IL DIARIO DI BORDO DELL’AUTRICE SIMONA COLOMBA E DI “TRE DONNE MATTE ALLA RICERCA DI UN PAIO DI CIABATTE” – INTERVISTA

IL DIARIO DI BORDO DELL’AUTRICE SIMONA COLOMBA E DI “TRE DONNE MATTE ALLA RICERCA DI UN PAIO DI CIABATTE” - INTERVISTA

di Paola Mora

La parola “cambiamento” associata a “viaggio” è il vocabolo che più significativamente, rispecchia i recenti anni ed i prossimi. Gli sconvolgimenti in corso ci obbligano a farne parte, come attori protagonisti o comparse e che lo vogliamo o meno, mentre la comunicazione assieme alla scrittura diventa il ponte perfetto per le rivoluzioni culturali e i cambi di visione e prospettiva. Il segreto per uscire indenni dalla trasformazione si chiama “semplicità”; e quella “leggerezza” che la contrassegna viene distinta dalla “superficialità”. Il libro “Tre donne matte alla ricerca di un paio di ciabatte” dell’autrice Simona Colomba condensa il senso vigoroso che la semplicità riveste nel momento storico attuale, e lo fa attraverso la narrazione del viaggio vissuto psicologicamente e sentimentalmente come ricerca, scoperta, stupore, emozione che trascende le comodità e i confort della società progressista e consumista. La narrazione, nel romanzo non attinge né si impianta dentro il tessuto di un’epoca storicamente collocata, ma può essere riportata a qualunque dimensione delle nostre vite; per questo, il racconto è sinuoso, rilassante, scevro dalla cronaca di guerra di questo tempo che ci mostra immagini terribili, ogni giorno e ad ogni ora. È una pausa, che dobbiamo concederci per dedicarci al viaggio dentro noi stessi, necessario ad affrontare le nostre sfide perché non c’è evoluzione senza riflessione, e non c’è cambiamento senza la volontà di disporsi a distaccarci dall’idea di preconcetto, di cui abbiamo impregnato il senso dell’organizzazione stessa del viaggio… quando decidiamo di partire! Simona Colomba nasce a Mantova da genitori piemontesi. È scrittrice, autrice, ma anche una donna che nella dimensione dei viaggi si è sempre allenata molto, per via della sua professione principale che l’ha svezzata agli spostamenti di ogni tipo. I suoi libri navigano dal sogno onirico e ad occhi aperti, fino allo schianto faticoso nella realtà fisica. Affrontano, in maniera molto originale, un tema caro a tanti autori e artisti che è quello del viaggio.

Notti d’acqua” è uno dei manoscritti chiave che introduce la personalità di Simona Colomba, l’araba fenice con cui l’autrice rinasce dalle ceneri e si trasforma in una ricercatrice assennata, mentre interpreta le visioni notturne che la sconvolgono. Poi, dalle sue mani esplode come un fuoco d’artificio scherzoso il racconto Tre donne matte alla ricerca di un paio di ciabatte, che è anche il suo ultimo recentissimo capolavoro dove il quotidiano che avanza, spinge l’uomo ad affrontarlo regalando un senso alla vita terrena.  

