
TENSIONE SEMPRE MAGGIORE TRA SUDAFRICA E USA. RECIPROCHE ACCUSE E ORA, ANCHE UN'ESPULSIONE.
di Anna Turletti - corrispondente estero
Il blocco degli aiuti al Sudafrica da parte di Trump, poche settimane fa, sancisce anni di crescenti tensioni su tutto, dalla Russia alla Cina, fino alla spinosa questione israeliana. Ed entrambe le parti potrebbero perdere se le tensioni dovessero aumentare
ulteriormente. Venerdì 7 febbraio u.s. il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che congela gli aiuti al Sudafrica, citando l’approvazione avvenuta da poco di una recente legge locale sull’espropriazione delle terre, legge che il leader americano e i suoi alleati sostengono discrimini i contadini bianchi. Ma il blocco degli aiuti è solo il culmine di una serie di punti di pressione tra Stati Uniti e Sudafrica, che si stavano accumulando anche durante l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden, e che ora sono esplosi sotto Trump. Seguiamo il declino dei legami bilaterali tra le due nazioni ed esploriamo cosa ciascuna di esse rischia di perdere se le relazioni peggiorano ulteriormente. Cosa ha detto Trump mentre vietava gli aiuti al Sudafrica? Il 2 febbraio, Trump ha pubblicato un messaggio sulla sua piattaforma Truth Social, affermando che “il Sudafrica sta confiscando terreni e trattando alcune classi di persone MOLTO MALE. Gli Stati Uniti non lo tollereranno, agiremo“, ha scritto. “Inoltre. taglierò tutti i futuri finanziamenti al Sudafrica fino a quando non sarà completata un indagine completa sulla situazione”. L’ordine esecutivo che Trump ha successivamente firmato il 7 febbraio ha affermato che la legge sull’espropriazione, approvata a dicembre, consente “al governo del Sudafrica di sequestrare le proprietà agricole della minoranza etnica afrikaner senza indennizzo“. Un presa di posizione molto discutibile se paragonata ad un passato statunitense costellato da azioni illegali, appropriazioni indebite di larghissime parti territoriali come quelle sottratte da decine e da centinaia di anni, per esempio, ai nativi americani. E senza contare gli attuali proclami neo-imperialisti che vedono gli USA tentare senza alcuna vergogna di impadronirsi della Groenlandia. Nell’ordinanza USA si legge ancora: “Questa legge segue innumerevoli politiche governative progettate per smantellare le pari opportunità in ambito lavorativo, educativo e commerciale, una retorica odiosa e azioni governative che alimentano una violenza sproporzionata contro proprietari terrieri razzialmente sfavoriti“. Il giorno seguente, Trump aveva raddoppiato quei commenti mentre si rivolgeva ai giornalisti. “Stanno accadendo cose terribili in Sudafrica”, aveva detto, riferendosi alla legge sui territori. Nell’ordine esecutivo, gli Stati Uniti hanno anche offerto di reinsediare i sudafricani afrikaner, un suggerimento che è stato respinto dai gruppi afrikaner, compresi quelli che hanno fatto pressioni sugli Stati Uniti e Trump specificamente contro il governo sudafricano. Anche gli assistenti di Trump hanno attaccato il Sudafrica Dal Segretario di Stato americano Marco Rubio al multimiliardario nato in Sudafrica e consigliere di Trump Elon Musk (capo del DOGE), le bordate contro il Sudafrica sono state incessanti sin dai primi commenti del presidente degli Stati Uniti. Un giorno dopo i commenti iniziali di Trump, quando il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha difeso la legge sul territorio su X, Musk, l’uomo più ricco del mondo, ha risposto scrivendo: “Perché avete leggi apertamente razziste”. Il Mercoledi seguente, Rubio ha annunciato su X che la sua delegazione “NON parteciperà al vertice del G20 a Johannesburg. II Sudafrica sta facendo cose moto brutte. Espropriando proprietà private”. Il Sudafrica, che detiene la presidenza di turno del blocco del G20 di 20 grandi economie, ha ospitato infatti un incontro dei ministri degli esteri del gruppo proprio il 20-21 febbraio, ultimo scorso. Ma qual è la verità sulla “legge sulla terra” Come emerso nei giorni successivi al 7 febbraio, il governo sudafricano ha insistito sul fatto che non c’è stata alcuna confisca forzata di terreni e che qualsiasi espropriazione che si verifichi sarà “un processo legale costituzionalmente obbligatorio”. Gli esperti hanno criticato i tentativi di suggerire che la legge del Sudafrica sia in qualche modo simile alla confisca forzata di terreni appartenenti ai contadini bianchi dello Zimbabwe, avvenuta sin dagli anni 2000. La legge sudafricana vieta l’acquisizione arbitraria di terreni e