IL FILM “IL TESTIMONE” COME RICERCA DEL DIALOGO DI PACE PER FERMARE LA TERZA GUERRA MONDIALE. INTERVISTA SUL SIGNIFICATO DELLE SCENE DEL FILM TRASPOSTE ALLA SITUAZIONE GEOPOLITICA ATTUALE, A MORENO PASQUINELLI (PORTAVOCE DEL ‘FRONTE DEL DISSENSO’).

IL FILM “IL TESTIMONE” COME RICERCA DEL DIALOGO DI PACE PER FERMARE LA TERZA GUERRA MONDIALE. INTERVISTA SUL SIGNIFICATO DELLE SCENE DEL FILM TRASPOSTE ALLA SITUAZIONE GEOPOLITICA ATTUALE, A MORENO PASQUINELLI - ‘FRONTE DEL DISSENSO'.

di Paola Mora

Chiudete gli occhi, e immaginate un violino tra le mani di un uomo alto e magro, che lo suona con le dita affusolate scaldato da un cappotto scuro a trame grigie, sullo sfondo di una scena di guerra. Immaginate che quello strumento a corda sia l’unica salvezza che ha, e che la musica sia il canale che lo rende testimone di un cambiamento profondo, degli atti di forza che hanno costretto due popoli fratelli a dividersi! Il film si intitola “Il testimone”, e la sua pellicola prende vita durante i mesi che sono seguiti all’Operazione speciale in Ucraina da parte della Federazione Russa. Per alcune circostanze legate alla lotta alla censura e alla volontà di riavvicinare non solo due popoli con profonde radici storiche in comune, ma anche ogni spettatore alla visione limpida di una pace possibile che dobbiamo desiderare ad ogni costo, la proiezione arriva come un dono su alcuni schermi d’Italia, all’interno di eventi culturali popolari. Ma, per il terrore che i contenuti possano spezzare l’incantesimo d’odio da cui siamo annebbiati e che rafforza le tensioni geopolitiche, e rendere note alcune verità storiche impresse all’interno della creazione cinematografica (traente ispirazione dai fatti attuali in Donbass ma, si tratta solo di trama romanzata e non di un documentario), il film viene ad un certo punto censurato ed etichettato come prodotto filorusso propagandistico.   

Ho intervistato Moreno Pasquinelli, fondatore e portavoce del ‘Fronte del dissenso ‘, un uomo la cui esperienza professionale, politica, di vita, lo rende capace di guardare oltre l’apparenza degli smalti e di imbastire analisi interessanti sul frangente geopolitico odierno, ma anche su spaccati storici ormai trascorsi e digeriti dalla memoria delle vecchie generazioni, vividi ancora nella coscienza dei nostri DNA.  Sono riuscita anche a rubargli una scena inedita del film bandito in Italia, ma i cui contenuti e titoli di coda continuano a scorrere nelle pupille di chi si reca coraggiosamente a guardarlo, all’interno di sale allestite e messe a disposizione da cittadini e funzionari che non vogliono prestarsi alla censura culturale, i quali ricordano a tutti che il nostro Paese si fonda sulla democrazia e sulla libertà di espressione.  Innanzitutto, il ‘Fronte del dissenso ’ è un movimento che nasce in chiave antimperialista con l’intenzione di avvicinare al dialogo gli estremi, in tutti quei casi che riguardano l’oppressione dei più deboli; e che stupisce per la circostanza di aver saputo coinvolgere ultimamente anche un numero discreto di giovani. Una delle ultime battaglie del ‘Fronte’ di Pasquinelli riguarda l’aiuto nella divulgazione di questo film, che promette d’esser recensito come un capolavoro dei nostri tempi.     

“Il ‘Fronte del dissenso ’ è nato nel fuoco del grande colpo di Stato Covid – 19!”. Comincia così l’intervista a Moreno Pasquinelli, il quale snocciola i motivi per cui il gruppo è stato fondato.

”La maggior parte delle persone che ne fa parte, ha deciso di mettersi in gioco sul terreno della battaglia politica che si è combattuta durante quel periodo difficile e tristissimo, anche se diversi nuclei che hanno aderito al movimento, hanno una storia precedente di lotte anche pluridecennali. È chiaro, che noi tendiamo ad essere un ‘movimento politico per un cambiamento profondo e rivoluzionario’ attraverso la partecipazione attiva dei cittadini: cioè, dal basso, sulla base di valori oltre che costituzionali sempre volti contro le ingiustizie, le diseguaglianze sociali, e contro il tentativo delle élite globaliste di fare a pezzi gli Stati nazionali e le conquiste storiche dei lavoratori e dei giovani. Noi siamo stati tra i primi, durante la dittatura sanitaria, a porre al centro dell’attenzione il problema della minaccia di una Terza guerra Mondiale. Fummo i primi, insieme ad altri colleghi, ad organizzare nella città di Bologna manifestazioni contro quella che vediamo come un’aggressione strategica del declinante Occidente a guida americana, nei confronti della Russia.  Non che noi appoggiamo qualsiasi cosa dice il Presidente Putin, ma, effettivamente, è in atto un tentativo pericolosissimo non solo di accerchiare la Russia, ma di premere per rovesciarne il regime politico e fare di questo territorio vastissimo quello che hanno fatto in Jugoslavia: vogliono distruggere la Russia per ridurla a una specie di ‘puzzle di microstati nazionali’, più facilmente addomesticabili! È un tentativo avventuristico che ci può condurre alla guerra mondiale, quindi, in nome della pace, fratellanza, amicizia col popolo russo, abbiamo iniziato la nostra battaglia già due anni fa su questo tema, finché assieme a tanti altri amici abbiamo deciso di proiettare il film ‘Il testimone’.

