NESSUNA “REAZIONE” DA PARTE DI ISRAELE. NETHANYAU HA DICHIARATO GUERRA ALLA PALESTINA, MA HA GIA’ PERSO!
di Paola Mora
Esattamente come la guerra in Ucraina non è cominciata con l’Operazione Speciale di Vladimir Putin, il conflitto Israele-Palestina, non è cominciato il 7 ottobre 2023, ma molto prima, nell’indifferenza generale di tutti tanto che Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense, pochi giorni prima degli attacchi di Hamas sostenne: “Non è urgente. La regione del Medio Oriente è più tranquilla oggi di quanto non lo sia mai stata negli ultimi due decenni”. Il 7 ottobre, non è stata neanche la prima volta che missili sono stati lanciati da Gaza, né è esatto affermare che Tel Aviv non ne abbia mai lanciati in Palestina prima di quel giorno. La differenza sostanziale è che il 7 ottobre, il movimento para-militare islamico Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, ha brillantemente eluso la sorveglianza israeliana riuscendo ad intraprendere una operazione di terra che gli è valsa l’eliminazione di molti soldati israeliani e un numero considerevole di ostaggi, anche facoltosi (tenuti in condizioni dignitose durante la prigionia, secondo quelle che sono le narrazioni di chi è stato rilasciato dopo le intermediazioni col Qatar, e che ha spiegato ai giornalisti come gli uomini di Hamas, dopo il momento terribile della cattura, si siano mostrati gentili e disponibili provvedendo ai medici, al cibo, alla cura delle persone detenute). L’invasione di campo non è però una prerogativa di cui solo Hamas si è reso promotore. Israele, in passato e spesso, è penetrato nelle aree palestinesi facendo prigionieri uomini, donne, e persino bambini di cui non si è più saputo nulla. Spariti nelle prigioni israeliane. Non solo. Israele è un occupante che si è anche macchiato di efferati omicidi nei confronti dei più deboli ed in gran numero, ma questo, non ha mai scandalizzato l’Occidente che è rimasto silenzioso sui metodi e dinamiche del governo cosiddetto “sionista”. Anche il 7 ottobre ci sono stati dei morti civili, oltre che militari, durante la scorribanda plateale degli Hamas. Sequenze, su cui molto ancora rimane da chiarire dato che è anche accaduto, “forse accidentalmente”, che siano stati proprio gli uomini di Netanyahu ad aprire il fuoco sui terroristi di Hamas, ma, contemporaneamente, anche sugli ostaggi che essi detenevano in quel momento, contribuendo alla strage. Da chiarire, è anche l’utilizzo delle uniformi militari israeliane, per il fatto che diversi sopravvissuti hanno parlato di come fosse difficile in certi casi riconoscere gli aggressori. La leadership di Hamas cerca di convincere l’opinione pubblica di aver avuto come missione quella di colpire esclusivamente i militari, e non i civili che, se si sono trovati coinvolti negli scontri a fuoco che ne hanno determinato il decesso, si sarebbe trattato – secondo la narrativa di Hamas – di “incidenti di percorso” sporadici nel mezzo della mischia delle squadre armate. Video che mostrano però, gli atteggiamenti aggressivi degli Hamas con gli ostaggi nel momento dei rapimenti, sono allo stesso tempo pervenuti anche quelli all’opinione pubblica! Hamas, ritiene di non concordare col racconto intessuto dall’Occidente per cui si sarebbero resi responsabili dei massacri di stampo terroristico dei civili nei kibbutz, o nell’area del ‘rave party’ allestito nel deserto del Negev a pochi km dalla Striscia di Gaza! Il 7 ottobre, tralasciando i dettagli delle due versioni discordanti, si è consumata ad ogni modo una tragedia che, al netto dell’esigenza di chiarire alcuni vuoti informativi come quello dei “neonati decapitati mai visti”, ha allargato una ferita preesistente in Medio Oriente, e ha travolto cittadini e famiglie che ancora attendono il ritorno dei propri cari rapiti, o hanno pianto i propri morti, sia militari che civili. E si conduce un conflitto ove Hamas, tenta di coinvolgere il cittadino palestinese in questa rappresaglia attraverso i social network, parlando di martirio e approfittando dell’esigenza di libertà di queste famiglie, che intanto scavano a mani nude tra le macerie, per ritrovare i corpi dei propri figli, senza saper più nemmeno chi odiare! Il leader turco Recep Erdogan ha dichiarato oggi, 25 ottobre 2023, che Hamas non è un gruppo di terroristi e che la loro lotta ha a che fare solo con la volontà di liberare la Palestina. Ma è veramente così?
