LA STRATEGIA DELLE TRE SCIMMIETTE. ASSUEFAZIONE DELLA TV PUBBLICA ITALIANA AGLI ESERCITI STRANIERI. NON VEDO, NON PARLO, NON SENTO. COSA STA ACCADENDO A KURSK.

LA STRATEGIA DELLE TRE SCIMMIETTE. ASSUEFAZIONE DELLE TV PUBBLICHE AGLI ESERCITI STRANIERI. NON VEDO, NON PARLO, NON SENTO. COSA STA ACCADENDO A KURSK, RUSSIA.

di Paola Mora

Ha fatto molto parlare, in questi giorni, il caso dei due giornalisti dell’emittente italiana ‘RAI’, Simone Traini e Stefania Battistini, entrati nella regione di Kursk durante l’assalto ucraino partecipando essi stessi attivamente all’azione militare di invasione, coprendola in complicità coi soldati kievioti attraverso notizie fuorvianti.  L’azione del presidente ucraino V. Zelenskyj – coordinata, secondo alcuni analisti, col sostegno della NATO – è stata ribattezzata dal Presidente Vladimir Putin: ‘atto di terrorismo’. È stata trattata dunque come tale, mentre è proseguita senza alcuna titubanza l’Operazione Militare Speciale della Federazione Russa (SVO) in Donbass. Per alcuni paesi occidentali, l’assalto armato in una zona civile russa priva di strutture militari di qualsiasi tipo, è stato equiparato a “difesa legittima degli ucraini” nella guerra in corso. I giornalisti italiani sono attualmente accusati in Russia per l’attraversamento illegale della frontiera – così hanno comunicato i mass media e le autorità russe – ovvero, sono indagati dall’FSB per non aver richiesto – come vuole la prassi etica e legale standard della loro professione – i permessi necessari per oltrepassare il confine e coprire l’area con il proprio servizio di informazione. I russi, svolgono di norma questi controlli.  Per intenderci, immaginiamo specularmente che un giornalista straniero si introduca nella città di Kiev durante una operazione tattica senza autorizzazione, imboscato nei convogli militari dei russi che conducono quell’operazione e gli fanno da guida turistica in un’area dove si svolgono da poche ore combattimenti, e che, tra l’altro, non è ancora sotto pieno controllo dei russi che vi si sono appena infiltrati!  Vedrete, che comincerete a capire meglio quale è il problema, grave non solo a livello di ‘sconfinamento’ ma anche per il presunto coinvolgimento personale di questi reporter in un’azione di guerra! Non si tratta di censura, ma di responsabilità! I giornalisti avrebbero potuto seguire l’iter consono a quella situazione, rivolgersi alle autorità russe per svolgere il proprio reportage in sicurezza come è la prassi, o andare lì in incognito senza mettersi in mostra e svolgere un bel servizio di informazione senza troppe sviolinate suggerite dai militari ucraini. Invece, senza alcun accredito da parte delle autorità del luogo e autorizzati da gruppi di assalto armati, sono saliti sui mezzi blindati in complicità dei militari ucraini proprio nei primi momenti in cui questi invadevano il territorio della Federazione Russa,  sparando alla polizia e sequestrando i civili.  In fondo, in quegli attimi concitati, gli ucraini non avevano occupato stabilmente né tantomeno ufficialmente alcuna area specifica; stavano cercando di barcamenarsi nel pieno dell’invasione, dunque, avevano bisogno evidentemente anche di una buona copertura mediatica che gli fosse favorevole. La situazione dei combattimenti era a uno stadio larvale, e i due reporter (che sono stati difesi forse troppo avventatamente dall’Ordine dei giornalisti europeo mentre l’Ambasciatrice italiana Piccioni, richiamata da Mosca, al contrario ha preso le distanze dal loro comportamento), hanno sostenuto di essere entrati in un’area sotto pieno controllo ucraino. Il fatto che indaghi l’FSB significa che, probabilmente, si è considerata l’azione dei due corrispondenti come un ipotesi di atto di complicità nell’invasione e non di informazione pubblica, oltre che contravvenire alle regole elementari che servono a un giornalista per svolgere legalmente ed in maniera etica il proprio mestiere in un paese terzo! Per giustificare il comportamento anomalo e difendersi dall’accusa delle autorità russe, la Battistini ha sostenuto in seguito di essere una reporter di guerra e, in quanto tale, di aver seguito l’esercito ucraino in territorio