DIALOGO CON ALBERTO LORI: IL DIVULGATORE CHE CERCA DIETRO LA LUNA
di Paola Mora
“Mio padre aveva una bellissima voce”.
È la dichiarazione spontanea e viscerale che cristallizza il tratto ereditario di un uomo che non è propriamente un ricercatore ma un divulgatore di ricerche, il quale ha fatto dello strumento vocale un’arma bianca verso la conoscenza dell’universo e dell’essere umano. Alberto Lori è l’osservatore che parla al popolo, semplificando l’incomprensibile. Lo ha fatto sin da giovane e continua a declinarlo nel presente in un periodo dove, concesso che il tempo non esiste, rivestono un ruolo fondamentale tutte le informazioni ed i messaggi che veicoliamo all’esterno e che possono produrre cambiamenti significativi della realtà terrena. Il signor Lori non è una, ma tante inclinazioni dell’essere: è scrittore quantico e romanziere, redattore e autore, specialista in comunicazione PNL e speaker in diversi ambiti tra cui ricordiamo l’esperienza professionale in Radio RAI, fino al salto per la conduzione del Tg2 RAI; è giornalista freelance ed esperto documentarista, voce amata della rubrica scientifica ‘SuperQuark’ ed anche insegnante di tecniche del linguaggio, avendo curato la preparazione e dizione di molti dirigenti, comandanti del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, piloti dell’Alitalia, pionieri del giornalismo. Perché intervistare qualcuno, che ha già raccontato tanto? Semplicemente, non si finisce mai di imparare dalle persone e dai talenti! Ognuno di noi vive in una vita mille vite, e talvolta l’evoluzione ci spinge ad osare tuffi in luoghi sempre più sconfinati di cui possiamo raccontare le meraviglie anche agli altri. Alberto Lori è un uomo che a un certo punto della sua vita ha deciso di oltrepassare il visibile e di cercare altrove le risposte all’essere, all’esserci, al vivere, al morire; e che oggi, ha l’entusiasmo mai stanco di raccontare e di scrivere su quelle forme di scienza innovativa di cui veniamo tenuti generalmente all’oscuro, poiché di esse ci vien detto il minimo indispensabile. Rimanere ignoranti è per alcune faglie zoppicanti del potere, l’unica maniera di controllare le masse. La trasparenza è un parametro odiato dalle politiche militari e istituzionali che, nella verità, incontrano l’ostacolo alla propria egemonia. La fisica quantistica ha fatto passi da gigante nell’ultimo trentennio: inizialmente derisa e destinata a nicchie di pochi, è divenuta strada maestra degli scienziati delle future ere, che, in modo tuttavia maldestro, si limitano a quel che riescono a riprodurre materialmente per rendere servizio al progresso capitalistico, come accade per le neurotecnologie. Dunque, qual è la missione di Alberto Lori?
“Io cerco di rendere più semplici e più esplicabili determinate tematiche che sono complicate per il grande pubblico. Cerco di semplificarle con parole più semplici e alla portata di tutti. Quello che mi interessa, è che la gente riesca a capire! Poi, in fondo, il mio compito è quello di cercare di svegliare i miei simili, di dare loro gli strumenti per liberarsi…”. Comincia con queste parole una lunga discussione con Alberto Lori, il quale quando gli chiedo che significato abbia per lui la ricerca, da subito evidenzia l’importanza della condivisione in un mondo di individui sempre più politicamente, ideologicamente, propagandisticamente divisi! Divulgare le scoperte più importanti nel mondo, implica che chi lo fa sia anche un buon ascoltatore di ciò che viene spiegato dall’altra parte, e non solo dal punto di visto tecnico ma anche concettuale ed emozionale. “Soprattutto, io nasco come comunicatore!”, si presenta. “La comunicazione è importante, ma quella più efficace parte proprio dall’ascolto attivo: devi capire chi hai di fronte, quali sono le tematiche, le emozioni, i pensieri del tuo interlocutore e cercare di essere il più coinvolgente ed empatico possibile”.
Ma da dove parte la comunicazione, oltre che dalla parola? Qual è il primo segreto della comunicazione?