I mass – media occidentali, anziché tenersi aderenti alla realtà e quanto più neutrali possibile a margine di un evento delicato nell’area più complessa del mondo, falliscono clamorosamente ogni analisi di quel che accade in Palestina nelle ultime settimane, a causa dell’errore di aver dimenticato la storia di questi territori e per l’esigenza di doversi, da svenduti cronici, schierare e allineare! Quindi, si sta seguendo in coro, ed anche l’Europa lo fa, la ‘tavola dei comandamenti’ del presidente americano Joe Biden, il quale, esponente disorientato d’una potenza geopolitica democratica che ha sollazzato in Israele investendo e guadagnandoci, per potersi assicurare l’egemonia statunitense in Medio Oriente, non sembra nutrire alcun interesse nel mettere fine al contenzioso. Anzi, è utile trascinare l’Iran in questa guerra per capovolgere la vergogna della sconfitta della NATO in Ucraina per mano russa! In fondo, distrutta la Palestina, Israele avrebbe il suo collegamento diretto a corridoi energetici strategici, e potrebbe dedicarsi ad ulteriori espansioni territoriali insieme ai colleghi sionisti che risiedono a Washington. Ma, tornando al ruolo dei mass-media, lo sconcerto maggiore è il tenore dei dibattiti che ruotano su domande e concetti, degni di “perfetti imbecilli”. Esiste un detto, secondo cui, una risposta intelligente è data anche dall’intelligenza che è nella domanda posta. Non è solo dunque un problema di risposte. Dal giorno 7 ottobre, le domande che i presentatori televisivi pongono agli ospiti, o di cui alcuni ospiti si fanno scudo per nascondere la propria svendita al potere od ignoranza in materia, sono sempre le stesse. Poche e inutili, fondate su un nulla cosmico da cui ci si sforza di creare pathos umano estrapolandolo da tragedie comuni raccontate talmente male, da diventare esse stesse moralmente ridicole. “Condanni Hamas per gli atti di terrorismo commessi il 7 ottobre?”. Questa è una domanda cosiddetta “ovvia”, che presuppone una risposta altrettanto ovvia. Concesso che tutta la ricostruzione dei fatti conduca agli Hamas ‘terroristi’ che hanno commesso una strage, mentre i poveri israeliani erano occupati a difendere (con estremo ritardo) i propri cittadini, la risposta è di condanna unanime a tutto ciò che viene intrapreso in stile terroristico. Nessuno, può coscientemente non condannare che un gruppo di terroristi penetri in casa d’altri, sequestri bambini, donne, anziani, ed uccida degli innocenti! La seconda domanda è questa: “Condanni la reazione di Israele?”. A tale quesito, martellante quanto il primo, i servetti occidentali di Joe Biden rispondono di no, che è una cosa diversa e non comparabile, che Israele aveva ogni diritto di reagire come ha fatto. Per cui, ci si ingioiella la bocca con questa parabola della “reazione giusta di Israele”, senza tenere conto del passato storico di questi territori, che è molto complesso. L’errore è nella convinzione che quella di Netanyahu sia stata semplicemente una “reazione dovuta”, in un contesto ove i gruppi paramilitari organizzati a Gaza e Israele, hanno sempre affrontato le crisi attraverso armi, assassinio, rapimenti, esecuzioni, bombardamenti già ben prima del 7 ottobre (data in cui la cosa si è intensificata anche attraverso una operazione mediatica allineata, ed Hamas ha implementato il numero di lanci di razzi che servivano a coprire la propria operazione di terra). Dove vuole arrivare Hamas? Cosa spera di ottenere? Israele, invece, nel contesto storico antecedente al 7 ottobre ha totalizzato un punteggio più alto di morti civili palestinesi rispetto a quanti, di morti israeliani, ne abbia mai messi a segno Hamas stesso. Ovviamente, non si vuole ridurre tutto alla matematica