straniero seguendo tutte le procedure richieste (evidentemente dagli ucraini), per mostrare al mondo quello che stava accadendo in quei luoghi. In realtà, sarebbe forse riuscita a farlo anche chiedendo alle autorità russe di entrare con le dovute precauzioni e nei tempi giusti. Ricordiamo, che attualmente il governo italiano non ha concesso ufficialmente il permesso a Kiev di utilizzare armi italiane su territorio russo, figuriamoci cosa può significare il fatto che due propri giornalisti sono saliti su alcuni convogli militari ucraini tra quelli utilizzati per lo sfondamento della frontiera, “spalleggiandoli” attraverso un servizio di informazione tendenzioso proposto dalla RAI. Non sappiamo cosa risponderà il governo italiano in proposito, sicuramente è una vicenda che provoca imbarazzo e per cui ci si arrampicherà sugli specchi cercando di uscirne indenni. Nel frattempo, qualche giornalaio occidentale ha improvvisato articoli e titoli di stampa fuorvianti, ipotizzando che il governo russo ha reagito male perché non è democratico e impedisce il giornalismo e la libertà di espressione. In realtà, le autorità russe si sono limitate a citare l’illegalità dello sconfinamento senza accredito dei giornalisti sul loro territorio nazionale, e non si sono riferiti specificamente al contenuto del loro report proposto in Italia. In fondo, la Russia è ormai abituata alla propaganda occidentale che in realtà non ha mai tentato di censurare, preferendo smentire le bugie della stampa europea con la dimostrazione dei fatti secondo il proprio punto di vista. Ci sono state da parte dei rispettivi governi le censure reciproche di alcuni canali televisivi, partite dall’Occidente che tenta di isolare quanto più possibile la Russia.  E la Russia ha risposto con altre sanzioni ai media. Ma in questo caso, poiché vi è la preoccupazione che il reportage RAI potrebbe rivelarsi una copertura giornalistica vera e propria offerta su un piatto d’argento ai terroristi durante il loro ingresso in terra russa, è nell’interesse dell’FSB ricostruire il livello di coinvolgimento dei due reporter per evitare future situazioni spiacevoli, sconfinamenti illegali. Mentre invece, il regime di Kiev – forse se ne sono dimenticati tutti – ha già ucciso violentemente diversi giornalisti stranieri che documentavano col caschetto ‘Press’ nelle zone di guerra, di cui il caso più eclatante è sicuramente quello dell’italiano Andrea Rocchelli in Donbass, e l’ultimo in ordine cronologico riguarda la morte del reporter cileno Gonzalo Lira (torturato nelle carceri di Kiev perché osava documentare i fatti, in contrapposizione con la visione autoritaria del governo di Volodimyr Zelenskyy).

Quando la televisione italiana trasmette in esclusiva il reportage sull’assalto ucraino a Kursk, ancor prima che la Russia fiati sull’attraversamento del confine dei due giornalisti che hanno realizzato il documentario, l’opinione pubblica sui social va subito in corto circuito lamentandosi del contenuto eccessivamente propagandistico; è interessante notare che la giornalista italiana Stefania Battistini, non è un viso sconosciuto al pubblico; è ricordata soprattutto per le fotografie di gruppo in cui sorride accanto a funzionari e militari di Kiev, e per altri suoi servizi giornalistici poco convincenti in cui documenta il conflitto in corso in Ucraina. Non a caso, ha ricevuto un riconoscimento per il suo lavoro giornalistico dal presidente Zelenskyy. C’è quindi una storia pregressa di fidelizzazione di questa giornalista italiana al regime di Kiev. Probabilmente, non era la persona più indicata per svolgere un report di guerra obiettivo, e si comprende anche abbastanza bene perché, in un certo senso, potesse convenire molto ai militari di Kiev portarla con sé! Forse, siamo troppo maliziosi, ma ci rendiamo conto che troppo spesso manca il coraggio di raccontare ciò che va contro le nostre convinzioni anche quando vi si assiste. Ingenuità? Una prova vivente di giornalismo femminile era Oriana Fallaci, quando, pur preferendo un’altra campana, era capace di gestire le interviste e le situazioni di guerra con lucidità, anche mettendo in dubbio le proprie convinzioni quando