prevede un risarcimento nella maggior parte dei casi. Richiede inoltre alle autorità di cercare prima di raggiungere un accordo ragionevole con il proprietario terriero, e solo in caso contrario il terreno potrebbe essere espropriato. Il terreno può essere espropriato solo per scopi pubblici, come la Costruzione di scuole, ospedali o autostrade, 0 per interesse pubblico, che include la riforma agraria. Più di tre decenni dopo la fine dell’apartheid, la comunità bianca minoritaria del Sudafrica, che costituisce il 7 percento della popolazione, controlla ancora oltre il 70 percento del territorio del paese. Eppure i contadini bianchi sudafricani sono da tempo un’ossessione per Trump. Nel 2018, durante il suo primo mandato, Trump aveva affermato che il Sudafrica aveva assistito a “uccisioni su larga scala” di contadini bianchi. Ma non sono state trovate prove a sostegno di questa affermazione e il Sudafrica all’epoca affermò che Trump era male informato. Mentre gli attacchi di Trump al Sudafrica sono in linea con la narrazione della vittimizzazione bianca su cui il movimento politico del presidente degli Stati Uniti ha a lungo fatto affidamento, le tensioni tra le nazioni non sono svanite nei quattro anni in cui Biden è stato presidente. E, anzi, sono aumentate. La posizione del Sudafrica su lsraele ha influenzato i legami con gli Stati Uniti. All’inizio del 2024, l’allora ministro degli esteri del Sudafrica, Naledi Pandor, era volato negli Stati Uniti per un viaggio di gestione della crisi. I Congresso degli Stati Uniti stava discutendo un disegno di legge per punire il Sudafrica per le sue accanite critiche alla brutale guerra di Israele a Gaza, che ha ucciso più di 61.000 persone, tra Cui molte scomparse che ora si presume siano morte. Nel dicembre 2023, il Sudafrica aveva portato Israele alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia, accusandolo di aver commesso un genocidio a Gaza. Da allora, la Corte internazionale di giustizia ha emesso ordinanze provvisorie contro Israele, mentre molti paesi si sono uniti al caso del Sudafrica. La Corte deve ancora emettere il suo verdetto finale, ma alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti hanno deciso che il Sudafrica doveva pagare un prezzo. L’US-South Africa Bilateral Relations Review Act, presentato alla Camera degli Stati Uniti quasi esattamente un anno fa, il 6 febbraio 2024, aveva accusato il Sudafrica “di schierarsi con attori maligni, tra cui Hamas, un’organizzazione terroristica straniera designata dagli Stati Uniti e un rappresentante del regime iraniano”. Ma nessuno cita, ora, il voltafaccia statunitense da poco avvenuto in Siria, dove il nuovo leader, il “ribelle” Al Jolani, prima colpito da una taglia USA di milioni di dollari per terrorismo, ora è visto come l’eroe anti Assad, con cui collaborare. A Washington, nel 2024, il ministro sudafricano Pandor aveva cercato di incontrare i membri del Congresso e aveva parlato con think tank per articolare le radici dell’era dell’apartheid dell’opposizione del Sudafrica alle politiche di Israele contro la Palestina e alla guerra genocida a Gaza. Il disegno di legge US-South Africa Bilateral Relations Review Act deve comunque essere ancora approvato, ma Trump nel suo ordine esecutivo e Rubio nei suoi recenti commenti hanno entrambi fatto riferimento alla politica israeliana del Sudafrica come motivo della reazione di Washington.” Il Sudafrica ha assunto posizioni aggressive nei confronti degli Stati Uniti e dei Suoi alleati, tra cui accusare Israele, non Hamas, di genocidio presso la Corte internazionale di giustizia e rinvigorire le sue relazioni con l’lran per sviluppare accordi commerciali, militari e nucleari”, si legge nell’ordine esecutivo. Ma quali sono le “azioni aggressive” intraprese dal Sudafrica contro gli Stati Uniti? Rubio ha anche accusato il Sudafrica di “antiamericanismo“. Di cosa stava parlando? Il disegno di legge del 2024 al Congresso offre uno scorcio della tensione strategica più profonda che oscura i legami da un po’. Il disegno di legge del 2024 accusa il Sudafrica di perseguire “legami più stretti con la Repubblica Popolare Cinese (“RPC”) e la Federazione Russa”. Tanto per rinfocolare la questione da parte americana, a maggio 2023, l’ambasciatore statunitense in Sudafrica aveva accusato il paese di aver fornito armi alla Russia per la sua guerra contro I’Ucraina, tramite una nave cargo attraccata segretamente a una base navale vicino a Città del Capo. Un’indagine del governo sudafricano aveva concluso a settembre 