DI COSA PARLA IL TUO LIBRO, COME NASCE E SOPRATTUTTO VOLEVO CHIEDERTI: PERCHE’ QUESTE TRE DONNE SONO MATTE?                 “Sono tre donne matte nel senso migliore del termine, come dice anche il Cappellaio matto in “Alice nel Paese delle Meraviglie”, tutti i migliori sono matti quando abbandonano le loro certezze dietro alle spalle, e preparano le loro valigie in modo da aprirsi al cambiamento! Questo, è il senso originario del partire.  Nella cultura di oggi, che dura da troppo tempo, chi è disposto ad agire in un determinato modo che è diverso dall’usuale, chiaramente vien definito ‘matto’ se consideriamo che da secoli ormai, ma soprattutto dal secolo scorso, la cultura di massa ci “educa” a scegliere solo ciò che è più comodo o apparentemente conveniente, elogiando l’azione minuziosamente condizionata dai mezzi di informazione o meglio, di disinformazione. Se abbandoni le finte certezze, all’apparenza questo è considerato un atto molto sconveniente, bisogna essere matti per farlo! Inoltre, le protagoniste sono alla “ricerca” perché… la vita è una ricerca! Se non c’è ricerca non c’è vita, e noi siamo figli del fenomeno sociopolitico di massificazione che ci spinge a far parte della società del falso movimento, dove il viaggio è solo illusione di cambiamento: se parti, il tuo viaggio deve comunque essere intriso di condizionamento e controllo, in modo da impedire una reale esperienza emotiva ed evolutiva. Ma se io parto per una ricerca, lo faccio alla stregua degli antichi esploratori: mi apro all’ignoto, non so esattamente quello che troverò, cosa diventerò, con cosa mi confronterò, chi incontrerò! In particolare, le tre donne del mio libro cercano, attraverso l’atto della partenza, una leggerezza a livello inconscio che poi trovano, gli viene indicata, anche se inizialmente loro la scambiano per mera banalità! Ma il genio che abbiamo tutti dentro di noi, in realtà è semplice! Leonardo Da Vinci, Albert Einstein, erano due personaggi caratterialmente molto scherzosi; ed in effetti, il genio è leggero e semplice, proprio perché ha abbandonato tutte le sue pesantezze. Le tre donne, per trovare le ciabatte devono superare quest’ impasse che è legato al giudizio dell’altro e del suo comportamento, e riuscire ad andare oltre la convenzione sociale secondo cui se una certa cosa è semplice, allora è banale!”.   

È CORRETTO SOSTENERE CHE LE TRE PROTAGONISTE VIAGGIANO CERCANDO LA SEMPLICITA’ MA  IMPARANDO ANCHE A INDOSSARLA CON FIEREZZA, DAL MOMENTO CHE LA CIABATTE SONO ANCHE UNA CALZATURA COMODA?                          “La semplicità, se stimola il nostro genio interiore, diventa nostra e ci fa volare…!”. La voce di Simona Colomba è chiara e squillante, allo stesso tempo limpida, discorsiva, concettualmente viva ma non satura di curiosità. Apparentemente, sembra di ascoltare la pacatezza di chi è abituato a frequentare i salotti delle idee, i ritrovi culturali al chiuso in cui si elaborano psicologie, riflessioni, indicazioni. Dall’altro lato delle apparenze, si nasconde una donna che ha preso la comodità e la ha rinchiusa in soffitta per sperimentarsi, per andare a conoscere culture diverse e vivere tutte le esperienze con l’approccio dell’esploratrice, ma senza fossilizzarsi sul rischio. La parola “rischiare” è solo metaforica, perché il viaggio presuppone tanti modi di organizzarlo, e lei, decide di riempire le sue valigie senza sapere necessariamente in anticipo che il luogo in cui andrà sarà confortevole, scontato, comodo, pieno di tutto ciò di cui c’è bisogno per trascorrere una vacanza oziosa. Anche qui, il riposo scalza l’ozio e Simona Colomba continua a sognare sui treni o negli aeroporti, preludio dell’arrivo in un paese che trasuda novità e usanze. L’unica comodità, sono quelle ciabatte che chiudono il titolo del suo libro ma che rappresentano l’apice del movimento, del cammino senza mai stancarsi di avanzare, del volo senza frontiere.  Simona Colomba spiega vivacemente che “le ciabatte sono la trasposizione moderna dei mitici calzari alati di Hermes, figlio di Zeus e messaggero degli dèi, controverso protettore dei viaggiatori ma anche paradossalmente dei ladri e degli impostori che puoi sempre incontrare durante un viaggio, e devi saperci convivere”, spiega l’autrice. “Lui, calzava sandali alati che rendono il passaggio animico molto più leggero, per permettere di affrontare anche le partenze più avventurose e più dure, lontano dalle pesantezze che ci tengono legati alle cose vecchie e che ci tengono prigionieri!”.       Il sole di giugno è sfiorato dalle polveri del deserto, questo pomeriggio. I notiziari dicono che peggiorerà fino a soffocarlo. Vien quasi voglia di partire per le isole, respirare l’oceano mangiando noci di cocco e ascoltando antiche storie di popoli, davanti all’orizzonte, da una barca che si muove con qualcuno a fianco che te le racconta! L’intervista a Simona Colomba è una manna sempreverde che trasporta la curiosità lontano dalla prima afa, che rigenera, rasserena pacificamente come le foglie d’ulivo! Le chiedo, se le protagoniste del suo libro sono legate da un filo comune che rende possibile un loro incontro, o se, al contrario, sono separate l’una dall’altra e non si incontreranno mai pur condividendo inconsapevolmente la stessa storia di voglia di cambiamento. Mi risponde amandole, legata lei stessa a queste amazzoni coraggiose di cui ha impregnato le righe della sua ultima narrazione. Mi dice: “Si ritrovano insieme per una casualità, anche se mi hanno insegnato che il caso non esiste e in realtà è il destino che noi determiniamo, a muovere gli eventi. Sono guidate da un filo conduttore che è il loro sé superiore, il quale le chiama ad incontrarsi. La protagonista che tira le fila di tutto quello che succede si chiama Annamaria, e fa le veci moderne di quello che fu Virgilio, per Dante Alighieri nella Divina Commedia: la guida che gli indica una via, senza influenzarlo.  Si ritrovano al cospetto del loro sè superiore che gli indica una strada, e loro, giustamente la prendono affidandosi all’istinto. Nella loro vita precedente non l’avevano mai fatto e questo le ha portate ad affrontare delle esperienze dolorose; ma è un dolore che hanno già affrontato, e invece adesso devono andare oltre!”.