i fatti emersi corrispondevano a una realtà scomoda da accettare per lei, mediando tra due visioni opposte e senza la paura di ritorsioni solo perché la sua narrazione si discostava da quella del potente di turno. Ecco perché, quando i terroristi ucraini entrano nella regione di Kursk e vengono dipinti come dei santi nel notiziario della RAI, l’opinione pubblica questa volta si ribella! Si ribella soprattutto perché, nel frattempo, sui canali di informazione indipendente circolano i video e le testimonianze di quello che sta accadendo in quei territori, che non corrisponde affatto alla sceneggiatura patinata confezionata dalla RAI con le immagini raccolte dalla Battistini. E poi, quello della emittente italiana è stato un servizio giornalistico che ha quasi tentato di imporre agli italiani la ‘Terza Guerra Mondiale’, spingendo in avanti la narrazione de relato dell’esercito ucraino senza alcuna punteggiatura dubitativa!   Successivamente alle critiche, solo in un secondo momento, viene anche battuta la notizia che i due autori del servizio su Kursk, hanno avuto un richiamo dalle autorità russe per via del loro attraversamento del confine senza autorizzazione. Viene convocato dai funzionari di Mosca l’ambasciatore italiano cui si chiedono spiegazioni, che arrivano ma non sono convincenti; tanto che viene comunicata l’apertura di un’indagine dell’FSB russa. Ricordiamo che, probabilmente, l’indagine non  è stata predisposta solo per l’attraversamento territoriale fine a se stesso, ma perché sostanzialmente c’è tutto un pregresso storico che viaggia parallelamente al servizio di intelligence di Kiev o della CIA, in un contesto dove i più grandi mass-media occidentali hanno già  fatto di tutto per insabbiare la verità sul sabotaggio del Nord Stream (snobbando qualsiasi corrispondente che raccontasse verità differenti da quella allineata al governo americano).  Ad ogni modo, che ci sia un’indagine, non vuol dire che i due giornalisti italiani vengano ritenuti infine colpevoli, a meno che non si scopra che abbiano volontariamente coperto i crimini dei soldati ucraini offrendo un ritratto santificato della loro occupazione! Sicuramente, verranno perseguiti per l’attraversamento illegale della frontiera. Il giornalismo italiano pecca di una grande ignoranza e superficialità, e forse, questa sudditanza a Kiev, l’esibizionismo, spingono a compiere azioni ingenue e controproducenti. Alcuni osservatori esterni alla vicenda, si sono chiesti perché i due giornalisti RAI sono stati richiamati dai propri dirigenti per tornare in Italia, laddove un corrispondente della CNN è rimasto tranquillamente al proprio posto di reporter nonostante anche lui sia stato nominato dalle autorità russe per via del suo ‘sconfinamento’ a Sudzha. Nello specifico, Nick Walsh appare in un video in cui è immortalato al confine ma, a quanto pare, non è chiaro se poi si sia introdotto coi militari all’interno della Federazione Russa. La notizia è in aggiornamento.  Ad ogni modo, la polvere sollevata dopo l’ambiguo report di guerra della televisione pubblica, indica semplicemente che i telespettatori sono stufi di questa tipologia di informazione. Soprattutto, perché si rischia di non fare più del giornalismo ma di coinvolgersi direttamente coi soldati impegnati attualmente nelle operazioni militari, fornendo incoscientemente una copertura di convenienza alle loro azioni. Serve più attenzione, più professionalità, buon senso, indipendentemente dal se si decide di seguire l’esercito di un altro paese che concede di documentare in una zona critica in cui loro sono impegnati con le armi. Le immagini di un servizio giornalistico vanno accompagnate anche dalle parole giuste, ma soprattutto, senza lasciare ai militari – presenti mentre stai documentando ciò che vedi intorno a te – la padronanza assoluta del contenuto; il fatto di assecondarli troppo, potrebbe servire loro a crearsi alibi pubblici per nascondere le verità scomode sulle incursioni militari. In questo caso, gli avventori ucraini sono stati dipinti dalla RAI come i salvatori epici dei cittadini russi, e invece, hanno assaltato le abitazioni con l’artiglieria, con i droni, sparando e occupando