È una produzione russa, e, ci tengo a sottolinearlo, non è un prodotto filmico su stile americano. Non è una sceneggiatura violenta che abbia come scopo di inneggiare alla Russia, anzi… si conclude con un appello alla pace! Lo abbiamo fatto, perché in Italia si è creata una situazione allarmante di censura e di caccia alle streghe”.

Moreno Pasquinelli non elude mai di comunicare che in questa lotta non è da solo. Parla al plurale senza mai dimenticare gli appartenenti al gruppo di cui si fa promotore, con rispetto e conoscendo bene i presupposti per cui ci si è uniti in questo impegno sociale, politico, di crescita. Ha poi proseguito con una panoramica degli ultimi avvenimenti,  ricordando come nei giorni scorsi la leader italiana Giorgia Meloni fosse in visita a Kiev dove ha tenuto un bilaterale con quel presidente ucraino, Volodymir Zelensky, il quale ha sbraitato dichiarazioni gravissime su liste di dissidenti italiani in mano a lui, su cui il governo italiano dovrebbe agire con forme di repressione, e che elencherebbe anche cittadini russi che vivono in Italia con regolare visto, intimando alla Meloni che dovrebbero essere cacciati via dall’Italia.

“La Meloni non ha proferito parola di sdegno quando Volodymyr Zelenskyy ha sostenuto di avere delle liste di filo putiniani del nostro paese e le ha detto che avrebbe fornito i nominativi, in modo che il governo italiano sapesse chi dover mettere a tacere!  In questa campagna di censura e dopo che ci hanno chiusi in casa, ora vogliono anche metterci l’elmetto militare in testa, ed ecco perché riteniamo doveroso pronunciare una parola di verità. Proiettare questo film è un atto dovuto, per sentire cosa si pensa in Russia del conflitto in corso. Le sale in cui abbiamo proposto l’evento si sono riempite di persone interessate a vederlo nonostante i limiti, i tentativi di censura, o i divieti posti in essere in diverse città, come ad esempio a Milano dove lo stop è stato impartito addirittura dopo una delibera del Consiglio comunale. Come forse sai, invece, tra le tante città in cui lo abbiamo proiettato, in una di queste, a Foligno, abbiamo ottenuto il patrocinio del Comune ma si è scatenata una bufera senza precedenti!”, racconta Pasquinelli. Stefano Zuccarini ha infatti avallato il patrocinio in favore dell’evento culturale. Quando sono arrivate le intimidazioni volte a fargli ritrattare le autorizzazioni per la proiezione, il sindaco di Foligno non è indietreggiato dimostrando un coraggio ammirevole e sostenendo che “…non abbiamo mai tolto la parola a nessuno, e tantomeno abbiamo tappato la bocca a qualcuno. Credo, e lo abbiamo dimostrato in questi anni di amministrazione, che chiunque abbia il diritto d’esprimersi. Su questa vicenda si sta montando un caso che non ha ragion d’essere”.

Il testimone” – la pronuncia della rispettiva parola nella lingua madre [свидетель] è ‘Svìdetel’ – è un film di produzione russa scisso totalmente dalle attività di propaganda del Cremlino, tanto che arriva in Italia ed in esclusiva solo grazie all’idea di due giornalisti italiani, corrispondenti in Donbass. Il film viene inizialmente proiettato nel nostro Paese senza difficoltà, ma, ad un certo momento, istituzioni e sindaci ne richiedono la censura tanto che nell’ultima proiezione di Foligno, sopraggiungono delle difficoltà più forti del previsto. In questo caso, il sindaco è stato intimidito per la scelta di aver concesso il patrocinio all’evento culturale.  Si è cercato di spaventare i cittadini. Moreno Pasquinelli delinea i fatti principali che hanno scandito il metronomo dell’arrivo della pellicola in Italia:

“Il film è uscito a ottobre e nessuno se ne era accorto, poi deve essere arrivato da Kiev un allarme che è passato attraverso alcuni partiti politici nostrani. Il partito che devo innanzitutto segnalare è quello Democratico, che ha sollevato un polverone di polemiche tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre. A Foligno, a un certo punto noi chiediamo il patrocinio del Comune. Abbiamo pensato che non essendo un film che inneggia alla guerra o all’odio interetnico o contro gli ucraini, non vi fosse nulla di male. Al contrario, mostra in modo molto chiaro i crimini commessi dai battaglioni nazisti – banderisti, in Ucraina. Questa è però null’altro che la storia reale di quei territori su cui non si può inventare nulla, tanto è che gli analisti militari hanno evidenziato come nella stessa battaglia di Avdeevka espugnata dai russi dopo tantissimi sacrifici, l’ultimo assalto che è stato fatto, come rinforzo da parte degli ucraini è avvenuto spostando di nuovo i battaglioni degli ultranazionalisti nazisti degli Azov! Non è che in Russia hanno girato un film inventandosi una storia demagogica! Quando noi chiediamo il patrocinio, il sindaco ci dice che lo avrebbe passato ai funzionari della giunta perché non poteva decidere da solo sul da farsi; e la Giunta comunale su consiglio del sindaco, ha deciso di autorizzare la concessione tenendo presente che il Comune di Foligno è di centro destra, il sindaco è leghista, e ha avallato spesso patrocini anche per eventi differenti dal nostro. Tra l’altro, ricordo che diede patrocinio anche ad iniziative di contestazione all’operazione Covid. Quindi, è partita una campagna violentissima per delegittimare il Sindaco Stefano Zuccarini denigrandolo, e questo accanimento ha avuto un doppio scopo a margine anche delle elezioni comunali. Si sono subito aggregati tutti i partiti di centro-sinistra a partire dal PD, ma anche di sinistra radicale, che puntavano ad azzoppare il sindaco; e, dall’altra parte, è partita una campagna mossa dai giornaloni nazionali e da quelli locali per spaventare i cittadini e far fallire l’iniziativa. Quando hanno visto che il sindaco teneva la sua posizione, e noi anche, si sono inventati una contromanifestazione per alimentare il clima di tensione. Morale della favola: la nostra sala era piena e abbiamo anche avviato un dibattito finale, nonostante abbiano cercato di infiltrare tra gli spettatori dei provocatori per disturbare la presentazione iniziale e la proiezione, ma non ci sono riusciti! E la loro manifestazione per cui hanno chiamato ad intervenirvi diverse regioni, le ‘cosiddette comunità ucraine’, contava circa un centinaio di persone e gli è completamente fallita. Segnalo anche che nonostante l’adesione di dodici simboli di partiti folignati, alla manifestazione di questi signori non c’era nemmeno un cittadino folignanese, mentre la nostra sala era fortunatamente colma di gente che ha assistito al film, ha applaudito, e alla fine ha anche potuto discutere civilmente. Abbiamo avuto modo di ascoltare diverse voci e pareri. È stato un successo, e non ci siamo spaventati per le minacce. Onore al sindaco, che ringraziamo perché ha tenuto la testa alta!”.  

Entriamo nel vivo della sceneggiatura! Il film scritto da Sergej Volkov e diretto da David Dadunashvili parla di un violinista ebreo belga, Daniel Cohen – interpretato dall’attore Karen Badalov – che per salvarsi dall’onda sanguinaria del conflitto che avanza, si ritrova a suonare per il battaglione neonazista Azov nel bel mezzo degli scontri in Donbass. Lui diventa testimone di episodi cruenti che accadono tra le fila dei mercenari e durante i tumulti.

“Volevo chiederle se, oltre al protagonista, c’è un altro personaggio che la ha colpita particolarmente all’interno delle scene per il messaggio che potrebbe aver trasmesso. Dicono che questo film sia anche un prodotto ottimo dal punto di vista della struttura, narrazione…”.

Mi rivolgo a Moreno Pasquinelli che alla domanda, di colpo modifica l’impronta emozionale della voce mentre gli sale dalla gola. L’intervista avviene telefonicamente, e il suono è tutto ciò che abbiamo per poter percepire i lati più interiori che vi si sciolgono, o gli scudi che alziamo nei confronti degli interlocutori. Lui mi dice:     

“A me… ha colpito molto la scena in cui il battaglione Azov consegna il corpo di un soldato russo mutilato, in una Chiesa Ortodossa di rito russo! Mi ha colpito il rito funebre con questo pope, (corrisponde alla figura del parroco) che è stato emozionante per me. Inoltre, c’è anche la storia della protagonista russa, prigioniera anche lei come il violinista che è costretto a suonare per il battaglione perché è stato catturato! Mi ha colpito questa donna perché è con un bambino e la loro unica colpa è che erano madre lingua russi, e non sapevano parlare l’ucraino. Quando c’è sciovinismo nazionalista, in un paese come l’Ucraina dove più della metà della popolazione è madrelingua russa, si mette in evidenza questo aspetto cruento dell’odio dei neonazisti…”.

“…che poi un elemento scatenante del Maidan!”, lo interrompo.

“Sì, in questo film aleggia l’ombra del colpo di Stato di Euromaidan!”, prosegue Pasquinelli descrivendo le sfaccettature della trama. “Si fa vedere molto chiaramente che la guerra non è cominciata affatto con l’Operazione militare Speciale ma molto prima, quando un governo eletto viene destituito da un’insurrezione armata pilotata dall’Occidente e comincia una vera e propria caccia all’uomo; tant’è che nei titoli di coda, e questo è estremamente interessante, la produzione delinea quanto lavoro c’è stato per la realizzazione del film che è di grandissimo rilievo anche artistico, culturale, filmico. Ci sono scene di quello che accadde nel 2014, dei massacri compiuti nel Donetsk che i nazionalisti ucraini cominciarono a bombardare provocando migliaia e migliaia di morti – il più delle volte civili – per il fatto che la stragrande maggioranza russa delle province orientali dell’Ucraina rifiutava di riconoscere le nuove autorità sotto il colpo di Stato. È un film che va visto! Sottolineo che esce dai canoni cui siamo abituati. E’  un film un po’ lento. Rompe tutti gli schemi dei film d’azione alla ‘Rambo’! Lo ho trovato bello oltre che significativo, secondo me potrebbe essere insignito anche dell’Oscar per il migliore attore protagonista”.      

“È un film che si è avvalso anche un po’ del lavoro giornalistico indipendente di questi anni?”.