‘Tutte e tre pensano al viaggio ma non sanno ancora come organizzarlo. Mettersi in viaggio, non significa fuggire ma accettare l’imprevisto e meravigliarsi’, recita la trama che smerletta la copertina del libro! I nomi delle protagoniste sono: Fatima (soprannominata Reddy), Dora e Marena. La mia curiosità è se queste tre donne sono italiane, o se qualcuna di loro ha un’origine culturale diversa. Ma anche, voglio sapere dall’autrice se lei ha tratto ispirazione da persone reali o se tutto è nato dalla sua immaginazione. Simona Colomba riempie il mio interrogativo, presentandomi le caratteristiche dei suoi personaggi: “Tutti i luoghi e tutte le persone sono reali. Io le ho conosciute davvero, e anche le loro esperienze sono accadute realmente. Sono tre donne italiane che potrebbero però, sotto molti aspetti, essere anche metaforicamente straniere. Marena è legata a modo suo a un mondo ‘orientale’, Reddy è un’adolescente che sta per diventare adulta ma con un’apertura diversa rispetto ai suoi coetanei, e per questo si sente un po’ isolata. Dora è una grande viaggiatrice affascinata dal Giappone. Di base, sono tre donne italiane di cui una è una mia carissima amica. Le altre due, non posso dire di più perché devo rispettarne la privacy”.