dei numeri, per rispetto ai morti, ma è per indicare che la violenza di Israele era già riuscita a superare quella del terrorismo internazionalmente riconosciuto di Hamas, prima che questo gruppo prendesse l’iniziativa di ottobre. D’altra parte, i gruppi terroristici presenti in Palestina, si sono macchiati altrettanto spesso di attentati nel mondo, col coinvolgimento delle intelligence corrotte. Israele, dopo l’accaduto del giorno 7 che è stato paragonato all’attentato dell’11 settembre, non ha affatto risposto con una semplice “reazione”! Né si può parlare di una vera operazione di difesa gestita come tale, da parte delle sue autorità! Benjamin Netanyahu, dopo una reazione iniziale e lenta del suo esercito, che è stata quella di rispondere al fuoco costringendo i terroristi di Hamas a richiudersi dentro Gaza ed averne sterminati in combattimento una parte, ha infatti dichiarato guerra alla Palestina, “Siamo in guerra”, ha ripetuto più volte, ripromettendosi di radere Gaza al suolo finché non fosse rimasta di Hamas neanche l’ombra! Persino gli ostaggi, nelle fluenti e audaci dichiarazioni dei funzionari di Tel Aviv, non sono mai stati prioritari se non nelle apparenze, come se ci si contraddicesse sul fatto di essere rimasti scandalizzati per l’attacco precedente, ai propri cittadini! Quindi, sei d’accordo che Israele abbia dichiarato guerra? Sei favorevole al fatto che la questione si risolva con una guerra, ufficialmente dichiarata, che prevede la distruzione di Hamas intrapresa attraverso il bombardamento sulle città palestinesi? Allora, si potrebbe rispondere che si è favorevoli al fatto che Netanyahu abbia dichiarato guerra alla Palestina che pone come rantolo di resistenza la Striscia di Gaza, (anche nei territori occupati da Israele illegalmente – alcuni li considerano “contesi” – è aumentata la caccia al palestinese e l’odio nei confronti delle famiglie palestinesi da parte dei sicari israeliani). Non si tratta però solo di Hamas! Israele, per bocca dei suoi funzionari, parla sì di “Hamas terrorista” e della sua “sconfitta necessaria”, ma anche dell’eradicazione di quegli “animali”, ovvero uomini, donne, bambini che ,secondo loro, pascolano a Gaza impunemente. Bene! E allora … “concesso che sei favorevole alla guerra, in quanto ritieni possa essere una risposta militare lecita e comprensibile dopo l’attacco subito il 7 ottobre, sei favorevole al fatto che i soldati israeliani, all’interno della propria dichiarata guerra, commettano crimini contro i civili e contro i bambini di Palestina?”. Ovvero, premesso che si può ritenere lecita l’azione di Israele contro Hamas, è altrettanto doveroso confessare pubblicamente se ci si opponga o meno ai “crimini di guerra di Israele” e al “terrorismo che Israele sta esercitando sui civili e sulle famiglie di Gaza”. Chiedersi, insomma, se non sia contrario al diritto internazionale l’obiettivo sionista di privare i cittadini della propria terra, bombardandoli per farli sloggiare in massa fino ad ucciderli, indipendentemente dalla lotta che in parallelo si racconta di portare avanti contro Hamas! È il caso di chiedersi come possa Netanyahu aver dichiarato guerra ad un paese, la Palestina, che non ha un proprio esercito regolare e che di fatto è monitorata per cielo, mare, e terra da Israele stessa, ed in cui si muovono gruppi para-militari o terroristici che non necessariamente rispecchiano la direzione del popolo che vive in quelle aree. Se ci si arrampica sugli specchi, provando a sostenere che nelle guerre le vittime ci sono sempre state e che quindi, è normale che i civili muoiano, ancora una volta si elude la realtà e si decade nella menzogna. L’evidenza è che Israele sta bombardando a tappeto Gaza