le aree civili. C’è un video che gli ucraini stessi hanno postato sui social, ed in cui si filmano con le armi in mano mentre sparano e avanzano per fare il loro ingresso a Kursk. Il reportage RAI è della giornalista Battistini, o dei militari che hanno acconsentito ad accompagnarla per mostrarle come si fa la guerra? I militari hanno autogestito a proprio vantaggio il servizio giornalistico italiano, approfittandone attraverso le domande “forse” concordate in parte con la reporter e che non raccontano quel che è accaduto, ma sicuramente hanno aiutato a nascondere le dinamiche più violente della loro operazione di assalto contro i civili di Kursk! L’Invasione, e poi spiegheremo perché si tratta di terrorismo, era segreta! Le testate giornalistiche occidentali spiegano che neanche i soldati ucraini sapevano, dopo un presunto addestramento in Gran Bretagna svelato dal Times, quale sarebbe stato il loro compito. In pochi erano a conoscenza del luogo ove si sarebbe svolta la missione. Addirittura, viene raccontato – ma questa è una menzogna evidente – che nemmeno l’amministrazione Biden americana sapeva di questo piano di Zelenskyj. Eppure, senza l’aiuto americano dei satelliti, Kiev non avrebbe mai potuto localizzare con esattezza un punto della Russia privo delle retrovie difensive dell’esercito, in cui addentrarsi sarebbe stato anche relativamente semplice. Ad ogni modo, i giornalisti italiani hanno rapidamente valicato il confine straniero di un altro paese assieme ai militari ucraini! Perché? Evidentemente, il regime di Kiev sapeva che l’invasione sarebbe stata criticata dall’opinione pubblica, così come sapevano di entrare in un’area civile. Chi non aveva idea di dove ci si sarebbe trovati, erano probabilmente solo i mercenari e i militari utilizzati come piede di porco, i quali si sono ritrovati immersi in una distesa di terreni pieni di fattorie, villaggi pacifici, privi di infrastrutture militari strategiche. In un’intervista rilasciata alla stampa dal Consigliere presidenziale di Zelensky, Mykhailo Podolyak, il funzionario ha sostenuto che l’intenzione del governo di Kiev non è occupare i territori di Kursk ma costringere Putin a negoziati più favorevoli attaccando infrastrutture militari russe, su territorio russo. “Le forze ucraine hanno in programma di distruggere le infrastrutture militari, ma non intendiamo occupare o restare sul territorio russo, nemmeno sequestrando la centrale nucleare di Kursk”. Peccato, che la regione di Kursk non corrisponde esattamente a questo tipo di intenzione, trattandosi di un esteso territorio abitato da agricoltori e da semplici cittadini!

Strategicamente, sono interessanti due infrastrutture energetiche non di tipo militare: la centrale nucleare di Kursk – che Kiev già in passato ha tentato pericolosamente di colpire – e il gasdotto di Sudzha che è importantissimo per gli approvvigionamenti europei – soprattutto dopo il sabotaggio dei Nord Stream e l’implementazione delle sanzioni su suggerimento dell’amministrazione americana. Zelenskyy ha tentato di compiacere gli alleati anglosassoni senza rendersi conto che, con questa azione, non solo ha facilitato l’avanzata in Donbass dei russi ma rischia di spingere Mosca a una reazione forte nei confronti dell’Occidente – i cui carri armati consegnati a Kiev per sostenere le battaglie in Donbass, stanno invece camminando sul territorio russo non conteso! A un certo punto, come se non bastasse, i militari ucraini si sono anche affrettati a caricare sui loro veicoli militari i giornalisti! In questo modo, si poteva almeno far credere all’opinione pubblica, attraverso la stampa, di essere entrati nella regione per combattere come eroi contro i cattivi russi che, come descritto nel servizio realizzato da ‘mamma RAI’, avrebbero addirittura lasciato incustodita un’uniforme militare in una delle aree dei combattimenti, abbandonando i propri cittadini nelle mani del nemico! “Questa la hanno lasciata qui i russi”, dice un militare ucraino alla Battistini all’interno del report, mentre le mostra l’uniforme di un soldato nemico presumibilmente fuggito via! Il servizio giornalistico trasmesso in Italia, tagliato e cucito in un certo