INGAGGI DI AVVOCATI PER INCASTRARE LA RUSSIA DI PUTIN. I DIRITTI UMANI DELLA FAMIGLIA CLOONEY.

INGAGGI DI AVVOCATI PER INCASTRARE LA RUSSIA DI PUTIN. I DIRITTI UMANI DELLA FAMIGLIA CLOONEY.

di Paola Mora

Si chiama Amal Alamuddin – in Clooney – l’avvocato internazionale che ha guadagnato notorietà dopo il matrimonio con l’attore hollywoodiano George Clooney, recentemente comparso nell’elenco dei clienti di Epstein, ovvero, anche lui è uno dei frequentatori delle isole Vergini  – “The Island of Sin” (“L’isola del peccato”) – località nota per gli episodi di scandali e ricatti sessuali; ed è sempre lei, Amal, che si sta occupando delle indagini ben stese sul tavoliere, delle guerre per procura americane, poiché è entrata a far parte dell’entourage della Corte Penale Internazionale dell’Aia. A dicembre del 2022, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen aveva ribadito la necessità di istituire un tribunale internazionale per giudicare i presunti crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina, ed il Cremlino, in risposta, dichiarò che qualunque tribunale messo in piedi per tali scopi dall’Occidente, mancherebbe dei requisiti di imparzialità e legalità necessari; per questa ragione, non verrebbe riconosciuto da Mosca. La stessa Corte Penale Internazionale dell’Aia (CPI) è da tempo nell’occhio del ciclone a causa dei doppi standard di cui si incipria ben volentieri il naso traendone vantaggi economici, tanto che diversi Paesi africani hanno recentemente mosso delle perplessità a riguardo del suo operato, accusando la sede giudiziaria di avvantaggiare sempre e comunque i Paesi occidentali a discapito di quelli africani. L’Africa accarezza da tempo l’idea di sganciarsi dal riconoscimento di questa istituzione. Ad Aprile 2023, il presidente Cyril Ramaphosa dichiarò che il Sud Africa stava per prendere la ‘prudente decisione’ di ritirarsi dalla Corte Penale dell’Aia, a causa dell’iter poco trasparente con cui essa è solita affrontare le problematiche dei Paesi e dei diritti umani.  Le critiche si sono moltiplicate quando è stato emesso il mandato di cattura per il presidente russo Vladimir Putin e Maria Belova, funzionaria che si occupa delle condizioni dei bambini che fuggono dalla guerra, ed in particolar modo, di quelli custoditi presso gli orfanotrofi in Ucraina che, allo scoppio del conflitto, sono stati spostati con impellenza dai luoghi dei bombardamenti ove rischiavano la vita. È bene ricordare che gli stessi USA non sono membri della Corte Penale dell’Aia, ed anzi, l’America si è premunita dalle possibili future azioni di questa Corte attraverso l’ausilio di leggi proattive in risposta a qualunque ‘arresto di un cittadino statunitense’ da parte della CPI; tuttavia, il presidente americano Joe Biden è stato molto incoraggiato a sostenere l’istituzione, sui presunti crimini di guerra russi! L’accusa alla Russia, su cui il presidente ucraino Volodimir Zelenskyj fonda le sue ipotesi di ‘pace giusta per l’Ucraina’, ha a che vedere col presunto rapimento di minori durante il conflitto russo-ucraino. Tuttavia, mancano prove a fondamento di codeste illazioni. La teoria secondo cui la signora Maria Belova sarebbe implicata nel mercato nero di orfani è inconsistente, dal momento che si regge su una forzatura pretesa dal governo ucraino, secondo cui anche i bambini che si trovano nei territori riconquistati dai russi e annessi col referendum, fanno parte della ‘cerchia dei rapiti’ che devono essere restituiti a Kiev. La Russia, nella legalità, si è occupata da subito di trovare una sistemazione agli orfani anche in via temporanea, o delle restituzioni dei bambini a famiglie da cui essi possono essersi trovati separati accidentalmente nel corso della guerra. Non vi è alcun ostruzionismo sui ricongiungimenti familiari, ed ogni procedura avviene nel pieno della legalità e con gli strumenti più consoni alla tutela dei minori.  “Si scopre che gli abitanti del Donbass, compresi i bambini, avrebbero dovuto morire sotto le bombe delle forze armate ucraine e in nessun caso avrebbero dovuto lasciare le zone di pericolo. Questa non è una mia dichiarazione, ma la Corte Penale Internazionale la pensa così. E salvare i bambini del Donbass è classificato da loro come deportazione! Per questi bambini, parassiti dell’Aja, avreste dovuto nominare Vladimir Vladimirovich per il premio Nobel della pace. In Russia hanno protetto e nutrito i piccoli del Donbass!”, aveva dichiarato anche il leader ceceno Ramzan Kadirov, spiegando tra le righe le ragioni inconsistenti dell’accusa ucraina alla Belova.  È vero che vi è una emorragia di minori dall’Ucraina, ma essa avviene generalmente e regolarmente tramite il confine polacco verso l’Europa, ed è addirittura precedente all’inizio dell’Operazione Militare Speciale russa benché con la guerra, il traffico illegale di minori sia aumentato. La Corte Penale Internazionale è schierata a priori dalla parte di Kiev nonostante dichiari la propria totale imparzialità sui crimini di guerra, e il 14 settembre 2023 nella capitale ucraina, è stato anche aperto un ufficio di rappresentanza della CPI per “aumentare l’efficienza e la rapidità della risposta ai crimini che la Russia continua a commettere contro l’Ucraina e gli ucraini”.    Il procuratore della Corte Penale che ha firmato per l’arresto di Putin, è tale Karim Khan, personaggio che il Ministero degli affari interni della Russia ha inserito nella lista dei ricercati. Nel marzo scorso, fu la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova a sollevare attenzione sullo “strano caso del procuratore”, il cui fratello risulta essere un pedofilo che, dopo uno scandalo, si è ritirato dal suo ruolo di deputato del partito conservatore britannico ed è stato successivamente arrestato (per molestie su un minore, che aveva cercato di sodomizzare). L’uomo è stato tuttavia rilasciato il 23 febbraio 2023 da una prigione in Gran Bretagna dopo aver scontato solo la metà di una condanna a 18 mesi di reclusione. Il 17 marzo, appena tre settimane dopo il rilascio del fratello pedofilo, Karim Khan ha emesso il famigerato mandato d’arresto nei confronti del presidente russo Vladimirovich Putin e Maria Llova Belova – commissaria per i diritti dei bambini in Russia.