PERCHE’ PROPRIO TRE DONNE? LE HAI SCELTE PER UNA FORMA DI RISCATTO VERSO LA FIGURA FEMMINILE, PER STRAPPARLA DA UNA SUA CONDIZIONE DI INFERIORITA’, O PER SPRONARE LA DONNA A CAPIRE, SOPRATTUTTO IN QUESTO MOMENTO STORICO, CHE DOPO AVER LOTTATO PER I DIRITTI CHE NON AVEVA … È NECESSARIO ANDARE OLTRE?           “La donna è sempre triplice ed ha necessità primordiale di trovare la sua unità all’interno della sua trinità! Questa è la motivazione per cui le donne sono tre, ma alla fine hanno un’affinità elettiva talmente profonda che essa diventa un solo spirito. Scrivendo questo libro, io sono guarita! C’è stata dentro di me una trasformazione ed anche una guarigione. Quando ho cominciato a sentire il percorso evolutivo che accadeva dentro di me, ho pensato potesse essere utile descriverlo anche ad altre donne, come indicazione! La motivazione sulla scelta femminile non è quindi di riscatto, semplicemente perché la figura della donna ha già attraversato – negli anni ‘60 e ’70 – un periodo di fortissima ribellione! A mio avviso, la risposta di oggi a tutte le violenze che stanno accadendo, non è più il riscatto… ma è l’evoluzione intesa come guarigione”. L’autrice, sorridendo, mormora che è una riflessione difficile da accettare perché siamo ancora molto legati alla strumentalizzazione che si fa dell’esser donna, costringendola a vivere relegata in un limbo vorticoso e circolare da cui non uscire mai! In linea generale, mi trovo d’accordo con questo suo pensiero. Si lascia credere alla donna di dover continuare a lottare per dei diritti relativi al suo genere, che però ha già quasi totalmente riscattato; quando invece, deve solo avere il coraggio di utilizzare le armi che ha già a disposizione per procedere e cristallizzare il diritto alla libertà, nella sua quotidianità.  “È fatto apposta. È un modo per tenerci ferme! Non si può neanche molto dire in giro questa cosa… perché non viene capita!”, puntualizza l’autrice!   Divertita per la leggerezza del tono con cui mi risponde, mi entusiasmo anch’io rivelandole che la mia domanda era solo una provocazione, dal momento che avevo inteso come lei stessa fosse concettualmente un passo avanti rispetto ad alcune altre mentalità ancora acerbe, non pronte a guardare le cose da una prospettiva diversa!  Simona Colomba continua tenacemente la sua riflessione: “Il mio non è un messaggio di riscatto e ribellione, ma di unione e unità dove la donna si riunisce a se stessa e non verso l’altro! Non dimentichiamo che nel libro, il conducente dei mezzi che le tre protagoniste usano per spostarsi da un luogo all’altro è comunque un uomo, oltretutto molto affascinante! Non c’è quindi una reazione di spaccatura o un combattimento! È una guarigione evolutiva che ti dà essa stessa una soluzione al problema. Non c’è bisogno di combattere per la soluzione! Se ci si affida a un percorso evolutivo, la guarigione porta la serenità laddove il conflitto è sempre dentro di noi e non nell’altro”.

HAI DETTO CHE SEI GUARITA SCRIVENDO! QUANDO HAI REALIZZATO IL TUO PRIMO LIBRO, “NOTTI D’ACQUA”, SO CHE HAI AVUTO LA NECESSITA’ DI TRASCRIVERE CIO’ CHE SOGNAVI. MA PERCHE? NE SOFFRIVI, NE ERI SCONVOLTA, NON RIUSCIVI A GESTIRE I TUOI SOGNI, NON LI CAPIVI?                “Cominciai a sognare intorno ai 33 anni, e avevo anche delle basi conoscitive di psicologia analitica dall’università. Conseguentemente, quando ho fatto i primi sogni sapevo che non erano “comuni”, avevano un effetto destabilizzante su di me. Mi svegliavo stanchissima, con la sensazione molto forte di essere stata in giro tutta la notte, tant’è che mi sono fatta montare una telecamera per assicurarmi di non essere sonnambula. Inizialmente, ho cercato di fermarli ma non ha sortito effetto, e allora, sono entrata in terapia da uno psicanalista indiano, cristiano buddhista per l’esattezza; e devo ringraziare di aver incontrato un grande professionista, perché con lui ho affrontato il mio primo cammino di guarigione. A un certo punto, i miei sogni notturni sono diventati talmente frequenti, densi di significati anche difficili a livello interpretativo, che ho dovuto imparare a gestire quello che mi stava succedendo! Quando ho cominciato l’analisi conducevo quasi una doppia vita perché di giorno cercavo di lavorare, di fare una vita regolare; ma di notte dovevo gestire questa condizione per cui mi svegliavo di soprassalto, non riposavo! In seguito, ho cominciato a praticare Yoga, Tai Chi, Reiki; quando ho frequentato l’Accademia umanistica a Torino, gli insegnanti mi hanno consigliato riferendosi ai miei sogni, “scrivi tutto!”. Ne è nata una traccia molto precisa, una sequenza; per cui, durante una meditazione ho capito che quella era una vera e propria storia! Da lì, ho messo in ordine i miei sogni ed è nato il libro ‘Notti d’Acqua’ che è stato un grande processo evolutivo personale, denso di linguaggi poetici, di archetipi che vanno interpretati”.