modo troppo tendenzioso, non ha destato scalpore per il fatto fosse una breaking straordinaria a livello mondiale – come scrivono alcuni giornalai – ma ha provocato un terremoto perché ha esagitato lo sdegno degli italiani per il suo contenuto, e la preoccupazione delle autorità di un Paese straniero per l’attraversamento illegale e senza accredito dei reporter. Storicamente, ci sono giornalisti che hanno veramente rischiato la vita per documentare le guerre; ne abbiamo esempio lampante anche oggi, ad esempio nella Striscia di Gaza! Il problema qui, è che si è avuta impressione potesse trattarsi non di un’esclusiva della nostra emittente nazionale ma di una copertura vera e propria alle azioni militari ucraine di intelligence, a stampo terroristico, offerta in pasto al pubblico italiano!  È sembrato quasi come avergli prestato la nostra televisione pubblica, per raccontare una bella favola!  Quando gli ucraini sono entrati nei villaggi di Kursk hanno subito diramato fake news sulla consegna di aiuti umanitari ai cittadini russi, e millantato una qualche apertura di ‘corridoi umanitari’. Ovviamente, quando entri in un territorio in cui sei considerato nemico, tenti di sedurre quella popolazione; ma, i russi conoscono bene i nazisti ucraini e le loro scorribande terroristiche in Donbass! In questo caso, sembra che i nazisti di Kiev abbiano tentato di far credere agli occidentali europei di essere entrati nelle aree civili con intenzioni umanitarie, mentre dietro le quinte si consumavano da parte loro azioni ben diverse.

 Nel frattempo, è uscito il servizio della RAI in cui la giornalista Battistini, che in quell’istante avrebbe fatto meglio a limitarsi a filmare, si è invece avvicinata a giovani civili russi che se ne stavano raggomitolati in un angoletto, all’esterno di una casa, e che hanno risposto a malapena ad alcune strane domande sul trattamento ‘gentilissimo’ ricevuto dagli occupanti ucraini e sul ‘tradimento’ subìto invece da parte dell’esercito russo (che viene descritto in tutto il reportage della Battistini, come se fosse fuggito via a gambe levate abbandonando all’invasione i propri cittadini). Ma la verità è che in quegli istanti concitati, i volontari russi correvano casa per casa a recuperare i cittadini nascosti nei seminterrati per portarli in salvo.

Gli ucraini hanno fatto successivamente saltare in aria il ponte di Seim – forse spaventati dai russi che si stavano intanto ammassando sui fianchi dell’area per ricacciarli indietro – ed hanno parallelamente impedito con questo sabotaggio al ponte le evacuazioni della popolazione residente. Il ponte, di cui tanto si è parlato come se abbatterlo fosse stata l’azione eroica degli ucraini che stavano bastonando i russi, era in realtà utilizzato dai russi stessi per evacuare la gente dalle case e metterla in salvo. Era un appoggio per le evacuazioni, necessarie ad impedire agli ucraini di fare del male ai cittadini utilizzandoli come scudi umani nelle aree dei combattimenti. L’azione ucraina nella regione di Kursk, a un certo punto, quando ci si è resi conto di aver fallito l’avvicinamento alla centrale nucleare e al gasdotto, si è limitata alla strategia vile di bloccare i civili nelle aree occupate vietando loro di allontanarsi, per usarli come scudo e impedire ai militari russi accorsi sul territorio di usare armi e artiglieria contro di loro. C’è il racconto di una donna russa che aveva partorito da poco e chiedeva di poter andare via, che gli ucraini hanno tentato di trattenere col suo neonato.   Ed ecco, che il servizio della RAI ha praticamente nascosto agli occhi dell’opinione pubblica tutta l’azione piratesca, raccontando la bella storia patinata dei cattivi russi che abbandonano i civili e bombardano le case, mentre i bravi ucraini trattano con gentilezza i cittadini russi traditi dall’esercito del proprio Paese! Ricordiamo però che quell’area, non era nemmeno militarizzata. Non c’erano le retrovie di difesa. I militari russi sono accorsi solo in un secondo momento e con molta circospezione, almeno finché non si sono assicurati di aver evacuato abbastanza persone dalle zone d’interesse e di allestire le retrovie difensive assenti.  