“I russi, non ne hanno bisogno! Qual è il senso più profondo di questo film? È che loro non accettano che l’Ucraina diventi una piazzaforte della NATO per ragioni geopolitiche, ma si capisce anche qualcosa di più preponderante e cioè, che i russi considerano gli ucraini loro fratelli. Quindi, cercano anche un dialogo con loro in una cornice dove sono stati divisi dalle circostanze, ed anche un modo per spiegare come condurre questa guerra non può essere un massacro, non può essere un genocidio come sta avvenendo in Palestina!  È un film che va osservato in controluce, anche per capire quale è la storia profonda dei legami fra questi due popoli che sono conflittuali, ma sono anche relazioni strettissime storiche”. Moreno Pasquinelli traspone probabilmente, le parti più significative di questo prodotto cinematografico che ci trasporta in un mondo sì percepito ma sconosciuto al medesimo tempo, insabbiato da anni di propaganda occidentale con cui hanno descritto agli europei la Russia come una nemica nostra e dell’Ucraina, laddove è invece pregna di un dignitoso senso di fraternità che è approvato dagli ucraini stessi. È anche un modo per sfiorare, attraverso la visione di alcune scene, come è vissuto il cristianesimo ortodosso da quelle parti soprattutto nei tempi di guerra, quando la fede è tutto ciò che ci tiene in piedi davanti a tanta morte, alle perdite di vite umane che vengono attese dai sopravvissuti, con grande speranza! Immaginiamo le famiglie dei militari, che pregano di avere riconsegnate le salme in un clima di odio alimentato da estremismi eccessivi!  A margine del fatto che il contenuto è tutto fuorché propaganda, perché allora vogliono censurarlo? Di cosa hanno paura? È più una presa di posizione per dimostrare vassallaggio al governo di Kiev e all’amministrazione politica americana, o lo fanno perché si teme che il messaggio del film possa sgretolare la narrativa occidentale?

“Se fanno tutto questo rumore per un film, è la chiara prova di una loro posizione di debolezza estrema”, sostiene Pasquinelli. “Cioè, capiscono di esser finiti in un cul-de-sac e che l’opinione pubblica non li sta seguendo in questa campagna bellicistica contro la Russia. Per questo hanno tanta paura del film. Perché offre squarci di verità! Non dico che esso racconta tutta la verità, ma ne offre sicuramente degli spaccati importanti. Ed è anche un film che non idealizza i russi esaltandoli, come accade invece spesso nelle pellicole statunitensi hollywoodiane, dove arrivano i militari americani descritti come dei liberatori! È tutto molto più sofisticato. La campagna di censura conferma che siamo sulla posizione giusta di far vedere come stanno effettivamente andando le cose, e questo, la nostra élite non lo sopporta! D’altra parte, lo si vede nei telegiornali e sui quotidiani, che quei giornalisti si sono già messi l’elmetto e sono già sul campo di battaglia! In questi giorni ci sono state delle dichiarazioni gravissime del Pentagono americano: dicono che se l’Ucraina perde, interverranno! Lo hanno comunicato dopo che Putin ha chiesto loro di non interferire in questo senso altrimenti diventerebbe una guerra aperta contro la Russia, e Dio solo sa cosa può accadere! Sono nervosi, sono un impero al tramonto! È un Occidente che sta perdendo l’egemonia mondiale e non vuole accettare di condividere con altri popoli e potenze un nuovo democratico ordine mondiale; dunque, mette a nudo una posizione di debolezza che spinge a questa operazione di censura che stiamo subendo. Esistono film di tutti i tipi ma non se ne accetta uno, solo perché esso è prodotto dalla Russia! Smentisco categoricamente che esso sia una creazione del Ministero della Difesa russo. È una bugia colossale. La Russia è un grande Paese, ha una sua produzione filmica cinematografica molto articolata e abbiamo dato anche parola alla produttrice del film che è stata molto chiara su questo. È una produzione del tutto indipendente, molto faticosa e molto costosa”, conclude.

CONTESTO GEOPOLITICO DEL FILM “IL TESTIMONE” – L’ANALISI DI MORENO PASQUINELLI.

“Lei prima ha detto una cosa, e cioè si è riferito alle dichiarazioni del presidente dell’Ucraina su cui Giorgia Meloni non ha interferito. Lo ha lasciato fare, laddove nel giro di poche ore avrebbe dovuto quantomeno comunicargli una battuta di fermo, dare un freno!  Secondo lei, a censurare il film è il governo italiano attraverso le sue istituzioni, o è il governo di Kiev a pretenderlo da un’Italia che si limita solo ad obbedire a priori? Non si tratterebbe, della forte interferenza d’uno Stato estero nelle questioni interne della Repubblica italiana?”.