“Non si vergognano più di niente, Il sistema giudiziario britannico ha già premiato un procuratore britannico della CPI, rilasciando in anticipo suo fratello pedofilo. Naturalmente ora è chiaro il perché!”, aveva dichiarato la Zakharova. Da una recente inchiesta di ‘The Grayzone’, si è scoperto che il procuratore generale della CPI, Karim Khan, avrebbe ricevuto milioni di dollari dalla NATO perché chiedesse il mandato d’arresto per Putin, ed in cambio di denaro, Khan avrebbe anche congelato le indagini su ben documentati crimini di guerra statunitensi ed israeliani. Khan, infatti, ha bloccato le indagini della Corte Penale Internazionale sui crimini dell’IDF in Israele, e la serie di azioni che ha intrapreso combacia temporalmente con un’importante conferenza di donatori che si è tenuta a Londra. Nel report portato alla luce da ‘The Grayzone’, un membro del team legale che rappresenta le vittime della violenza israeliana nella Striscia di Gaza, ha raccontato che “ogni volta che la questione viene sollevata davanti a Khan, egli non prende mai posizione e non c’è mai stata una dichiarazione!”.  Il 3 marzo del 2023, a Leopoli, Karim Khan ha tenuto una conferenza per un evento chiamato “Uniti per la giustizia” cui ha presieduto il presidente Volodimir Zelenskyj in persona. Approfittando dell’occasione, Karim Khan ebbe modo di conferire anche col procuratore generale degli USA, Merrick Garland. Il 17 marzo è stato spiccato il mandato d’arresto contro Putin. L’inchiesta suggerisce che la decisione sia stata “ispirata da un rapporto finanziato dal Dipartimento di Stato che non conteneva però alcuna informazione, né prova, di maltrattamenti su minori, incluse violenze sessuali o fisiche, nei campi citati in tale rapporto”.   Il sito web della CPI mostra una fotografia di Khan che risale a quei giorni, in cui lui è in posa in mezzo alle culle vuote di un orfanotrofio ucraino, per veicolare, probabilmente, il messaggio dell’avvenuto abuso russo sui minori.