Nel report proposto dalla RAI viene anche sottolineato come le abitazioni nella regione di Kursk sarebbero rimaste intatte a poche ore dall’ingresso ucraino nel territorio. La giornalista italiana Battistini ha però mostrato il cadavere di un uomo e alcune costruzioni cadute nel centro di una cittadina della regione, senza però mai chiarire né domandarsi chi abbia provocato quel danno e come sia successo! C’è un morto, fa scena, e questo basta ad accontentare i telespettatori. Però i militari ucraini sono buoni, bravi, belli, non bombardano, non uccidono i civili ma portano loro dolci e caramelle, li salvano dai russi! La scena degli edifici distrutti e un uomo morto sotto le macerie, vengono mostrati dalla reporter che è molto vaga in proposito, mentre prosegue la narrazione pro-Kiev dei benefattori ucraini al suo fianco, i quali si autoelogiano per non aver bombardato le abitazioni e descrivono quello che è intorno a loro durante il tragitto come se i russi fossero responsabili del fatto che i residenti non erano riusciti a scappare! Quando scoppia lo scandalo sul lavoro vergognoso svolto dai due giornalisti italiani, la Battistini prova a giustificarsi e, in un secondo video mandato in onda sempre dalla RAI in cui lei prova a spegnere la polemica, spiega che ha solo voluto mostrare in modo professionale cosa stava accadendo in quella circostanza. Fa notare al pubblico che, ad un certo punto, si era anche trovata in una area dove c’era questo cadavere sotto le rovine di alcuni edifici distrutti, tra cui una scuola! Come se questo potesse servirle a cancellare la faziosità del reportage. La Battistini sostiene che è nella norma per un reporter di guerra, seguire i militari di un esercito durante le loro operazioni per documentare ciò che accade in aree sensibili e pericolose, ma che, ovviamente, il giornalista deve astenersi dal partecipare alle azioni di guerra stesse. Eppure, il servizio proposto dalla RAI sugli eventi di Kursk ha fatto scalpore proprio perché è sembrato realizzato in complicità coi militari, una copertura perfetta alle azioni terroristiche che nel frattempo si stavano consumando in quei villaggi! Un conto è il giornalismo, un conto è la propaganda di guerra, un altro paio di maniche è proporre un report montato ad arte con cui dei militari stranieri si impadroniscono letteralmente di quella notizia, usandola a proprio vantaggio per insabbiare azioni militari che l’opinione pubblica non condividerebbe mai con entusiasmo se ne venisse a conoscenza! I mercenari sono entrati in territorio civile. Come emerge da filmati postumi, alcuni di loro hanno approfittato della situazione per fare prigionieri non solo i coscritti ma per rapire al medesimo tempo i “civili” caricandoli sui loro furgoncini. Tutto, mentre la tv italiana mostrava con molta leggerezza immagini in cui i soldati ucraini, a poche ore dall’ingresso nella città, venivano descritti come ‘molto gentili ’ da una giovane e schiva ragazzina russa intervistata per l’occasione, ma che a malapena annuiva con la testa alle domande della giornalista davanti alla telecamera! “Ci hanno detto di rimanere raccolti qui…“, dice la ragazza alla Battistini riferendosi probabilmente ai russi volontari che durante la ressa avevano raccomandato ai cittadini di restare nascosti mentre si cercava un sistema per farli uscire in sicurezza. E la giornalista, con un filo di malignità sottovoce le dice “…ah, vi hanno lasciati qui!“. Come a sottolineare il fatidico “abbandono dei civili al nemico ucraino”. Poi se ne va, senza più farle altre domande.