2023 che “non è stata trovata alcuna prova” per le affermazioni secondo cui il Sudafrica avrebbe fornito armi alla Russia. A suo tempo Ramaphosa ha affermato che l’accusa “ha avuto un effetto estremamente dannoso sulla nostra valuta, sulla nostra economia e sulla nostra posizione nel mondo; in effetti, ha offuscato la nostra immagine”. All’inizio di quell’anno, nel febbraio 2023, Sudafrica, Russia e Cina hanno anche tenuto esercitazioni militari congiunte nell’Oceano Indiano. Gli Stati Uniti hanno risposto dicendo di essere “preoccupati”. E Pretoria è stata sempre attenta a bilanciare le relazioni tra Russia e Cina, da un lato, e Stati Uniti e i loro alleati, dall’altro. Nonostante il caso della Corte internazionale di giustizia, il Sudafrica continua a mantenere solidi legami commerciali con Israele: per alcuni periodi dell’ultimo anno, il Sudafrica è stato il più grande fornitore di carbone a Israele, anche se il governo Ramaphosa ha dovuto affrontare accuse interne di ipocrisia. Nel frattempo, il Sudafrica ha anche convinto il presidente russo Vladimir Putin a non partecipare al vertice BRICS che ha ospitato l’anno scorso. Il Sudafrica è membro della Corte penale internazionale, che ha emesso un mandato di arresto contro Putin per la guerra in Ucraina. I membri della CPl dovrebbero arrestare gli individui con mandati di cattura nei loro confronti. Cosa c’è in gioco se le relazioni peggiorano ulteriormente? Il Sudafrica è il più grande partner commerciale degli Stati Uniti in Africa, con 9,3 miliardi di dollari di esportazioni statunitensi destinate al Sudafrica nel 2022. Circa 600 aziende statunitensi operano nel paese. Il Sudafrica è un partner strategico fondamentale per gli Stati Uniti, un baluardo democratico in una regione in cui molti altri movimenti post-liberazione si sono rivolti all’autoritarismo. Anche per il Sudafrica c’è molto in gioco. Sebbene la Cina sia di gran lunga il più grande partner commerciale del Sudafrica, gli Stati Uniti sono la guarta fonte delle sue importazioni, dopo Cina, Germania e India, e la seconda destinazione per le sue esportazioni, dopo la Cina, secondo I’Osservatorio della complessità economica (OEC). Il Sudafrica beneficia, inoltre, dell’African Growth and Opportunity Act (AGOA), legge statunitense approvata dal Congresso nel 2000 che garantisce a molte nazioni sub-sahariane, tra cui il Sudafrica, l’accesso esente da dazi ai mercati statunitensi per 1.800 prodotti. Le esportazioni sudafricane verso gli Stati Uniti nel 2022 ammontavano a quasi 11 miliardi di dollari, secondo i dati dell’OEC. La minaccia che il Sudafrica perda tale status aleggia ora sulla relazione, poiché Trump affronta questioni commerciali che ritiene ingiuste nei confronti degli Stati Uniti. Nonostante ciò, come riportato da alcune agenzie di stampa internazionali, la risposta orgogliosa del Sudafrica non è tardata. Il Congresso nazionale africano (Anc) del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha condannato “la continua ingerenza degli Stati Uniti negli affari del Sudafrica, definendola un attacco alla sovranità e all’integrità territoriale della nazione”. In una nota, il portavoce del partito Mahlengi Bhengu-Motsiri ha quindi esortato i cittadini sudafricani a schierarsi uniti contro le azioni “neo-imperialiste” e gli sforzi statunitensi di indebolire il governo democraticamente eletto di Pretoria. “La nostra dolorosa storia di colonialismo e apartheid ci ha insegnato che qualsiasi forma di supremazia o dominio straniero deve essere inequivocabilmente condannata nei termini più forti possibili”, ha affermato Bhengu-Motsiri. La posizione del partito al governo in Sudafrica segue immediatamente la polemica scoppiata la scorsa settimana dopo l’ordine esecutivo con cui il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato la sospensione immediata di tutti i finanziamenti statunitensi al Paese – si parla di 440 milioni di dollari nel 2023 – denunciando politiche basate sulla “segregazione razziale“, in particolare nell’attuazione dell’Expropriation Act recentemente firmato, Una legge che, secondo il governo sudafricano, mira a correggere le passate ingiustizie dell’apartheid. È importante ribadire e sottolineare che l’ordinanza di Trump include anche una disposizione per aiutare gli Afrikaner – gruppo etnico sudafricano composto da discendenti di coloni europei, principalmente olandesi – a reinsediarsi negli Stati Uniti come rifugiati in fuga da presunte discriminazioni razziali sponsorizzate dal governo. Nel reagire all’ordine