QUANDO L'AMORE NON BASTA.
di Sara Joey
Nel cuore verde del Mugello, lontano dai riflettori e dai clamori della grande città, vive una madre, una donna come tante, ma la cui storia è stata segnata da un’ingiustizia tanto profonda quanto silenziosa. Anna è una madre di tre figli, Giorgia, Lorenzo e Greta. Una madre che ha vissuto l’irreparabile, che ha visto la sua vita sgretolarsi sotto il peso di una separazione dolorosa, un sistema che l’ha abbandonata e un destino che ha scelto di spezzare il legame che più amava al mondo: quello con i suoi bambini. Nel luglio del 2016, Anna viene colta da un malessere improvviso, un momento di fragilità legato alla sua condizione di bipolarismo lieve, una patologia che, pur gestibile, non la rende immune ai momenti bui. In quella situazione, viene ricoverata nel reparto di psichiatria di Borgo San Lorenzo. È una madre che cerca di trovare una via d’uscita da un momento di fragilità, sperando che quel dolore possa dissolversi. Ma quel ricovero segna l’inizio di una lunga battaglia. Durante il suo ricovero, i suoi tre figli sono dalla madre di Anna, Vittoria. Ma in pochi giorni, l’apparente tranquillità si trasforma in un incubo. I servizi sociali intervengono e, con la giustificazione di una “temporanea” situazione di fragilità, decideranno di prelevare i bambini e di collocarli presso l’Istituto degli Innocenti di Firenze. Nonostante le rassicurazioni ricevute da Vittoria, che le viene detto che i bambini sarebbero stati affidati per poco, la realtà si rivelò ben diversa. Iniziano così gli incontri sporadici di Anna con i suoi figli: un’ora ogni quindici giorni, alternata con incontri con la nonna e con la zia. Ma la speranza di riavere i suoi bambini a casa svanisce lentamente. Nel 2018, dopo due anni di separazione, il tribunale dei minori sancisce un riavvicinamento graduale tra Anna e i suoi figli, ma le figure professionali incaricate non solo non rispettano quella sentenza, ma sembrano ostacolare ogni tentativo di recuperare il legame familiare. Nel frattempo, tre famiglie affidatarie vengono presentate a Anna. I suoi figli, che avevano solo bisogno di un po’ di tempo e di sostegno, non faranno mai più ritorno a casa. La separazione definitiva arriva come una sentenza che travolge ogni speranza di Anna, una madre che ha lottato per rimanere nella vita dei suoi figli, ma che si è vista distruggere ogni possibilità. Il tempo passa, le battaglie legali si susseguono, ma i suoi figli restano lontani. La Procura di Firenze, probabilmente a seguito di alcuni articoli pubblicati dal *Corriere di Firenze*, riapre il fascicolo del caso. Nel 2022, il tribunale dei minori emette un altro decreto, imponendo il graduale rientro dei minori a casa della madre. Ma anche in questo caso, l’esito è amaro: nonostante la sentenza, le figure coinvolte continuano a ostacolare ogni tentativo di ricongiungimento familiare. I servizi sociali, il centro Affidi Firenze Sud-Est, insieme alle famiglie affidatarie ed alla curatrice speciale, pongono ostacoli sempre più sottili, e con l’inganno, procrastinano il primo incontro “a casa” della madre per più di un anno. Per il primo pernottamento dobbiamo attendere Luglio del 2024. La situazione è ben lontana da una reale ricostruzione familiare. La norma che prevede la collaborazione tra le parti, la progettualità necessaria per un consolidamento del legame genitoriale, non viene applicata. La separazione tra madre e figli continua, forzata, ingiustificata, come se quei bambini non fossero figli di una madre che li ama, ma soggetti da “gestire” in un sistema che non ne riconosce l’umano legame.
La triste verità è che Anna non aveva bisogno di essere separata dai suoi figli. Aveva bisogno di sostegno, di comprensione, di un sistema che, invece di allontanarla, l’aiutasse a superare il momento difficile. Invece, le è stato sottratto ciò che più amava. Tre bambini, che hanno visto la loro madre scomparire dalla loro vita, nonostante le battaglie legali, nonostante la legge, nonostante l’amore di una madre che non si è mai arresa. Questa storia non è solo quella di Anna. È una storia che riguarda tanti genitori, tanti bambini, tante famiglie. È il volto di un sistema che, troppo spesso, sembra non tener conto delle persone coinvolte, dei loro sentimenti, delle loro storie. È un sistema che fa fatica a riconoscere il valore dei legami affettivi, che preferisce “gestire” le famiglie piuttosto che aiutarle a ricostruirsi. E quando lo fa, lo fa spesso senza considerare che dietro ogni numero, dietro ogni provvedimento, c’è una vita, un cuore che batte. La vicenda di Anna, e quella dei suoi figli, è simbolo di un problema che, da anni, affligge molte famiglie italiane: la separazione forzata dei bambini dalle loro madri, spesso a causa di una burocrazia cieca, lontana dalla realtà, che non sa ascoltare le voci di chi vive davvero la sofferenza. Il caso di Anna ci fa riflettere su quanto sia ancora lontana la comprensione, da parte delle istituzioni, del valore della famiglia e delle dinamiche che legano una madre ai suoi figli. Anna oggi lavora in una RSA, da ben otto anni, e continua a lottare, anche se il suo cuore è rimasto con Giorgia, Lorenzo e Greta. La sua vita non è stata facile, ma è una madre che non ha mai smesso di sperare, anche quando tutto sembrava perduto. La sua storia è una denuncia contro un sistema che ha fatto della separazione un trattamento standard, senza rendersi conto che, nel cuore di una madre, il dolore di non poter abbracciare i propri figli è una ferita che non si rimargina mai. La vicenda di Anna non è solo un caso legale, è una tragedia umana, una lotta per il diritto di ogni madre di stare con i propri figli. E la domanda che ci resta, dopo anni di battaglie e di sentenze, è se davvero il bene del minore sia stato messo al primo posto, o se, come troppo spesso accade, si sia pensato più a gestire un caso che a restituire a una madre il diritto di crescere i propri bambini. Che quello del “Forteto” o “Bibbiano” sia uno status quo è un dubbio sempre più insistente. Sono passati anni e molti altri scandali dal lontano Luglio 2019. Decenni se pensiamo alla Bassa Modenese e le 14 famiglie accusate di pedofilia ed esoterismo, intere esistenze devastate. In una società che si dice “avanzata”, forse è il momento di riflettere su quanto realmente sia giusto continuare a ignorare il grido silenzioso di chi, come Anna, ha visto la propria vita distrutta da un sistema che non ha saputo dare ascolto all’unica cosa che conta davvero l’amore di una madre. Anna aveva solo bisogno di sostegno, ma le sono stati rubati tre figli.
*I nomi sono stati modificati dall’autrice dell’articolo, per proteggere la privacy dei soggetti coinvolti.*
7 novembre 2024 – SARA JOEY – Qui Radio Londra Tv