“La nostra nazione è un territorio a sovranità limitata, perché siamo usciti sconfitti dalla Seconda guerra mondiale. Abbiamo in essere una situazione di sudditanza verso gli Stati Uniti D’America, verso l’Impero, e in ragione del pregresso storico dobbiamo ubbidire ma non ci siamo solamente noi in queste condizioni!”, avvisa Moreno Pasquinelli. “Non penso che Giorgia Meloni abbia obbedito a Zelenskyy: egli è solo un fantoccio dell’Occidente, e fra l’altro si trova in una situazione traballante in Ucraina. Sono convinto che la linea di fondo venga sempre tracciata dagli Stati Uniti d’America. Vediamo anche cosa è accaduto ultimamente presso il Parlamento europeo quando la signora Navalny, anziché giacere al capezzale del marito, si trovava molto stranamente alla conferenza della sicurezza che si è tenuta a Monaco, come se fosse già tutto pronto e preparato in una grande operazione strategica di disinformazione tossica. È stata accolta da una standing ovation in una sala che non era piena, ma lei era comunque lì a sostenere che è necessario rovesciare Putin. Voglio sottolineare che stanno spacciando Alexei Navalny come il principale oppositore di Putin. Io, francamente, che non sono complottista, nutro dubbi molto seri su come è morto quest’uomo: quale interesse poteva avere Putin, proprio in questo periodo di campagna elettorale, ad uccidere un detenuto? La verità un giorno verrà fuori e chissà che non si possa trattare di una di quelle operazioni ucraine sostenute dagli occidentali, come tante ce ne sono state in passato di uccisioni mirate avvenute in Russia, che hanno coinvolto esponenti nazionalisti russi! Ad ogni modo, posto che Alexei Navalny con il suo movimento politico ha manifestato con gli ultranazionalisti nazisti, e deve essere detto con estrema forza altrimenti sembra che si parli di un patriota democratico, ma non lo è, alla fine lui ha ottenuto solo il 2% dei voti alle elezioni. Invece, il principale partito di opposizione in Russia, si chiama ‘Partito Comunista della Federazione Russa’. Ce ne sono anche altri di minori, guarda caso tutti movimenti politici di sinistra, e comunque, tutti, sulla scia della guerra hanno assunto una posizione patriottica e messo da parte gli antagonismi”.

“So che Vladimir Putin ha ringraziato nel suo ultimo discorso tutti gli schieramenti politici…”.

“Esattamente, perché al contrario di quello che si dice in Occidente dove parlano di ‘dittatura putiniana’ – e la democrazia non è mai perfetta da nessuna parte – in Russia si presenteranno alle elezioni tutti i partiti la maggioranza dei quali sono di opposizione, e quindi, bisogna innanzitutto smentire che Putin sia una specie di ‘mafioso dittatore’. Si può non condividere ciò che dice, e noi nel nostro movimento tante cose di quello che è il suo pensiero politico, ad esempio il recupero di una certa tradizione zarista o certe critiche sulla questione ucraina che lui ha fatto a Lenin e a come concepì l’Unione Sovietica negli anni ‘20, non li condividiamo! Probabilmente, non li condividono nemmeno tanti russi che vanno a votare alle elezioni, ed esprimono il loro dissenso. Soltanto, che sotto questa minaccia esistenziale cui è sottoposta la Russia a causa delle pressioni della NATO e Stati Uniti d’America, il popolo russo che ha un’anima profonda, una propria identità, ha deciso di difendersi e sono tutti compatti su questo obiettivo ed in questo momento storico! È in atto una operazione repressiva e di censura su scala internazionale, per cui anche la Meloni obbedisce allo Stato profondo americano ed è andata negli Stati Uniti a prendere ordini dal presidente Joe Biden! Non è solo un dato di fatto italiano, ma internazionale. Particolarmente grave in Italia, perché per ragioni storiche profonde, gli strati della popolazione che sono contrari a vendere le armi all’Ucraina sono maggioritarie, ed inoltre c’è un grande sentimento di empatia verso la storia e la cultura del popolo russo. Noi siamo la patria dell’Umanesimo e del Rinascimento, per cui anche la storia artistica, letteraria e anche politica della Russia, ha inciso profondamente sulla nostra! Sono valori viscerali che non si cancellano di certo, col colpo di spugna di una campagna di propaganda artefatta!”.

Moreno Pasquinelli spiega il rapporto tra popolo italiano e russo anche attraverso testimonianze personali, dal momento che nel coordinamento internazionale di cui è fondatore, ci sono anche cittadini russi e non esclusivamente tutti pro- Putin, ma di varie idee politiche, i quali confermano quale sia l’amore che dimostrano i russi nei confronti dell’Italia; e fanno affidamento, ma non c’è nulla di male, sul fatto che “il popolo italiano faccia sentire la sua voce sulle gravi circostanze attuali, e possa sganciarsi dalla posizione di sudditanza, che grida vendetta ed è una vergogna per la nostra storia e per il nostro popolo!”. Quello che Moreno Pasquinelli intende, è che non si tratta della questione di appoggiare il Presidente Vladimir Putin in sé, o qualunque altro esponente di spicco russo, ma del fatto che i russi sentono la minaccia di una volontà straniera di disgregazione della loro patria, quindi, a prescindere da Putin e da quanto possa essere abile e capace, per quel popolo si tratta della strenua difesa della loro terra e delle loro famiglie. Oggi, si susseguono micro-conflitti sparsi nei vari continenti, e l’attenzione è focalizzata su due attività di escalation militare: una in Palestina, e il conflitto russo-ucraino. Giorgia Meloni nelle vesti di capitano del G7 si è recata a Kiev, dove ha firmato un accordo decennale col presidente Zelensky e ha sostenuto che se Putin non avesse attaccato il Donbass, Hamas non avrebbe attaccato i kibbutz israeliani. È imbarazzante porgere una domanda su questa affermazione della premier italiana, fortemente disincantata, ma provo a chiedere a Pasquinelli se, a parer suo, potrebbe esistere un collegamento tra lo scontro genocida dell’esercito israeliano contro il popolo palestinese disarmato, e l’Operazione Speciale di Putin in Donbass, dove invece si confrontano due eserciti.