di Trump, le associazioni AfriForum e Solidarity Movement – che sostengono gli interessi degli afrikaner – hanno denunciato una campagna di disinformazione e propaganda a danno del loro Paese, rifiutando la proposta del neopresidente. “Non vogliamo trasferirci altrove e non chiederemo ai nostri figli di trasferirsi in un altro Paese. Abbiamo interessi per le generazioni future e vogliamo assicurarci che la nostra cultura venga tramandata alle generazioni future; questo non può essere fatto all’esterơ”, ha dichiarato Kallie Kriel, amministratrice delegata di Afriforum in una conferenza stampa Congiunta con il movimento Solidarity, tenuta a Pretoria. Kriel ha affermato che gli afrikaner, discendenti dei coloni europei, vedono un futuro in Africa e non altrove. “Non siamo europei. Siamo indigeni di questo Paese e non andremo da nessuna parte“, ha aggiunto. Kriel, soffiando sul fuoco, ha tuttavia elogiato Trump e il governo degli Stati Uniti per aver riconosciuto e identificato quella che ritiene l’effettiva discriminazione che gli afrikaner subiscono in Sudafrica attraverso la legislazione razziale e i diritti di proprietà, e ha promesso impegno nel cercare soluzioni a livello locale. “Ci impegniamo a trovare soluzioni a livello locale. Gli afrikaner vogliono il riconoscimento come gruppo, non il privilegio nel loro paese di nascita”, ha affermato. Anche il presidente del Solidarity Movement, Flip Buys, ha affermato che gli afrikaner sono legati al Sudafrica e al continente. “Non siamo d’accordo con il Congresso Nazionale Africano ma amiamo il nostro Paese”, ha detto, annunciando l’intenzione di chiedere un incontro con Ramaphosa e di recarsi presto negli Stati Uniti per parlare con i rappresentanti della Casa Bianca. Ovviamente nell’ordine di Trump -e ciò va ribadito- pesano come una pietra tombale il coinvolgimento del Sudafrica nel denunciare Israele alla Corte Penale Internazionale (CPI) e i presunti legami più stretti di Pretoria con l’eterno nemico dell’America, l’lran, come ragioni per il taglio degli aiuti. Da parte sua, nelle settimane passate il governo del Sudafrica ha espresso ufficialmente “preoccupazione” per la “propaganda e disinformazione diffuse dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump”. “Siamo preoccupati da quella che sembra una campagna di disinformazione e propaganda diretta a denigrare la nostra nazione. Appare deludente che questa narrativa abbia preso piede tra i vertici del governo statunitense”, si legge in una nota del ministero degli Esteri sudafricano. “E ironico che l’ordine esecutivo di Trump assegni lo status di rifugiato a un gruppo sociale del Sudafrica che rimane tra quelli più economicamente privilegiati, mentre le persone vulnerabili che da altre parti del mondo vanno negli Usa vengono rimpatriate e viene loro negato l’asilo“, conclude la dichiarazione. E proprio poche ore fa, una nuova escalation nei rapporto trai i due stati: gli USA dichiarano di voler espellere l’ambasciatore del Sudafrica. Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha dichiarato che l’ambasciatore del Sudafrica a Washington, Ebrahim Rasool, “non è più il benvenutơ” negli USA, accusandolo di essere un “politico istigatore di razzismo che odia il presidente americano Donald Trump. “L’ambasciatore del Sudafrica negli USA non è più il benvenuto nel nostro grande paese. Ebrahim Rasool è un politico che provoca razzismo e odia l’America e odia il presidente. Non abbiamo nulla di cui discutere con lui e quindi è considerato PERSONA NON GRATA”, così ha scritto Rubio in un post su X. Rubio, nel suo post, ha fatto riferimento a un articolo del quotidiano conservatore statunitense Breitbart, che commentava le dichiarazioni rilasciate da Rasool venerdi durante il webinar di un think tank sudafricano.
Secondo questo articolo, Rasool avrebbe affermato che la supremazia bianca sarebbe la causa della “mancanza di rispetto” di Trump per “l’attuale ordine egemonico” del mondo. Il quotidiano Breitbart ha anche affermato che Rasool ha sottolineato che il movimento MAGA di Trump “è stata una risposta della supremazia bianca alla crescente diversità demografica negli USA” Mentre, nella sua immediata replica, il Sudafrica ha definito “deplorevole” la decisione di espellere Rasool e ha esortato tutte le parti interessate a mantenere il decoro diplomatico, il conflitto a livello relazionale e geopolitico tra le due nazioni continua e non se ne vede una soluzione nel breve. Al prossimo aggiornamento.
17 marzo 2025 – ANNA TURLETTI – Qui Radio Londra Tv