Alberto Lori, dissipa la nebbia attingendo dalla semplicità: “Parlare al cuore, e con il cuore!”, risponde il divulgatore lasciando una bolla d’aria fresca tra l’ultima vocale pronunciata, ed il riemergere del suo respiro! L’intervista si svolge al telefono. Non ho avuto ancora l’onore di conoscere di persona uno dei divulgatori scientifici italiani d’eccellenza, ma il suono di lui che mi arriva attraverso l’apparecchio è cristallino, familiare, piacevole, come essere ospiti a casa di qualcuno che ti offre il caffè coi biscotti. Dandogli del ‘tu’ gli chiedo, anche se lui poi completa la mia frase con una risposta diretta, qualcosa sulla sua voce della quale ha già parlato in qualche intervista, ovvero sul fatto che per lui “è come se essa fosse un dono…”. – “… Lo è senz’altro”, annuisce Lori. “E‘ uno strumento estremamente importante intanto per la comunicazione, ma anche per il fatto che la mia voce sembra avere una modulazione particolare, una sensibilità particolare! È qualcosa che io ho anche curato, ma, ovviamente, come strumento nasce proprio dal fatto che evidentemente è un talento che mi porto dietro anche da una vita precedente”.
“Da chi crede di averlo ereditato?”.
“Mio padre aveva una bellissima voce, devo dire! Ma, non credo che lui la utilizzasse come la ho utilizzata io nella mia professione!”.
“Si è evoluta la sua voce, nel tempo?”.
“Sì, la voce è come il vino buono. Migliora con l’età”.
Alberto Lori si lascia scappare un sorriso! Certamente, non è la prima volta che risponde a questa tipologia di domande dal momento che la sua voce è anche la caratteristica più nota di lui, e per cui chiunque gli ha chiesto quanto essa abbia inciso sulla sua carriera. Sicuramente, essa è uno degli strumenti ma non l’unico, che ha reso Alberto la persona stimata e affabile che è oggi, il quale incuriosisce per quel che conosce e per come lo spiega, e cui ci si può rivolgere quando si tratta di volersi addentrare nei misteri dell’uomo dal punto di vista semantico, scientifico e spirituale! Quindi, come anche questo divulgatore italiano sostiene con un pizzico di malizia, neanche la sua voce è rimasta immutata: ha percorso le proprie evoluzioni, si è fusa tutt’uno con la crescita del personaggio che la ha modulata all’interno delle narrazioni più diverse, e che ne ha anche scelto gli indirizzi e le mete. “Anche il modo di divulgare, è quindi evoluto assieme alla voce? C’è qualche aspetto che prima le piaceva, e oggi le piace meno? Da dove sei partito, e dove sei arrivato?”. Alberto Lori mi risponde: “Se parli di ricerca, per me essa parte addirittura dagli anni ‘70 quando coordinavo un gruppo che si chiamava ‘Dimensione uomo’; trattava di informazione, divulgazione e ricerca scientifica. Il tipo di ricerca che noi facevamo era proprio quella ‘parapsicologica’, dal momento che avevamo con noi anche dei sensitivi del valore di Umberto Di Grazia, Sabina Rinaldi, Filippo Perrone, Mario Rea. Soprattutto, avevamo il vantaggio dell’interdisciplinarità: con noi lavoravano diverse categorie, tra cui medici, biologi, fisici, parapsicologi. Dopodiché, questa esperienza di ricerca è stata anche un percorso personale sulle curiosità che avevo, soprattutto sull’uomo e sulle sue evoluzioni. Una sorta di Diogene ante litteram! Non giravo di certo con la lanterna, ma comunque facevo interviste a destra e a manca per cercare di capire chi è, e cosa era l’uomo. Il tutto, poi si è trasformato in un libro che si chiama “Il cammino del cercatore”, che è molto biografico da questo punto di vista perché io stesso, nella vita, ho intentato varie strade di cui qualcuna si è dimostrata un vicolo cieco e quindi tornavo indietro, mentre altre mi hanno portato su percorsi più producenti… come quando mi sono imbattuto nella ‘quantistica’ che mi ha aperto un orizzonte straordinario di possibilità! Ho incominciato ad appassionarmi tardi a questa disciplina, da circa una quindicina d’anni. È stato in particolar modo a ridosso di quel periodo in cui frequentavo vari corsi di comunicazione, anche a livello internazionale. Richard Bandler, Anthony Robbins, Steven Cowley, Deepak Chopra, erano e sono fonti inesauribili di conoscenza e confronto, per me! Ad un certo punto, è accaduto che un collega di uno di questi corsi mi ha detto di averne seguito uno straordinario, incredibile, sulla psicologia quantistica. “Quantistica? Che vuol dire?”, mi sono chiesto! A lui era piaciuto talmente tanto che aveva intenzione di rifarlo, e mi propose se volessi andare anche io con lui. Naturalmente, lo seguii. Ho preso la palla al balzo, sono andato a Lecce, ed in questa città ho conosciuto il professionista che poi è stato il mio primo maestro di quantistica: il dottor Ilio Torre. Ed anche, ho avuto modo di approcciare col neuro scienziato di fama internazionale, Joe Dispenza. Li ritengo i miei massimi ispiratori, tanto è vero che i miei libri hanno sempre come base d’appoggio o l’uno, o l’altro. E‘ chiaro che poi scrivo parallelamente tutte le mie libere connessioni, riflessioni, ed il risultato è un mix tra una base reale, quantisticamente parlando, e la mia ‘farina del sacco’”.