“Mi perdoni la domanda, è che queste sono state le dichiarazioni rilasciate dalla Meloni!”. Rido, ma lo faccio per sdrammatizzare la perplessità personale a fronte di una esternazione politica di cui non si raccapezza il capo, né la coda! Pasquinelli molto diplomaticamente mi risponde:

“Due parole sul personaggio Meloni! In quanto a storia e a geopolitica lei zoppica tantissimo, e mi fermo qui! Sarò assertivo però nel negare ogni correlazione ‘causa – effetto’ tra l’Operazione militare speciale e la questione dell’azione del 7 ottobre. Intanto segnalo – e come ‘Fronte del dissenso ’ non lo abbiamo condiviso – le dichiarazioni del ministro russo Sergei Lavrov, il quale personalmente ha giudicato l’azione guerrigliera del 7 ottobre come un attentato terroristico e ha detto che Hamas è un gruppo terrorista. Certo, il Ministero degli Esteri russo è un complesso enorme e Lavrov non ne è l’unico rappresentante, ma su questo, siccome abbiamo una certa conoscenza storica del Medio Oriente e dei movimenti di liberazione, innanzitutto quello palestinese, chiunque può immaginare che l’azione del 7 ottobre è stata preparata in molti anni! Il ‘Jerusalem post’ e ‘Haaretz’, che sono due importanti testate giornalistiche in Medio Oriente, hanno chiarito che la maggior parte delle vittime sono state mietute proprio dall’esercito d’Israele nella sua azione scomposta di risposta all’incursione dei guerriglieri di Hamas. Siamo entrati in una guerra dei 30 anni, quella del XVII secolo in cui si stanno ridefinendo gli equilibri delle potenze a livello mondiale, e il mondo è un sistema di vasi comunicanti: Medio Oriente, Europa, estremo Oriente, America latina, Africa. I conflitti locali che si registrano ultimamente non sono necessariamente collegati l’uno all’altro: il mondo non è fatto solo di pedine, come pensano alcuni. Quindi, il problema della Russia in Medio Oriente è che dopo aver sostenuto il regime di Bashar Al Assad – c’è stato un bagno di sangue in Siria – ha una posizione su Israele controversa, per ragioni storiche; perché il grande errore che fece la Russia di Stalin nel ’48, è che essa fu uno dei primi Paesi a riconoscere la nascita dello Stato di Israele. Di contro, il ministero degli Esteri russo ha convocato questa settimana rappresentanti di Hamas e di Fatah per trovare un accordo. Ci auguriamo che si ponga fine a questa prevaricazione ostile tra le due principali forze del popolo palestinese, affinché si delinei finalmente la soluzione di uno Stato indipendente per questo popolo! Su questo, la posizione russa è ben chiara, ed anche per un cessate il fuoco immediato – bisogna dargliene atto a Mosca – le idee sono chiare. Il presidente americano Joe Biden, invece, continua a respingere l’ipotesi in sede di Consiglio di sicurezza e a mettere il veto quando qualcuno chiede un cessate il fuoco immediato! Quello che sta avvenendo a Gaza, è peggio di ciò che hanno fatto i nazisti durante la Seconda guerra mondiale!”, conclude con amarezza Pasquinelli. Gli faccio notare, che nel frattempo il mondo attende la sentenza su Julian Assange, mentre allo stesso tempo altri giornalisti come lui rischiano di subire attacchi molto pesanti. Abbiamo assistito, a quello che è accaduto al cileno Gonzalo Lira, reporter di cittadinanza americana, torturato fino alla morte nelle prigioni di Kiev. I giornalisti Andrea Lucidi e Vincenzo Lo Russo che si sono resi promotori della proiezione del film ‘Il testimone”, ad esempio, sono corrispondenti italiani dal Donbass da anni, cui oggi vengono rivolte intimidazioni e minacce e che temono anche di tornare in patria, perché dubitano di ricevere accoglienza e sostegno dalle istituzioni italiane, ormai servili al governo ucraino a guida Zelenskyy.  Cosa ne pensa Pasquinelli del silenzio del governo europeo, a margine della condizione di pericolo dei propri giornalisti e corrispondenti all’estero?

“E’ la conseguenza dell’allineamento servile al Pentagono, alla NATO e all’Unione Europea. Ne approfitto per dire che dobbiamo assolutamente difendere non solo i due giornalisti cui ha fatto riferimento, che tra l’altro sono stati deliberatamente minacciati dallo SBU – il servizio segreto ucraino – e verrebbero anche uccisi se li rintracciassero! Segnalo anche che in Ucraina sono stati messi fuorilegge anche dodici partiti di opposizione; segnalo che ci sono tanti giornalisti e cittadini che hanno osato contestare la posizione di guerra, e sono stati arrestati. Non si sa che fine abbiano fatto! Ci sono regimi di terrore, in Ucraina! Non è solo una caccia ai disertori, ma è una repressione verso tutti coloro che non sono allineati con la narrazione e con la politica bellicista di Zelenskyy e della NATO”, sostiene Pasquinelli.  L’onta della censura è avvenuta però anche su altri fronti. I mass media hanno taciuto su un fatto di cronaca che è diventato virale sui social, ma di cui non si è parlato in televisione. Il militare Aaron Bushnell, in segno di protesta compie un atto estremo e pubblico.  Si riprende col cellulare durante una diretta sui social, mentre si reca a piedi davanti all’Ambasciata israeliana a Washington. Spiega come non voglia partecipare al genocidio in Palestina, poi versa sull’uniforme militare che indossa del liquido infiammabile. Si dà fuoco mentre urla al cielo la frase ‘Free Palestine!’ più e più volte, fino al suo ultimo respiro. Arrivano i soccorsi, ma lui non sopravvive. Quale significato ha, il gesto disperato di questo militare? Lo chiedo a Moreno Pasquinelli, che spiega quale sia il suo punto di vista anche sulla forma di censura applicata nei riguardi della morte di questo giovane militare americano.