QUESTO LINGUAGGIO POETICO È RISCONTRABILE ANCHE NEL LIBRO “TRE DONNE MATTE ALLA RICERCA DI UN PAIO DI CIABATTE”?                        “Il mio ultimo libro è una prosa più fluida e diretta, un linguaggio più comune e leggero. Quando si descrive la natura e la bellezza non si può evitare di essere poetici, ma non posso dire che nell’ultimo manoscritto si tratti di poesia, come invece è stato per “Notti d’acqua””. La ricerca, tuttavia, è anche poesia in quanto stupore, meraviglia; e forse, è anche questo che rende leggero un viaggio! Ma siamo abituati a viaggiare sempre come se fosse solo una “vacanza”! Invece, Simona Colomba vede gli spostamenti come opportunità di conoscere e di scoprire, con un’impostazione mentale diversa da parte sua dietro al fatto di preparare una valigia, scegliere di lasciare a casa alcuni oggetti, portarne dietro altri, poi prendere coraggio e partire! Ispirandomi a queste tre donne in ciabatte e in preda alla “follia” – che un giorno decidono di lasciare tutto e partire per scoprire il segreto della “semplicità” – ho voluto chiedere all’autrice se c’è un viaggio che lei ha intrapreso realmente che le ha dato più emozioni e arricchimento degli altri, che le ha fatto riscoprire la leggerezza e la stessa semplicità di cui parla nel suo racconto. Simona mi risponde tirando un prezioso sospiro: “Vengo dall’industria del ‘travel’ in cui lavoro da 25 anni. A un certo punto, nel 2017 ho cominciato a sviluppare un rifiuto veramente profondo per il modo in cui vengono organizzati e venduti i viaggi soprattutto nell’ultimo decennio, dove c’è stata una degenerazione collettiva! E quindi, ho deciso di cambiare, chiudere i rapporti con il mondo dei viaggi di massa e di dedicarmi solo a quelli su misura, viaggi evolutivi, eventi olistici, viaggi deprogrammati, tutto ciò che recupera la dimensione originaria del viaggio che non deve essere necessariamente pericolosa, avventurosa, pesante, ma anche assolutamente divertente; soprattutto, un’esperienza reale e non finta! Io ho pagato anche tanto, solo per girare su me stessa come una trottola ed essere in balia della volontà di qualcun altro! Il sé superiore che viene descritto nei libri di viaggio – non solo miei ma anche di tutti gli altri scrittori – non è invece qualcuno che ti muove come una pedina… ma che ti indica il meglio – inteso come quello che è il più alto bene per te! Serve coraggio! È necessario saper accettare una parte di ignoto in quello che stiamo sperimentando, ma non è detto che nel frattempo non possa essere anche divertente! Allora, ho recuperato tutta la cartografia umanistica degli antichi esploratori, che partivano alla ricerca di un luogo, di cui, a volte, avevano solo sentito parlare da qualche cantastorie e si lasciavano guidare dalle loro intuizioni!”.