“C’è un complimento che uno di questi professionisti le ha fatto, che ha apprezzato di più? Qualcosa che ricorda che le è stata detta?”. Uno dei miei primi libri ‘Fattore Q’, ha avuto come relatore il fisico dell’Università di Catanzaro Franco Di Perno, e lui mi disse:” Io questo libro lo consiglierei ai miei studenti!”. Ecco, questo è stato un grande complimento di cui io ricordo con piacere, perché detto da un fisico di quel valore è stato un segnale molto importante per me e per il mio lavoro di divulgazione!”.
Molti anni fa, di quantistica si parlava poco. Oggi, l’essere umano ha camminato passi da gigante verso la conoscenza di se stesso per quanto, dal punto di vista della comprensione teorica alcuni concetti sembrano essere stati assimilati, ma, in termini pratici, son pochi coloro che hanno compreso “come si fa” a modificare le proprie convinzioni e a compiere il tanto chiacchierato “salto quantico” volontario! Evolviamo lentamente, o forse è solo la sensazione di chi è ancora troppo attaccato al concetto di tempo. Alberto Lori attraversa in pochi secondi la barriera delle congetture, e da Diogene, nella versione più primitiva di colui che, con la lanterna, tenta di liberarsi dalle mode dominanti ma resta sempre e comunque attaccato alla vita terrena, egli si avventura tra i nomi dei grandi esperti della quantistica più attuali: quelli che provano a trovare in Diogene il punto di partenza per uscire dalla botte e osservare quel che c’è dall’altra parte del visibile. Ma quale differenza c’è tra la quantistica ed altri tipi di scienza, che si basano sulla classica evidenza scientifica? L’evidenza scientifica della quantistica è un aspetto innovativo e forse, in precedenza, tante peculiarità in essa racchiuse non erano riconosciute o convalidate come lo sono adesso! Einstein sentiva come se gli mancassero dei tasselli e ha provato a cercarli, ma, per lungo tempo, il mondo quantistico è rimasto sopito tra i ricercatori mentre il mondo è andato avanti, spacciando ovvietà comprovate per nuove scoperte! Tanto, l’uomo mangia e poi scorda, soprattutto quando non è un grande intenditore di alcune materie più complesse da assimilare! O forse, in periodi storici remoti cui non ci è possibile tornare, gli antenati conoscevano la quantistica molto più di quanto la si conosca attualmente! Alberto Lori, traccia le differenze tra quantistica e classicità della scienza: “Quando ci si addentra a parlare della quantistica, si entra nella tana del Bianconiglio! E più si va avanti, più ci si rende conto di trovarsi nel Paese delle Meraviglie di Alice, perché tutto è estremamente singolare, straordinario sotto tutti i punti di vista. Uno dei princìpi base della quantistica è l’entanglement, ovvero l’intreccio, l’interconnessione che può esistere tra due particelle che hanno interagito tra loro e che qualunque possa essere la distanza tra loro, o il tempo, e qualunque cosa tu faccia per cambiare la prima particella, istantaneamente quel cambiamento si produrrà anche nella seconda a qualunque distanza e in qualunque tempo. È la scoperta che fece saltare sulla sedia Albert Einstein, e per cui lui disse:” Dio, non gioca con i dadi!”; al quale, ha però risposto Niels Bohr, un fisico danese cui fu assegnato anche il Nobel, e che osservò come non sia compito nostro, degli scienziati, dire a Dio come fare il mondo; lo scopo è di capire più semplicemente come esso funziona! Pensate ad un’automobile che è arrivata alle ultime gocce di benzina nel serbatoio, e ad un gatto che è arrivato alle sue ultime gocce di energia perché sta morendo di fame: quell’auto non andrà mai da sola a cercarsi un distributore, perché ci dovrà essere sempre qualcuno che la spinge, o che la tira! La fisica classica studia ‘corpi inerti’, per cui ci deve essere una forza esterna ed estranea che la muova. Nella fisica quantistica che studia la dinamica dei corpi, il gatto utilizzerà le ultime gocce di energia che ha, per andare a cercare qualcosa da mangiare. È un principio ‘dinamico’! L’altra differenza è che la fisica classica si basa sullo sperimentatore che, all’interno di un laboratorio, non influenza l’esperimento su cui studia; nella fisica quantistica, lo sperimentatore e l’esperimento sono la stessa cosa, un tutt’uno, perché qualunque cosa accade nell’esperimento, è perché c’è un’influenza diretta dello sperimentatore. È un binomio inscindibile, come può esserlo il ciclista con la bicicletta, il ballerino con la movenza del suo corpo! Una volta che il ciclista è sceso dalla bici, non è più un ciclista. Il ballerino che smette di ballare? Non è più un ballerino!”.