“Sono rimasto agghiacciato dalle immagini di questo eroe, perché Aaron Bushnell è un vero eroe! Se mettiamo insieme il suo gesto e la questione di Julian Assange, capiamo che in Occidente c’è ancora un’anima che vive e che pulsa, un ‘anima di libertà e di verità. Mi dispiace tantissimo, perché come hai sottolineato quelle scene non le hanno fatte vedere nei telegiornali, hanno silenziato di fatto una notizia che simbolicamente per loro è devastante. Se un albero cade nella foresta, e la televisione non lo riprende, è come se non fosse caduto! Quindi, qui si tratta non solo di un’operazione di censura di un film russo, ma di una strategia colossale di insabbiamento degli atti simbolici. La protesta di Bushnell è avvenuta non in occidente, ma davanti allo Stato profondo americano. E che sia stato un militare a prendere questa iniziativa, è particolarmente significativo e inquietante per loro, perché ci dà la misura di quello che potrebbe accadere in futuro: se questi governi scellerati vogliono dirigersi verso un conflitto militare con la Russia, ci sarà una grande parte dell’Occidente che si ribellerà, e non lo accetterà”.

A sostegno della notizia che veterani americani hanno bruciato le proprie divise militari in segno di solidarietà a Bushnell, Moreno Pasquinelli parla di come nel  coordinamento internazionale “Fermare la Terza guerra mondiale” – che è un indice a se stante del Fronte del dissenso – ci sono gruppi americani che hanno dichiarato come da un anno e mezzo in ogni città americana ci sono manifestazioni a ripetizione della popolazione statunitense in sostegno alla resistenza palestinese, e dicono che “non si vedeva un movimento di massa così potente, sin dai tempi della guerra del Vietnam”. Alle primarie in Michigan, un pezzo degli elettori democratici ha rifiutato di votare in favore di Joe Biden e hanno annullato la scheda dicendo che preferiscono sostenere il popolo palestinese. Secondo Pasquinelli che evidenzia dettagli di un malcontento vindice di un vento rivoluzionario, il fatto che questo grande movimento di solidarietà con la Palestina veda in prima linea proprio i cittadini americani, “è un buon segnale che fa sperare in un futuro che non sia più di guerra e di oppressione”. Ecco perché lui crede nella vittoria del popolo palestinese:

“Il popolo palestinese per potersi liberare dall’oppressione sionista ha bisogno che si realizzino alcune condizioni politiche e geopolitiche a livello mondiale; quindi, non vedo una vittoria a breve del popolo palestinese.  La tragedia continuerà ancora ma se il mondo va nella direzione che ci auspichiamo, è, secondo me, inevitabile che la Palestina un giorno sorga!”.

Il ‘Fronte del dissenso ’ si occupa di creare basi di dialogo su varie tematiche, con un grande contributo dimostrato nel 2020 durante il Covid. È una battaglia che non è terminata dal momento che vi è il tentativo di trasferire la sovranità sanitaria degli Stati all’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

“Noi intuimmo che l’operazione Covid non era solo sanitaria: la chiamiamo ‘biopolitica di carattere strategico’”, spiega Pasquinelli.  “Hanno costruito un meccanismo di controllo e sorveglianza di massa attraverso il presupposto artificiale di uno stato d’eccezione, che gli può venire utilissimo nel caso di un conflitto frontale, ad esempio, con la Russia.  Basta un incidente a decretare lo stato d’emergenza e d’eccezione, sottoponendo i popoli alla sorveglianza attraverso la paura. Il meccanismo è stato sperimentato con successo durante l’operazione Covid. Noi vedemmo subito il legame con la guerra. Quando è iniziata l’escalation del conflitto russo-ucraino, organizzammo manifestazioni con lo slogan ‘guerra e pandemia, stessa strategia”. In vista della settantasettesima assemblea mondiale dell’OMS che è uno degli organismi di questa élite globale, il quale si tenta di trasformarlo in uno strumento di dominio globale, abbiamo convocato una prima riunione tra i nostri movimenti un mese fa, e sta nascendo un nuovo coordinamento di forze. In vista dell’Assemblea mondiale che si svolgerà a Ginevra tra la fine di maggio e l’inizio del mese di giugno, ci sarà una grande manifestazione da parte nostra con delegazioni formate assieme agli amici tedeschi, svizzeri, francesi, i quali si recheranno a Ginevra a contestare il cambiamento del regolamento internazionale e il nuovo piano sanitario. Il vecchio piano pandemico è decaduto e si lavora per il nuovo. Il governo ha incaricato dei tecnici, circolano già le bozze ma, contrariamente a tutte le promesse su cui ha preso anche i voti la Meloni, si ritorna sempre a quelle direttive della trascorsa pandemia e restrizioni anticostituzionali che pongono come soluzione assoluta il vaccino. Ci stiamo mobilitando affinché il governo cambi il piano pandemico e riconosca il fallimento non solo delle terapie, ma anche politico del vecchio piano pandemico del governo Conte e Draghi. L’Italia non deve obbedire all’OMS, ma inviare una delegazione che rifiuti sia gli emendamenti del nuovo regolamento dell’OMS, sia il nuovo piano internazionale.  Il movimento ‘no green pass’, che fu un movimento di massa pluralismo, è scomparso dalla scena perché la tessera verde era stata sospesa e la gente ha tirato un sospiro di sollievo. Ed è anche giusto che ci si possa ricaricare dopo tutto quel dolore! Abbiamo allora tentato di far rinascere un coordinamento preventivo che sarà in campo nel prossimo periodo!”.