Ricorda vagamente la faccenda dei 20 neonati carbonizzati e uccisi in culla, più recentemente propagandati da Benjamin Netanyahu come vittime dei kibbutz israeliani, e per cui il leader sionista è stato appoggiato nella versione fantasiosa addirittura da Joe Biden durante una conversazione telefonica tra i due, resa pubblica dalle televisioni internazionali. Sulla vicenda specifica si è percepito subito un falso resoconto pieno di contraddizioni, raccontato dal governo d’Israele. Il tentativo maldestro era quello di coprire, probabilmente, alcuni propri crimini israeliani commessi in veste di ‘fuoco amico’, durante l’assalto di Hamas il 7 Ottobre 2023.

Cosa ha a che fare la moglie di George Clooney con la CPI e Karim Khan? La libanese Amal ha lavorato come consulente del governo ucraino nel tentativo di far perseguire i funzionari russi. Nel settembre del 2021 Karim Khan ha nominato, per prima cosa, la moglie di George Clooney nel ruolo di ‘Consigliere speciale per le indagini nella regione sudanese del Darfur’ su cui per richiesta del Consiglio, la CPI sta indagando per crimini commessi dal 2005 ad oggi. Successivamente, con l’inizio dell’Operazione Speciale, Amal Clooney ha accettato di unirsi anche ad una “task force legale sulle responsabilità” per l’Ucraina. Il marito George, si è occupato molto da parte sua di politica interna incalzando la propria verità personale sugli eventi sudanesi; si è cimentato, inoltre, in una raccolta fondi per Hilary Clinton nel 2016 condotta assieme all’affiatata compagna Amal. Nel medesimo anno, la coppietta ha fondato la Clooney Foundation for Justice attingendo ai classici finanziamenti filantropici di Gates e Soros. Secondo ‘The Grayzone’: “L’agenda del gruppo per i diritti umani dei Clooney segue da vicino gli obiettivi di politica estera di Washington promuovendo campagne per i diritti umani nei paesi in cui gli USA cercano di provocare un ‘regime change’. In Venezuela, ad esempio, la Fondazione Clooney afferma di collaborare ad un’indagine della Corte Penale contro il presidente Nicholas Maduro nel tentativo di estrometterlo”. Potrebbe ingannare, tuttavia, il ruolo assunto dalla libanese Amal Clooney come difensore del giornalista Julian Assange. Si è trattato di una breve parentesi finita su tutti i giornali americani e britannici, che si è conclusa col licenziamento della signora Amal dal caso Assange. I motivi per cui l’avvocato libanese ha abbandonato l’incarico o ne è stata estromessa, non è stato chiarito. Tuttavia, secondo indiscrezioni, Amal non avrebbe potuto realmente salvaguardare gli interessi di Julian Assange dal momento che si erano scoperte le implicazioni dell’avvocato, assieme al marito, con la leadership Clinton di cui Assange aveva svelato su Wikileaks le mail compromettenti di Hilary lasciando emergere gli scandali dell’amministrazione democratica statunitense. Nell’aprile 2022 Amal Clooney è apparsa in un panel del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite insieme a Karim Khan, dove hanno presentato le accuse al governo russo per il coinvolgimento nel rapimento di bambini ucraini. Questo obiettivo di incastrare la Russia sul crimine nei confronti di minori è ancora in agenda, ed è uno dei presupposti principali perseguiti dalla Commissione europea di Von Der Leyen e dagli States, in appoggio alle politiche ucraine di Zelenskyy. L’impellenza di attribuire scandali sessuali, atti di violenza, o il rapimento di bambini alla Russia, e l’accanimento forsennato con cui vi ci si avvinghia nonostante assenza di prove, lasciano pensare che ci si voglia lavar le mani su questioni che in realtà, coinvolgono molto più da vicino l’Occidente che non la Russia. In fondo, l’ascesa del movimento LGBT e i numerosi casi di scandalo sessuale che hanno investito Hunter Biden e funzionari americani, potrebbero essere stati