“Secondo lei, questo moto dinamico della fisica quantistica è riproducibile? Oggi, si tenta di riprodurre gli effetti dell’entanglement, ovvero, le implicazioni della quantistica nella vita quotidiana! In precedenza, ha fatto riferimento agli intrecci. Con i nuovi mezzi di comunicazione e grazie all’internet, assistiamo alla maniacalità dell’intreccio dei dati all’interno dei nostri cellulari ed apparecchi similari, attraverso l’algoritmo, come se questo fosse il tentativo di riprovocare ‘ciò che noi determiniamo, senza che però qualcuno metta mai la benzina per spingerci…’”. Alberto Lori risponde: “La fisica quantistica, in quanto meccanica, ci ha portato all’uso del cellulare dal punto di vista del progresso tecnologico. Ma c’è anche un altro indirizzo cui ci porta la quantistica, ed è la possibilità che esista un’interconnessione tra cervelli senza segnali elettromagnetici: quella che conosciamo come telepatia. La fisica quantistica ne dà una spiegazione, come la dà della psicocinesi che è l’intervento del pensiero sulla materia, o di tanti aspetti che appartengono al mondo del paranormale. In verità, qualunque scienziato conosce solo il 4 % della realtà nell’universo, non sa cosa sia l’energia, né la materia oscura che rappresenta il 96% della realtà. Il discorso fondamentale su cui riflettere non può e non deve essere quello che fa lo ‘scienziato riduzionista’! C’è un bellissimo aneddoto di un grande scienziato italiano, Emilio Del Giudice, che per spiegare certi atteggiamenti della scienza accademica fa un paragone molto illuminante: è come se di notte, a un certo punto, un tizio tornando a casa perdesse le chiavi del portone e cominciasse a gattonare intorno ad un lampione per cercarle. Gli si avvicina un metronotte, sorpreso del fatto che l’uomo è a quattro zampe a cercare chissà cosa! Glielo domanda, dicendo che si offre per dargli una mano nella ricerca delle chiavi smarrite. Continuano a guardare ambedue nel cono di luce del lampione che si riflette al suolo, ma non trovano nulla.
– “Ma è sicuro di averle perse qui?”.
– “No, le ho perse nel buio… però qui, ci vedo!”.
Quello che è considerevole nella quantistica è la ricerca nella parte invisibile, intangibile, che ci circonda. Non dove la luce indica che ci troviamo! Karl Popper diceva che la scienza non ci dà verità, ma soltanto fragili certezze!”. Alberto Lori, è quel tipo di scopritore di mondi che sta intarsiando un’attività di ricerca proprio all’interno di quel buio in cui non vogliamo vedere, perché è troppo difficile o faticoso per noi provarci! L’essere umano è profondamente legato a ciò che è certo, abitudinario, perché il senso della casa in cui vivere al sicuro dalle intemperie, gli impedisce di oltrepassare gli argini del fiume oltre la montagna. Qualche volta, si avventura colto da un impeto istintivo ed è lì, che scopre frammenti di sé attraverso cui evolve, e la sua vita si modifica improvvisamente.
“Cerco quello che è dietro la Luna!”.