Moreno Pasquinelli comunica una giornata di mobilitazione nazionale il 16 marzo 2024 articolata sulle diverse regioni e province, e un ricompattamento delle forze per “superare le divisioni e ricostruire una base permanente di vigilanza da parte dei cittadini, perché si deve stare all’erta!”.  A chiusura dell’intervista gli chiedo se in un mondo multipolare di cui l’alba è già sorta, egli riesce ancora a vedere l’Unione Europa; o se crede che il sogno europeo sia giunto al termine.

“Uno dei nuclei che ha dato vita al fronte del dissenso, nacque politicamente quindici anni fa nella battaglia contro l’euro, perché badate che l’imposizione di un’unica moneta per costruire l’Europa è stato l’azzardo storico più strabiliante degli ultimi cento anni! In nome dell’euro, hanno massacrato la Grecia. In nome dell’euro, quello che doveva essere un sogno è diventato un incubo non solo per i greci, ma per tutti i cosiddetti ‘pigs ‘ – ci hanno chiamati porci, quelli del Nord – a dimostrazione che in questa Europa la possibilità di costruire una Federazione europea è pura distopia”. Pasquinelli sostiene che in questo contesto di rischio di guerra, l’Unione europea non è altro che un’appendice della NATO.

“Penso che la Federazione europea non ci sarà mai, e che la tendenza in realtà è alla sua disarticolazione. Il primo segnale è venuto fortissimo dalla Brexit. Hanno capito che l’UE non ha futuro, e noi italiani dobbiamo prepararci a mantenere la nostra sovranità nazionale, considerare nuove alleanze ed affratellamenti. Non c’è più tempo di pensare al sogno distopico dell’Ue! Dobbiamo decidere come riposizionare l’Italia nel futuro contesto geopolitico”.

“Se volesse lanciare un messaggio ai giovani che sono il futuro cosa gli direbbe?”.

“Gli direi che debbono cominciare a comportarsi da giovani e non da vecchi.  Chi si impegna di più e crede ancora che sia possibile cambiare il mondo, sono soprattutto quelli che hanno una certa età e che hanno visto come era il mondo in precedenza assistendo alla trasformazione in peggio! I giovani credono che questo sia l’unico mondo possibile, intrappolati in una narrazione tossica che viene dagli Stati Uniti D’America, dalla élite della Silicon Valley fanaticamente progressista, che considera quello che c’era un tempo anticaglia da superare. Invece, i vecchi valori anche tradizionali credo debbano essere difesi attraverso un’opera di risveglio culturale, prima ancora che politico. Le élite anglosassoni hanno costruito una generazione senza radici attraverso la propaganda, e noi dobbiamo riconsegnare ai giovani le nostre radici. Segnali incoraggianti li vediamo nelle mobilitazioni per la Palestina, e siamo rimasti sorpresi anche noi che i giovani siano accorsi in difesa di questo popolo!”. Moreno Pasquinelli accenna a come quel che accade in Palestina possa essere quasi visto come un segnale divino che abbia scosso l’anima dei ragazzi più giovani. “La cosa più sorprendente è che i giovanissimi senza tradizioni politiche erano stati obnubilati dalla propaganda di regime – gender, digitale, metaverso; e li abbiamo visti scendere nelle piazze a difendere il popolo oppresso. Significa che anche tra i giovani pulsa, perché pulsa nell’uomo, il sentimento di libertà, di emancipazione e di giustizia sociale. Queste, sono radici immortali!”.

Sulle note storiche del violino del testimone Cohen, che rappresenta la memoria innata insita in ogni essere umano, si conclude l’intervista a Moreno Pasquinelli. Ricordiamo che il film “Il testimone”, è in programmazione in diverse città italiane da Nord a Sud. Segnaliamo anche la data del 16 marzo 2024 per la movimentazione nazionale “No Oms e no piano pandemico”. Invece, il 20 e 21 aprile 2024, a Milano, si terrà un convegno intitolato “Quale sarà il futuro della Palestina”, sempre organizzato dal brillante coordinamento a guida Pasquinelli, con esponenti intellettuali non solo della resistenza palestinese, ma che interverranno dagli Usa, Russia e Cina.

[Il ‘Fronte del dissenso’ è sulle piattaforme social e su Telegram dove è possibile tenersi informati sulle date e programmazioni]. 

04 marzo 2024 – PAOLA MORA – Qui Radio Londra TV

 

PAUSA CAFFE’

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