QUANDO VIAGGI PRENDI APPUNTI? SCRIVI?                          “Prendo appunti, scrivo e li faccio prendere anche a chi viaggia con me, perché la cartografia umanistica che a me piace tantissimo, si ispira a un principio che è impresso nella ‘ tavola di Peutinger’: la mappa dell’Impero Romano consegnata ai soldati quando partivano per una missione. Questa carta, veniva redatta da tutti coloro che tornavano da quell’itinerario, ed era ricchissima di particolari e indicazioni in cui si capiva benissimo che per raggiungere lo stesso luogo, passare da una parte piuttosto che dall’altra cambia completamente le cose! Questi, sono tutti principi sacrosanti che noi abbiamo perduto! Quello di prendere appunti, è un modo di viaggiare che non incute la paura nel viaggiatore, ma infonde coraggio senza che lui si affidi a una piattaforma… solo perché non sa come deve procedere!”. È un approccio futuristico ispirato dal passato, quello di Simona Colomba! Ci siamo un po’ stazionati negli ultimi anni, e adesso, è in atto un grande cambiamento; forse, si è perso anche il concetto dell’ospitalità! Quando partiamo, non prestiamo attenzione a chi incontreremo e che sarà ospitale con noi, ma viviamo nella paura degli estranei.  Andiamo in un luogo con dei preconcetti e con dei programmi su quello che dobbiamo fare o cosa c’è da vedere, ma senza voler affrontare l’approccio più umano del viaggio; quando arriviamo a destinazione, nella maniera di visitare un territorio, lo facciamo senza realmente conoscerlo perché non approcciamo agli abitanti con lo spirito giusto. Simona Colomba sostiene che “in realtà, non è responsabilità delle persone ma è l’effetto che hanno voluto infondere all’atto del viaggiare negli ultimi 25 anni, dove tu non ti apri al viaggio ma ti sposti senza aprirti, che è esattamente ciò che loro vogliono… perché così non c’è evoluzione! Ritorni a casa, che sei ancora la stessa persona che è partita, senza un arricchimento interiore!”. Poi, mi puntualizza che il suo libro non è un insegnamento su come viaggiare ma una indicazione, “indico come viaggiare, non insegno, perché tutto è già dentro di noi, va solo stimolato!”.

IL TUO PRIMO LIBRO “NOTTI D’ACQUA”, È UN VIAGGIO DI CUI LA GUIDA È MORFEO CHE TI PORTA NEL MONDO DEI SOGNI E POI TI SVEGLI E DEVI AFFRONTARE LA REALTA’. SECONDO TE CHI È LA GUIDA TURISTICA DEL VIAGGIO DELLA VITA, QUANDO CI SVEGLIAMO DOPO AVER SOGNATO? E QUINDI, CHI È LA GUIDA DEL TUO ULTIMO LIBRO “TRE DONNE MATTE ALLA RICERCA DI UN PAIO DI CIABATTE?”.    