È la frase di sfida di Alberto Lori. Una sfida che però egli rivolge palesemente al se stesso più interiore! Non è agli altri che serve dimostrare di essere riusciti in un’impresa, e, conoscendo l’indole del comunicatore, quel che Alberto potrebbe fare è divulgare ciò in cui si è imbattuto per permettere agli altri di liberare le gambe, e correre! Se poi pensiamo che gli americani raccontano di essere sbarcati sulla Luna, ma probabilmente non ci sono mai stati, capiamo come alcuni ricercatori non siano in grado di andare neanche oltre il dito con cui ci indicano gli oggetti nell’etere! Probabilmente, manca loro il contatto con la spiritualità, quella più profonda che guida l’intuito, le azioni, le scoperte!
In che modo, quantistica e spiritualità sono connesse? È davvero possibile, guardare dietro la Luna?
“Se ti dicessi che il nostro corpo è formato da cellule, mi diresti che lo sai, ma se io ti rivelassi che queste parole sono state dette duemila e cinquecento anni fa da Gautama il Buddha, le cose cambierebbero aspetto, perché egli è stato l’uomo che ha portato la spiritualità a contatto con tutti”, spiega Alberto Lori. “Prima, per parlare di spiritualità bisognava conoscere il linguaggio sanscrito. Con il Buddha la spiritualità è diventata parte comune di tutti gli esseri umani, ecco perché milioni di devoti gli si sono avvicinati. Ma il Gautama non si è accontentato solo di dire che il corpo è formato di cellule! Ha aggiunto che è formato di ‘Anu’, cioè di atomi che sono la causa della creazione. Millenni prima, lo avevano detto anche i Veda, una civiltà vissuta seicento anni prima di Cristo. Inoltre, il Buddha ha spiegato che il corpo fisico è formato di otto elementi inseparabili denominati ‘atkalpa’ di cui i primi sono la terra, l’aria, il fuoco, l’acqua; e poi ci sono le qualità di ciascuno di questi elementi che vi si aggiungono. Ad esempio, una qualità della terra è la materia. L’aria ha la qualità del movimento. Il fuoco è temperatura, calore. Mentre l’acqua è la coesione che tiene in un campo dinamico coerente, le molecole del nostro corpo. Se togliessimo acqua dal corpo ci trasformeremmo in un mucchietto di polvere! Altro di incredibile, il Gautama ha detto che nel battito di ciglia di un essere vivente, questi otto elementi compaiono e poi spariscono. La realtà è del tutto illusoria, è un miraggio. Lo stesso Albert Einstein, determinando la relatività, ha definito la realtà come un qualcosa di assolutamente inpermanente. Negli anni ’60, uno scienziato statunitense che si chiama Donald Glaser studiò come la scomparsa e la riapparizione degli oggetti davanti a noi avviene in un battito di ciglia, e che le nostre capacità percettive non sono in grado di cogliere i micro-momenti. Quando andiamo al cinema, per fare un esempio che sia illuminante, non ci accorgiamo che tra un fotogramma e l’altro c’è un intervallo. Nel momento in cui si approfondisce il discorso sulla spiritualità che non è materiale, la logica non ci aiuta, ma ci aiuta l’intuizione e la capacità delle esperienze: l’’OBE out -of- body-experience’ (uscire dal corpo e fare viaggi astrali)”. Esistono diverse testimonianze di persone che dicono di aver provato l’esperienza del viaggio astrale, ma anche ci si può riferire a chi, meno volontariamente, uscito da un lungo periodo di coma racconta di aver visto e vissuto delle esperienze che vanno oltre ciò che è visibile, riferendosi ad un tipo di realtà spirituale. Probabilmente, la quantistica consiste nella ricerca di ciò che esiste tra un battito di ciglia ed il seguente, dell’apostrofo rosa tra le parole d’amore o di ciò che si nasconde nel respiro, tra una pausa e l’altra della nostra voce! Secondo Alberto Lori, questi eventi intuitivi avvengono indipendentemente dall’estrazione sociale, culturale, religiosa dell’individuo. Il suo penultimo libro si intitola “Da qui all’eternità”, dove l’autore martella il chiodo della conoscenza sulla parete dell’ovvio, per sospendervi il dipinto dell’esistenza immaginata nel suo insieme, domandando quale senso abbia il chiederci ‘dove saremo dopo la morte, se non ci siamo mai chiesti dove eravamo prima di nascere!’. Il contenuto è in parte autobiografico, dal momento che vi si inerpicano momenti di sensitività e ricettività propri, ma congiuntamente all’indagine scientifica che attinge alla fonte del punto di vista di esperti del calibro di Luigi Maximilian Caligiuri, noto scienziato quantistico cosentino, e di altri; o anche, indagando sulla medianità attraverso i medium che Alberto Lori ha conosciuto nella sua carriera di divulgatore. Letizia Dotti, fa parte della schiera di comunicatori spirituali tra due mondi, cui Alberto Lori si è ispirato per l’attività di scrittura e ricerca.