Accanto alla ragazza ci sono degli uomini e delle donne, probabilmente agricoltori, padri di famiglia feriti e tenuti sottocchio dai militari.  La prima cosa che hanno fatto le autorità russe quando sono state colte di sorpresa dall’attacco, è stata evacuare immediatamente un gran numero di persone dai villaggi più a rischio, memori di quello che era già accaduto in Donbass in precedenza – quando i nazisti hanno usato scuole, ospedali con all’interno i malati e le donne incinta, case, come depositi di armi, nascondigli, ecc. – mentre gli ucraini penetravano all’interno di Sudzha armati di tutto punto (con le attrezzature occidentali fornite loro per utilizzarle in Donbass). Le autorità russe non hanno abbandonato proprio nessuno! Diverse, sono state le testimonianze di volontari che hanno soccorso i civili e li hanno aiutati a fuggire dalle proprie case, dove spadroneggiavano gli ucraini. Cittadini riusciti a evacuare, hanno condiviso le immagini con i propri cellulari dei bombardamenti sulle strade, dei droni, dei fori dei proiettili di artiglieria sulle abitazioni.  È diventato virale il filmato di due giovani soldati ucraini, poi catturati e arrestati dalle forze armate russe, che saccheggiavano un supermercato in un quartiere della regione di Kursk e sprecavano il cibo lanciandolo sul pavimento nelle corsie. 

 Il servizio giornalistico (che è sembrato impacchettato dagli ucraini per la RAI a causa della incapacità dei giornalisti italiani), è servito solo a raccontare che i cittadini russi sono stati abbandonati dai propri militari! E’ servito a far credere agli italiani, che gli ucraini fossero entrati in un territorio per prendere di mira infrastrutture militari inesistenti; è servito a far credere che le armi occidentali sono necessarie all’interno del territorio russo per sconfiggere Putin, e quindi, la premier Giorgia Meloni e tutti gli alleati reticenti a concedere i permessi per l’uso delle proprie armi su Mosca, dovrebbero invece fidarsi dei pacifici militari ucraini – che sono buoni coi civili russi – regalandogli il via libera di utilizzarle senza alcuna linea rossa… in tutta la Russia. È servito a far credere che dove passano gli ucraini le abitazioni restano in piedi e non vengono bombardate; gli è servito per dire pubblicamente che “se siamo riusciti noi ad entrare in Russia, potete farlo tutti! E allora, andiamo tutti a distruggere la Russia e a liberare i civili russi dal giogo di Putin che li abbandona nel momento del bisogno!”. È servito a far credere che un’azione di terrorismo, fosse l’impresa eroica di soldati benevoli entrati a portare aiuti umanitari! È stato possibile concentrare la narrazione del reportage in questi termini, perché evidentemente si è pensato troppo allo scoop fine a se stesso, proni alle intenzioni innocentiste di questi soldati stranieri. Poiché i giornalisti che hanno realizzato questo servizio sono italiani, ci chiediamo come sia stato possibile da parte loro porgere ai soldati ucraini esattamente quelle domande chiave di cui essi avevano bisogno per ottenere consenso pubblico! Stefania Battistini ha suggerito in buona fede che, quando un giornalista segue un esercito in missione, l’informazione che può fornire è sempre “parziale” dal momento che ci si può limitare a mostrare solo quello che ti viene permesso di riprendere con la telecamera.  Certo, questo è vero, il fatto che all’interno di un contesto simile ci si attiene a quello che si può! Ma, è anche vero, che esiste un’enorme differenza tra documentare uno spaccato di guerra mostrando quel che la telecamera filma perché l’esercito ti permette di essere lì, e regalare praticamente i microfoni a un gruppo di militari per raccontare la loro propaganda di eroi, senza la seria volontà di cogliere quello che sta effettivamente accadendo intorno a te! Bisogna stare attenti quando si propone un contenuto del genere! Ci si potrebbe credere! Il filo che distingue la propaganda giornalistica generale cui siamo abituati, da una copertura mediatica realizzata per fornire degli alibi a un gruppetto di soldati che stanno entrando nelle case dei civili di un altro paese… è molto sottile! Se a proporre questo servizio fosse stata la televisione di Volodimir Zelenskyj con i suoi giornalisti, sarebbe stato più comprensibile dal momento che il suo regime politico è coinvolto in questo conflitto. Ma, che dei professionisti italiani