senza un reale criterio strategico, consapevoli del fatto che la popolazione di Gaza, non solo viene convinta da Hamas a non muoversi dalla propria patria, ma è costretta a rimanervi dallo stesso governo israeliano che gli chiede di ‘spostarsi più in là’, e a cui lo status di prigionia, ha sempre fatto comodo. I volantini sparpagliati dopo le stragi, per crearsi un alibi, ove si chiede alla gente di spostarsi o sarai considerato terrorista, sono quasi patetici. Il gruppo terroristico, che nasconderebbe l’artiglieria negli ospedali tanto da chiederne le evacuazioni, o nelle scuole, o nelle case (e allora, dobbiamo bombardare tutto! Colpire le ambulanze, i medici, i giornalisti inviati di guerra!), non è lì ove l’IDF colpisce con i suoi missili. È nei tunnel sotterranei insieme alla sua artiglieria, o nei siti individuabili dalle intelligence che non avrebbero alcun bisogno di radere al suolo ogni centimetro calpestabile a piedi, della Palestina. Cosa aspettano i soldati di Israele a intervenire con l’operazione mirata di terra? Una cellula terroristica non si è mai eliminata nella storia del mondo, bombardando tutta una popolazione, in un territorio ove cui essa si annida. Abbiamo bombardato per caso i cittadini dei nostri Paesi occidentali, per fugare il topo terroristico dalle sue tane? O abbiamo avuto, nella lotta al terrorismo, il dovere di tutelare le popolazioni da chi organizza le stragi dei civili per minacciare i governi? La verità, è che non vi è alcuna differenza tra il terrorismo di Hamas perpetrato negli anni con meno vittime, e quello di Israele perpetrato negli anni con più vittime! O forse una differenza esiste: ed è nel fatto che il popolo palestinese è stato segregato e dimenticato da tutta la comunità occidentale, la quale, non intervenendo e giustificando a spada tratta ogni azione anche criminosa condotta da Israele, ha determinato il default complessivo della civiltà e contribuito a fondare un governo di violenti cronici e di impuniti. In fondo, quando Hamas non esisteva, la situazione era altrettanto critica. Gli assassini dei bambini di Gaza siamo noi! Siamo noi che li abbiamo fatti a pezzi, che gli abbiamo fatto saltare le budella e le teste, che li abbiamo resi orfani, che gli abbiamo insegnato l’orrore. Siamo noi, ad aver aiutato Israele a commettere omicidi, ad essere stati d’accordo sul fatto che un bimbo palestinese, non fa parte dell’umanità. E siamo sempre noi, che abbiamo dato forza ai gruppi terroristici presenti in quelle aree dove l’odio, nella reclusione senza diritti, si consuma! Abbiamo dato un motivo al terrorismo di emergere cedendo ai suoi ricatti, di esistere, perché non siamo stati capaci di salvaguardare la libertà. Abbiamo preferito anche il gioco perverso della ‘Terra Promessa agli ebrei’, ma ci siamo solo sostituiti a Dio promettendo noi, ciò che spettava a lui consegnare, e firmando al posto suo! Abbiamo trasformato la Terra Santa in un fiume di sangue, e Gaza in un campo di concentramento. Il capolavoro di Balfour è una lettera maledetta, attraverso cui un manipolo di affaristi ha firmato documenti che di sacro hanno meno di nulla avendo stabilito, di comune accordo e senza suffragio della popolazione ebraica stessa, una colonizzazione terroristica della ‘Terra Santa’. Il vero popolo ebraico non ha mai preteso il possesso della Palestina per soppiantarvi Israele, ma vi è sempre tornato dopo le persecuzioni o le battaglie perse! La parola ebreo significa “colui che attraversa”, “colui che è di passaggio”. E a quanto ne sappiamo, non è stato Dio a firmare la dichiarazione di Balfour. Ecco perché i falsi profeti cadranno, e tutto tornerà indietro ai legittimi discendenti, un giorno, così come è scritto.