“La Dotti è una donna dalle risorse speciali che oltre ad essere laureata in giurisprudenza e avere insegnato diritto costituzionale, si è ritrovata recentemente ad avere capacità medianiche appurate da un grande studioso, Silvio Ravaldini, il quale è ricordato per aver avuto a che fare con i medium sin dalla tenera età”. Ravaldini ha lasciato questo mondo il 24 novembre del 2015. Alberto Lori sottolinea, durante la nostra intervista, come Letizia Dotti pur nella assennata razionalità sia riuscita a creare un punto di contatto con l’aldilà: “Ravaldini ha incontrato la Dotti e la ha studiata. Non è una medium fisica, ma ha una capacità di canalizzazione notevolissima”, racconta Alberto Lori. “Lei parte dalla scrittura automatica, e ha creato assieme a Ravaldini un gruppo di studio che si chiama ‘Circolo Arcobaleno 7’, a Ferrara. Riceve le canalizzazioni dei grandi maestri, ad esempio il suo Spirito guida doveva essere un antico psicoterapeuta, dal momento che le sue risposte rispecchiano questo aspetto”.
LO SPIRITO, GUIDA ALL’EVOLUZIONE QUANTICA. IL BINOMIO ALBERTO LORI – LETIZIA DOTTI
L’intervista ad Alberto Lori apre ad una visione più ampia della fisica quantistica, che diventa più comprensibile attraverso l’ausilio della medianità. Un medium è in mezzo, comunica tra due mondi. Noi non vediamo chi è nel mondo dell’aldilà, eppure questi esseri senza consistenza materica riescono a vedere noi. E allora chiedo, perché molti di noi, non sentono il proprio Spirito guida? O forse, sappiamo che c’è ma ci rifiutiamo di ascoltarne la voce?
“Il problema, è che, se noi continuiamo a utilizzare come circuiti primari i nostri canali percettivi, ovvero la vista, l’udito, il tatto… non facciamo altro che definire in maniera sempre più materiale la realtà che ci circonda. Mentre, la fisica quantistica dice che non è affatto vero che la realtà è consistente: qualunque cosa che tu vedi, la vedi sempre in maniera differente rispetto ad un’altra persona, perché intervengono sul fenomeno altri aspetti come il modello mentale o il sistema di credenze di chi osserva. Quello che gli spiriti ti dicono dall’aldilà è che la vera vita, è quella dello spirito; non quella in cui noi esseri umani impersoniamo un ruolo indossando la maschera del corpo fisico ed interpretando delle parti, che siano esse di commedia o di tragedia! Nel momento in cui scendiamo dal palcoscenico e il sipario si chiude, non saremo più contaminati o vulnerati da qualunque cosa ci sia successa sul palco! Ritorniamo intatti come eravamo, e recuperiamo la nostra vera personalità buttando via la maschera che abbiamo indossato nella vita terrena. Il palcoscenico serve allo spirito, come palestra. Noi, come spiriti, siamo delle emanazioni del Creatore, e il nostro compito è cercare di comprendere uno o più infiniti aspetti d’egli; per cui, la nostra evoluzione tende a questo scopo. Non riusciremo mai a identificarci col Dio Creatore, perché solo attraverso una vita infinita potremmo riuscirci, ma, nella realtà, l’infinito sappiamo che non è tangibile. Noi siamo eterni, e il nostro compito è salire i gradini dell’evoluzione per avvicinarci a Dio. Spirito e Anima sono due entità diverse, di cui l’Anima serve all’uomo come contatto tra questo mondo e l’altro, mentre lo Spirito è il legame tra Noi e Dio! Lo Spirito è la nostra vera entità. L’Anima, essendo un prodotto bioelettrico, mantiene una materialità ai minimi termini; mentre lo Spirito, è assolutamente incontaminato dalla materialità”. Alberto Lori fa l’esempio di una noce che attorno al guscio ha quella membrana verde, il mallo, che potremmo paragonare al nostro corpo fisico, quello con cui viviamo la nostra vita sulla Terra. Il guscio duro è l’Anima che mantiene e custodisce all’interno il frutto, ovvero lo Spirito, il quale non può contaminarsi con la materia e si serve dell’Anima per creare il legame comunicativo. “L’Anima è il file ove vengono impressi gli eventi fondamentali della nostra vita che stiamo trascorrendo, e di quelle passate”, spiega Alberto Lori, il cui lavoro assieme alla medium Letizia Dotti, ci dimostra che dopo la morte c’è un mondo stupefacente in cui gli spiriti si confrontano tra loro e non perdono il contatto con noi, utilizzando canali alternativi per comunicarci qualcosa. Lo Spirito guida, è l’Angelo custode di ognuno di noi. La fisica quantistica asseconda questa ipotesi dell’aldilà, nel momento in cui ci rende comprensibile quel che poteva sembrarci inspiegabile, che non si vede ma che esiste, ed ha a che fare soprattutto con la spiritualità. Chi è spirituale non può credere che tutto finisca con la morte, e approccia all’evidenza del dopo, contando sulla certezza che ciò che vivi sulla terra è un insegnamento utile per qualcosa di più profondo in te.