“La guida è sempre dentro di noi, si manifesta attraverso il nostro sé superiore che s’incarna in altre persone, luoghi ed esperienze. È accaduto anche a me, quando sono partita per un viaggio con un determinato obiettivo che mi ero appuntata di raggiungere, e poi mi sono trovata lontano e all’opposto da dove mi ero prefissata di andare con il mio itinerario; durante il percorso, ho incontrato e si sono manifestate persone e conoscenze che mi hanno dirottata verso tutt’altra direzione! Queste persone e i luoghi sono parte di me ed io di loro! Come ormai sappiamo, siamo tutti collegati animicamente, ma un conto è “saperlo“, e tutt’altra cosa è viverlo e vederlo. A un certo punto, il mio obiettivo lo ho completamente dimenticato e ho semplicemente seguito il flusso. I viaggi deprogrammati servono proprio a questo: mettono il viaggiatore in condizione di non sapere esattamente dove arriverà e cosa farà. Questo, comporta anche un’apertura a tutto quello che succede nella vita, ma questo magari non lo scrivere!”. ‘Non lo scrivere nell’intervista’, mi suggerisce Simona Colomba ironicamente, anche se non trovo difficile scribacchiare che ‘morire è un po’ come partire per un lungo viaggio!’.   “Quando io lascio qualcosa a casa” prosegue l’autrice, “lo sforzo di lasciare… per noi è tremendo! Aprirsi al viaggio, è anche apertura a tutto ciò che succede nella vita! Noi nasciamo, stiamo qui un po’… e poi andiamo via!”. L’ignoto è semplicemente qualcosa che non conosci, ma, sostiene Simona, “il messaggio che ci è stato dato dalla cultura ufficiale nei millenni è che l’ignoto fa paura, non puoi sapere che cosa accadrà. Quindi, restiamo perennemente alle dipendenze dagli altri!”.  Quando le faccio osservare che probabilmente, questo metodo culturale impostato dalle propagande ideologiche serve a canalizzare i guadagni di qualcuno, lei mi sostiene in questa sensazione. In fondo, aumentare l’insicurezza di un viaggiatore per fargli credere che da solo non può andare da nessuna parte perché è pericoloso, significa convincerlo a spendere dei soldi per quello che dici tu, e che gli garantisce comodità e sicurezza. “Il viaggio che mi è piaciuto di più e che è anche descritto nel libro” spiega l’autrice, “lo ho fatto in Provenza nel sud della Francia, presso una coppia sciamanica dove lei è di origine pellerossa e si chiama Orsa, mentre suo marito si chiama Arturo – che in lingua celtica significa ‘Guardiano dell’Orsa’. Mi hanno fatto conoscere i loro amici, e lì, in quel luogo, ho visto per la prima volta le persone che si relazionavano una con l’altra in modo completamente disinteressato, con la sola volontà di far star bene l’altro. È stato una specie di Paradiso terrestre quel viaggio, che è durato solo quattro giorni ma è sembrato di stare via dei mesi! Quando le cose sono così pure, il tempo si sospende e questo non ha prezzo: sono gli attimi in cui capisci che vale la pena vivere! Certo, bisogna avere occhi per vedere. C’è disabitudine a queste bellezze, e ciò provoca delle incomprensioni o resistenze che le persone interpretano come forma di disinteresse verso qualcosa di strano, avulso dalla realtà che l’ego giudica sconveniente”.

QUAL È IL PERSONAGGIO CHE PIU’ TI LEGA A SE’ NEL TUO LIBRO?                              “Che bella domanda! Ogni scrittore è legato a tutti i suoi personaggi, ma… sicuramente Reddy, la “rossa”; perché lei ha un carattere spontaneo, e ha una tendenza adolescenziale che le permette di diventare saggia senza maturare troppo. Lei diventa saggia senza diventare troppo seria!  Ha una personalità ribelle, che rimane sempre giovane. Il termine ‘infantile’, nel linguaggio comune ha un’accezione negativa e invece, noi dovremmo gioire di questo complimento e non sentirci in difetto. È un tesoro da proteggere e da vivere serenamente, con entusiasmo!”. L’intervista sta volgendo al termine ed è giusto dedicare uno spazio alla casa editrice italiana Kimerik, cui è stato commissionato il lavoro di pubblicazione del romanzo. “Ho scelto la Kimerik perché sono stati molto coraggiosi a pubblicare il mio primo libro che non è molto facile a livello commerciale, non è un libro per tutti, presuppone una certa concentrazione e di essere anche letto più di una volta, ha un linguaggio poetico che va interpretato! Così, per la seconda pubblicazione, il manoscritto l’ho inviato innanzitutto a loro, e mi hanno risposto con entusiasmo. Ho voluto premiare l’avventura che hanno condiviso con me. E loro hanno premiato la mia!”. Il prossimo progetto imminente di Simona Colomba è l’uscita di un nuovo sito internet, un Travel Designer che si occuperà di viaggi evolutivi, olistici e deprogrammati con particolare attenzione alla letteratura di viaggio, dal momento che ogni pacchetto comprenderà un libro di bordo dedicato all’itinerario che viene proposto. Per quanto riguarda il prossimo libro, “quando l’impeto si fa sentire e non riesco a frenarlo, sicuramente ci sarà un seguito”, promette l’autrice spiegando che potrebbe anche trattarsi di una continuazione delle avventure delle ‘tre donne matte’.