Probabilmente, una delle visioni più realistiche su ciò che sta accadendo in Medio Oriente, arriva in una dichiarazione della regina Rania di Giordania, che pubblicamente interviene e dice:” Ciò di cui la gente deve rendersi conto è che sotto la maschera del diritto all’autodifesa, vediamo atrocità. Sì, qualsiasi paese ha il diritto all’autodifesa ed anche Israele. Ma non si ha il diritto ai crimini di guerra. Non può essere una punizione collettiva! 6mila civili sono stati uccisi di cui 2,4mila bambini. Che tipo di autodifesa è, questa? Sono massacri con armi di precisione. Intere famiglie vengono distrutte, le aree residenziali rase al suolo. Obiettivi? Ospedali, scuole, chiese, moschee, medici, giornalisti, ambulanze, dipendenti delle Nazioni Unite. Questa sarebbe la “legittima difesa” dopo il 7 ottobre? E perché ogni volta che Israele commette atrocità, vengono presentate sotto la bandiera dell’autodifesa, e quando la violenza viene commessa dai palestinesi, viene immediatamente etichettata con la parola terrorismo? La “parola terrorista”, è applicabile solo a musulmani ed arabi? Troppi doppi standard, qui! È un conflitto ineguale tra due popoli. Vedete, uno è occupante e l’altro, è l’occupato! Uno però ha un esercito che è uno dei più forti al mondo. L’altro no! Tutto questo è una falsa simmetria!”. Rania si riferisce al fatto che, in effetti, lo Stato di Palestina è privo di un esercito regolare e rimane sotto l’occupazione militare di Israele che controlla tutto il perimetro marittimo, di terra, e aereo. Hamas è solo una delle organizzazioni paramilitari presenti sul territorio che corrisponde a Gaza, e che, pur non appartenendo a una forza armata dello Stato di Palestina è strutturato gerarchicamente in modo simile ad un corpo armato ufficiale che può, all’interno di quel territorio, farne o meno gli interessi statali espressi. Ora, ci si può riconoscere o meno in Hamas a seconda di come si inquadra una soluzione alla prigionia storica dei palestinesi in Gaza, eppure è giusto considerare quel che è accaduto il 7 ottobre una grande tragedia, un atto di terrorismo cui era necessario rispondere. Ma è fortemente errato considerare giusta, la misura della risposta di Israele; perché difendersi è un concetto limitato a chi ti ha attaccato, e che non può sfociare in omicidi di massa o interventi armati contro una popolazione civile, di cui il 40 % sono bambini senza colpa. Se vuoi fare guerra ad Hamas, che consideri gruppo di terroristi, questo non può essere un pretesto per compiere crimini di guerra. Il terrorismo strumentalizza e colpisce proprio i civili, e poi li uccide. Se ci si abbassa a fare la stessa cosa, sei un terrorista anche tu! Il terrorismo si vince con operazioni mirate e perfette, non coi bombardamenti sulla massa. Se il terrorista ha decapitato un bambino, tu non reagisci decapitando un altro bambino. È chiaro! Il dovere degli alleati di Israele era forse quello di condannare questo tipo di risposta, evitando di alimentare la tracotanza e la superbia impunita della leadership israeliana. Non era questa l’azione di difesa che Israele meritava. È condannabile l’irresponsabilità del leader Netanyahu nei confronti dei propri cittadini, per come ha gestito tutta la faccenda a partire dal 7 ottobre, quando, le autorità