“Che tipo di lavoro stai facendo con Letizia? So che avete scritto dei libri…”, chiedo ad Alberto Lori per introdurre questo argomento. E la sua voce mi risponde: “Abbiamo scritto un primo libro che esce a marzo, si chiama ‘Dialogo con l’infinito ’. Grazie a Letizia, intervisto tutta una serie di grandi trapassati sia del mondo dello spettacolo che della scienza – da Battiato a Fellini, da Stan Laurel a Maiorana, da Tesla a Margherita Huck. Un altro libro, lo stiamo scrivendo adesso: ‘I maestri spirituali ci parlano’. Sono insegnamenti di alto contenuto spirituale che ci vengono trasmessi dai nostri spiriti guida. E abbiamo già in mente un prossimo lavoro in cui vorremmo intervistare determinati spiriti di una certa levatura, per vedere la differenza tra la loro biografia terrena e quella spirituale, che sono completamente diverse. Capire, perché determinati spiriti vogliono interpretare proprio quel ruolo!”.
“Scegliamo chi vogliamo essere, già prima di essere messi al mondo?”, gli chiedo. “Certo, seguiamo un progetto grazie all’aiuto del nostro Spirito guida, sai, lo chiamiamo destino!”, mi risponde.
Ma Alberto Lori, ha conosciuto il suo Spirito guida? Ha imparato a conoscerlo?
“Diciamo che mi dà molti consigli”, risponde Alberto strizzando l’occhiolino attraverso il telefono! – “Sono convinto che, quando scrivo, io lo canalizzi! Letizia Dotti mi ha detto che, secondo lei e quel che percepisce, io e il mio Spirito guida siamo molto legati e ci inter-scambiamo, ovvero, spesso posso essere io uno spirito guida per lui. Devo anche aggiungere un fatto, e cioè che, dopo la morte non esiste un giudice che ci giudica per quello che abbiamo fatto sulla Terra, ma siamo noi stessi i giudici e stabiliremo quali sono le esperienze attraverso cui ripagheremo i nostri debiti karmici, accumulati nella vita!”.
“Cosa ne pensa di chi è alla ricerca dell’immortalità? Siamo vita e morte, ma c’è chi pretende di voler scovare la ricetta per l’immortalità attraverso gli studi sull’invecchiamento o idealizzando un trapianto di cervello all’interno di robot innovativi. La morte è solo un passaggio da qui a un altro mondo! Eppure, regna l’ossessione per la vita eterna. È anche vero che viviamo in un mondo dove conta di più la materia che tutto il resto. Quale spiegazione dà Alberto Lori, alla ricerca della vita terrena eterna all’interno di un corpo, che non deve invecchiare mai?”.
“E’ una pretesa materialistica, quella di poter continuare a mantenere in vita il corpo fisico senza renderci conto che è un vestito! Io, non vorrei vivere mai tutta la mia vita nello stesso vestito! Diventeremmo marionette senza alcuna ragione d’essere. Cerchiamo l’immortalità… quando siamo già eterni? È un’idiozia, non trovi? Anche se volessimo diventare dei cyborg, questo dimostra la pochezza del materialismo”.
“Da bambino, ha mai avuto qualche esperienza particolare per cui da adulto ci si è detto, ‘ecco perché ho preso questa strada?’. Lei è un uomo curioso, e per fare quel che fa a livello anche professionale, serve una buona dose di curiosità. Come era Alberto Lori da piccolo?”.