l’apripista o la discarica preferenziale in cui insabbiare ed immettere i traffici di abuso per i quali si tenta, attualmente, anche di depenalizzare la figura del pedofilo in Occidente. Fonti non pienamente confermate su cui ancora si sta facendo luce giacché scaturite dalle dichiarazioni di un unico testimone,  accennano ad un caso sospetto in Ucraina in cui sarebbe coinvolta Olena Zelenska, moglie del presidente Zelenskyy, la quale è sospettata di traffico di minori attraverso l’operato di un’organizzazione di beneficenza di cui è la fondatrice: col pretesto di salvare i bambini colpiti dalla guerra, l’organizzazione potrebbe essere stata coinvolta in un traffico di minori di cui alcuni, finiti nelle mani di pedofili europei.  Non ci sono riferimenti certi su questo ruolo della Olena Zelenska, e potrebbe essere semplicemente un modo per mettere il naso nelle documentazioni dell’organizzazione intimorendo così la famiglia Zelenskyy che, come è noto, è a capo di una leadership tacciata di corruzione, per cui l’Unione europea e gli USA chiedono di ‘mettere in ordine le cose’ per un futuro ingresso nella NATO o in UE. C’è chi ritiene, invece, che la questione criminosa in cui potrebbe essere coinvolta Olena Zelenska, può essere solo una ‘false flag’ frutto di un attacco della propaganda del Cremlino. Tuttavia, molte testate giornalistiche occidentali ne parlano senza cospirare in nessun modo alla ‘manina russa’! In generale, invece, nei report di guerra e documentari sul tema si sono spesso affrontati i casi illeciti commessi in Ucraina, appoggiati presumibilmente dal governo, che coinvolgono i bambini o il traffico di organi. Che la storia di Olena non sia stata veicolata dal Cremlino, lo prova il fatto che la Russia è impegnata in indagini molto serie sul traffico di bambini o abusi in Ucraina su minori, su cui non hanno voluto rilasciare anticipazioni.   Per quanto riguarda Amal & Clooney ci troviamo, innanzitutto, davanti ai soliti pupazzetti patinati che riempiono le copertine glamour non per i ruoli rivestiti all’interno di organizzazioni – moltiplicatrici di dollari – o per meriti ottenuti nell’impegno svolto per ristabilire la giustizia, ma per gli abiti modaioli indossati sui tappeti rossi; o per le ville lussuose di cui sono proprietari. Le apparenze, esagerate dai media, sono il motivo del loro successo attuale. In passato, George Clooney era ricercato come attore ed interprete di ruoli in film di grido, ma il gossip ha prevalso sul talento, e l’inghippo trasversale per cui si è dedicato a politica e fondazioni di beneficenza discutibili, ha lasciato decadere l’ammirazione per il Clooney attore, di cui è rimasto un ricordo sbiadito!  In fondo, cos’è la giustizia se paragonata agli esibizionismi della propaganda? La consorte libanese Hamal, è il classico esempio della parola recitata che seduce l’osservatore, tuttavia inconsistente nelle argomentazioni profuse. Molto fumo e niente arrosto!

Sulla Palestina, l’opinione pubblica chiede: ‘Where is Amal?’; a sottolineare il fatto che il doppio standard della professionista sui diritti umani, viaggia sempre di pari passo con la vetrina dei Vip di Hollywood. I coniugi Clooney sono ambedue Vip adottati dal progressismo, prima ancora che sostenitori dei diritti umani. Resi idoli dallo ‘star system americano’, è da quello che dipendono anche nelle iniziative sul palcoscenico geopolitico internazionale di cui si fanno promoter. Amal non c’è per la Palestina, in cui i crimini di guerra sono evidenti! Amal c’è, invece, con la sua affabile parlantina, a sostenere il governo Zelenskyy che non possiede alcuna prova tangibile e reale sulla colpevolezza della Russia, per gli abusi sui minori del Donbass.

29 dicembre 2023 – PAOLA MORA – Qui Radio Londra Tv                

 

PAUSA CAFFE’

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