vadano a documentare un episodio di guerra, al punto che i militari riescono a trasformare il report in una copertura personale alle proprie azioni di assalto su territorio russo, è abbastanza preoccupante! Tutti sono liberi di documentare come vogliono, la censura va evitata, gli spaccati anche più controversi è giusto mostrarli. Ma, a volte, viene da chiedersi se è giornalismo quello che viene spesso proposto dalle televisioni. In questo caso, propinando una strana storia per spingerci a credere che: concedere a Kiev l’utilizzo di tutte le armi del nostro paese per colpire la Russia, è giusto! La censura non è una strada. Ma la critica è democratica. Si può anche scegliere cosa guardare. Si può chiedere più professionalità e meno metaverso. Ci è cascato Bruno Vespa nelle menzogne propinate dal servizio della RAI. Si è subito erto in difesa della Battistini descrivendola come una donna coraggiosa che è riuscita a dimostrare attraverso il suo servizio giornalistico …come si fa la guerra. “Così si fa la guerra, non come i russi che bombardano le case…ma come gli ucraini che non torcono un capello ai civili e non bombardano le abitazioni”, dice Vespa. Fermo restando che la Battistini potrebbe avere fatto tutto il suo lavoro in buona fede – anche se è mancata completamente la professionalità, ed anche la sua emittente non le ha fornito gli strumenti più adeguati a questo tipo di iniziativa – è un peccato che gli ucraini abbiano invece bombardato la regione di Kursk nei primi momenti del loro ingresso; hanno incendiato delle aziende agricole; hanno fatto irruzione sparando contro i muri delle case dei cittadini; sono morte delle persone civili; ci sono stati diversi feriti; non c’erano militari o esercito a fermarli; hanno attaccato gli abitanti di Sudzha che erano disarmati, comportandosi come i cowboy con le rivoltelle dei film western americani che intimoriscono le donne e i vecchi nei loro negozi e case. Un ragazzo residente di Sudzha, che ha percorso prima in bici e poi a piedi le stradine per fuggire dalla città, è riuscito a fare quello che non è riuscita a fare la Battistini. Ha ripreso i bombardamenti e le esplosioni, i muri trivellati di alcune abitazioni, i droni usati dagli ucraini per terrorizzare i civili cui impediscono ancora oggi di lasciare il paese, per utilizzarli come scudi umani nel corso dei combattimenti con l’esercito russo (che nel frattempo si è organizzato provocando perdite enormi tra le file ucraine). Sono entrati nelle case dei civili! Le case, il posto preferito dei nazisti in cui si sentono al sicuro! Le case, in cui in Donbass si sono trincerati alla presenza delle famiglie per sparare ai russi dalle finestre! Questi, sono gli ucraini che sanno fare la guerra! In Donbass hanno fatto proprio questo: si sono nascosti negli ospedali pubblici in cui le donne dovevano partorire, hanno fatto la guerra provocando i russi da lì… mentre, ai piani inferiori dell’edificio, i neonati urlavano i primi vagiti in mezzo alla polvere dei nascondigli! L’azione a Kursk è già fallita e provocherà la morte di altri giovani militari ucraini, non modificherà l’equilibrio della Russia. L’unico danno è per circa 2000 civili sequestrati dai terroristi, alcuni portati via e trasferiti di forza nel territorio ucraino. Nel frattempo, sempre nella tv italiana, è stato intervistato in riferimento ai fatti di Kursk dal giornalista Ilario Pianerelli, un militare che indossava abiti con simboli nazisti in bella mostra e un berretto in testa sulla cui visiera era stampato lo stemma della divisione SS ‘Leibstandarte Adolf Hitler’ (le cui unità si macchiarono di crimini sul territorio dell’URSS). Premesso che ciascuno può intervistare anche il peggiore dei criminali, nel servizio giornalistico si elude abilmente di nominare la tipologia di divisione militare di cui faceva parte quest’uomo, generalizzando e omettendo un particolare storico fondamentale, come se si volesse proteggere la stirpe di un’ideologia violenta, processata e condannata a Norimberga. “La divisione nazista prese parte alla storica battaglia di Kursk nel 1943 e combattè contro gli alleati in Normandia e nelle Ardenne”, come ha ricordato la politica russa Maria Zakharova, commentando la triste deriva del giornalismo italiano!   

  19 agosto 2023 – PAOLA MORA – Qui Radio Londra Tv

 

PAUSA CAFFE’

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