero crearsi. Lo sforzo del popolo sardo va premiato, se non dalle istituzioni, dal resto degli italiani. Il silenzio stride con l’operosità con cui i sardi si sono preparati e messi in movimento riappropriandosi della conoscenza dei diritti dell’isola. La Sardegna è pronta per essere ripopolata, visitata, scelta dagli imprenditori di oggi che hanno dimenticato il benessere soffocati, stritolati dalle tasse e sempre più spesso sull’orlo del fallimento. La Sardegna è l’occasione che non si può perdere, “ed il mare è la grande risorsa dell’umanità e può salvare l’economia italiana”, conclude in modo eccellente la presidente del Movimento Sardegna Zona Franca, Maria Rosaria Randaccio, che ringraziamo per il tempo di questa intervista. L’occasione della vita è nascosta in un paradiso in cui fare grandi le vostre aziende, cogliendone tutti i frutti! Il suo nome, è Sardegna!

 

15 agosto 2023 – PAOLA MORA – Qui Radio Londra Tv 

 

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