israeliane sono intervenute con notevole ritardo nei confronti di Hamas lasciandolo spadroneggiare nei kibbutz e nel perimetro del rave musicale. Si parla di diverse ore di ritardo negli interventi! Irresponsabile, anche la misura della dichiarazione di guerra senza opzioni di cessate il fuoco che sarebbero utili per corrispondere con più facilità le trattative, e che pone il popolo di Israele in una condizione di rischio e di instabilità geopolitica, nel mirino iraniano e di altre forze, in un momento in cui gli ostaggi sono ancora, e non è da sottovalutare, nelle mani del nemico. Questo, per Israele, vuol dire proteggere il proprio popolo? Irresponsabile, la reazione degli americani che si erano presentati come mediatori nella questione palestinese proponendo interventi di varia fattura, e che immediatamente hanno approfittato di quel che è accaduto per chiedere altri aiuti finanziari in armi, con cui scatenare la propria Terza guerra mondiale! Viviamo in un mondo irresponsabile ove l’ego e l’annebbiamento mentale di tutti, indica che le capacità di gestione delle crisi, semplicemente, non esistono! Israele, è messa all’angolo da chi diceva di volerla proteggere. I tunnel ove Hamas si nasconde, sembrano impenetrabili, ma la follia di Hamas esiste nella misura in cui esiste l’occupazione e la violenza della leadership israeliana attuale. Le forze armate dell’IDF, si lanceranno in una operazione di terra che, secondo analisti militari, durerà mesi? E che potrebbe vedere la sconfitta di Israele dal momento che, ancora una volta, ci si è inoltrati in un territorio che non gli appartiene, pieno di trappole e cunicoli costruiti ad arte? Oppure, patteggeranno, fingendo di aver combattuto e vinto? In gioco, in effetti, c’è molto di più. Premesso che Israele farebbe una pessima figura nella operazione di terra all’interno di Gaza contro il gruppo Hamas, e che comunque questa figuraccia non permetterebbe ad Hamas di conquistare Israele, quel che serve ai sionisti è in realtà il pretesto per scatenare qualcosa di più grande. Una guerra mondiale che vedrebbe scendere in campo l’un contro l’altro e armati, nella foga comune di ‘salvare la Palestina o il popolo ebraico’, altri attori! E allora, uccidere i bambini in Palestina per una vittoria contro Hamas che non conseguirai mai, o far credere che Hamas possa distruggere Israele con azioni simili a quella del 7 ottobre, sono solo sacrifici umani che si è disposti a compiere per far brillare, tramite quella miccia, altri conflitti geopolitici più allettanti. È la mossa “audace” di Joe Biden. Alimentare il fuoco in Palestina, in complicità con i sionisti, per movimentare altri fronti di guerra diversi dalla Striscia di Gaza, riarmare l’Ucraina chiedendo altro denaro, da lì coinvolgere la Polonia, spingere Taiwan, sgretolare l’Europa totalmente utilizzandola come fucina di guerra personale. L’asse del conflitto è stato volutamente spostato in Medio Oriente, mentre Zelensky piange isolato in Ucraina; ma l’obiettivo non è cambiato spostando l’asse: è sempre lo stesso. La Terra Santa doveva essere un luogo di incontro, pacifico, in un’area sfaccettata ove collimano da secoli più modi di vivere la fede! A causa degli interessi di pochi, non è mai così!
25 Ottobre 2023 – PAOLA MORA SABATINO – Qui Radio Londra TV