“Potrebbe continuare! La ricerca in fondo ci regala delle tappe, senza mai una meta definitiva! Gloria Falcone che ha curato l’editing del libro, ha detto che “questo spirito si incarna in personaggi diversi”, e “siamo in attesa che lo spirito si incarni in altre protagoniste/i”, o sempre nelle stesse tre protagoniste che vivono un’altra avventura. È il bello di aprirsi all’ignoto!”.

SIAMO PROTAGONISTI DI GRANDI CAMBIAMENTI GEOPOLITICI ULTIMAMENTE, ATTRAVERSATI DA TURBOLENZE E DA GUERRE. TUTTO È AGITATO. IL TUO ROMANZO ESCE A CAVALLO DI QUESTO MOMENTO STORICO DIFFICILE. HA UN TITOLO ESTREMAMENTE LEGGERO, MA PARLA DI UN TEMA FONDAMENTALE CHE È QUELLO DEL CAMBIAMENTO; DI CONSEGUENZA C’E’ UNA TRASPOSIZIONE COL MOMENTO GEOPOLITICO IN CORSO. COME TI PIACE COLLOCARLO NEL PERIODO STORICO CHE STIAMO AFFRONTANDO?          “Nel mio libro le tre protagoniste sono reali e vivono un momento reale della vita, ma non è troppo contestualizzato perché altrimenti perderebbe parte del suo carattere evolutivo. Sicuramente, l’indicazione della leggerezza di cui parlo, arriva anche al momento che stiamo vivendo oggi in cui, su tutto quello che ci circonda, c’è un bombardamento mediatico spietato attraverso il quale le persone vengono instradate ad avere ‘paura della paura’! Questo, non offre soluzioni ma peggioramenti! Un romanzo evolutivo che indica una strada di leggerezza, nonostante le tre protagoniste abbiano tutte affrontato dei dolori in cui hanno perso i punti di riferimento, indubbiamente è un’indicazione importante per affrontare delle situazioni che presuppongono un passaggio. Le attività geopolitiche che si stanno verificando porteranno sicuramente dei grandi cambiamenti che ancora non possiamo prevedere né comprendere come saranno, perché veniamo accecati continuamente dalla tensione che ci viene imposta. La leggerezza può scollare la persona dalle sue paure, trasportarla in un ambito animico e spirituale che è di fatto etereo, e da quella postazione, possiamo riuscire a vedere meglio dall’alto quello che sta succedendo e riuscire a superare con più forza questo difficile passaggio. È un passaggio che porta verso la semplicità, intesa come geniale leggerezza!”. Così si conclude la chiacchierata tenue con l’autrice Simona Colomba, donna unica nella particolarità del discorrere nitido e coinvolgente. Adesso, possiamo preparare la valigia, partire, decidere se seguire la sua indicazione, salire a bordo, leggere l’itinerario indossando ai piedi quelle ciabatte da matti, con cui camminare sulle nuvole senza il terrore di cadere giù!  

Questo libro è consigliato a tutte le donne che vogliono aprirsi verso qualcosa di nuovo, a tutti coloro che si trovano in un momento della loro vita in cui cercano utensili per percorrere un cammino sano e leggero, e a tutti gli uomini che vogliono conoscere meglio le donne”.   (Cit. Simona Colomba)

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Tre donne matte alla ricerca di un paio di ciabatte” si trova su Amazon, Feltrinelli, Mondadori Store, ed è ordinabile in tutte le librerie. È consigliato rivolgersi alle librerie convenzionate, ed in questo si può selezionare il titolo sul motore di ricerca ‘Google’ per informarsi sulle librerie che espongono. 

Il sito dell’autrice Simona Colomba su cui trovare tutte le sue poesie e pubblicazioni: www. simonacolomba.it

21 giugno 2024 – PAOLA MORA – Qui Radio Londra Tv

 

 

PAUSA CAFFE’

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