“Ero molto diplomatico! Utilizzavo la comunicazione cercando in qualche modo, senza alcun pensiero retroattivo, di adeguarmi al mio interlocutore; per cui, se avessi parlato con un poliziotto avrei voluto diventare un commissario, e se avessi parlato con un prete, gli avrei raccontato di voler diventare Papa!”.
“… E, oltre ai preti e ai poliziotti, ‘parlavi con qualcuno che non vedevi’?”.
“Ci sono bambini che hanno degli ‘amici immaginari’, ma che poi immaginari non sono! Ma no, non parlavo con nessuno ch’io non vedessi. Ero molto abituato a giocare da solo, non ricordo di aver avuto qualcuno di immaginario al quale riferirmi. Ho cominciato da adolescente, ad avere dei pensieri un po’ particolari, l’amore per l’ignoto, per ciò che non si conosce. Ti posso dire, che da bambino tifavo per gli indiani pur senza conoscerli. Non ho mai amato le giacche blu, io ero per gli indiani, per i Pellerossa!”, conclude. I Pellerossa, paradossalmente, hanno un rapporto molto particolare con l’aldilà e con gli spiriti. Quasi estinti dalla malvagità dei colonialisti, ne sono rimasti pochi. Vivevano in tribù gerarchiche, ma di religione animista. Adoravano il Grande Spirito di Manitou cui erigevano totem, ed anch’essi avevano il loro medium, ovvero, un grande saggio che parlava con le altre dimensioni e sapeva predire il futuro.
“NEL MOMENTO DEL TRAPASSO C’E’ SEMPRE QUALCUNO CHE CI VIENE A PRENDERE”. (Alberto Lori)
“Sui personaggi con cui si parla, anche se sono invisibili intorno a noi – molti lo fanno – è vero secondo lei, e non so se con Letizia ne avete mai parlato, che, quando una persona è prossima al trapasso, lo sente? L’artista Pino Mango, di cui ultimamente ci si ricorda per via della vittoria della figlia Angelina al Festival di San Remo, quando morì, la sua compagna ha raccontato che lui lo aveva predetto, poiché fece un sogno in cui lui beveva del vino con Fabrizio De André. C’è una percezione innata, per cui quando siamo prossimi a quel momento del trapasso, sappiamo che sta per accadere?”.
“Una prova quasi certa l’ho avuta con la morte di mio suocero, il quale, prima di morire, diceva di vedere suo padre e sua madre che erano venuti a prenderlo”, racconta Alberto Lori. “Noi non vedevamo niente, ma lui parlava con loro! Non siamo mai soli! Anche il fatto che nel momento del trapasso c’è sempre qualcuno che ci viene a prendere potrebbe esserne una prova, di cui io sono convinto. Il momento di disorientamento e di confusione che uno ha nel momento in cui si rende conto di essere trapassato, è molto breve! È come tornare in un posto familiare da cui mancavi da molto tempo, e allora, all’inizio fai fatica a riconoscere facce e luoghi, e poi piano piano ti riabitui ad essere lì!”. È bella e molto particolare l’immagine che ci sia qualcuno, che, quando finisce la vita terrena, ci viene a prendere! Potrebbe essere un modo per superare quel terrore per le malattie o per la morte, che impedisce di evolvere e ci divide gli uni dagli altri! Con Letizia Dotti, Alberto Lori ha potuto affrontare anche la tematica dell’amore nell’aldilà, che viene vissuto ad un livello superiore, dove non esiste più il genere maschile o femminile, ma un dialogo amoroso fatto di coesione, di fraternità, di passione anche in senso carnale, energetica e non fisica!
“Si tratta, di una compenetrazione energetica che ha un valore orgasmico un milione di volte più grande di quello che possiamo avere sulla terra! Silvio Ravaldini, lo studioso della medianità, era sposato ma segretamente innamorato di un’altra donna. Poi si è scoperto, siccome questa donna è morta prima di lui, nel 2015, che lei è diventata lo stesso spirito guida di Silvio. Questo amore, apparteneva anche a vite precedenti, e quando lo hanno vissuto nella loro particolare ultima vita terrena, ambedue hanno scelto di soffrire in silenzio e di viverlo segretamente, senza poterlo comunicare! Anche le persone con cui viviamo delle storie d’amore, potrebbero avere una continuità con il nostro mondo spirituale, ma spesso accade anche il contrario, ovvero, che la nostra famiglia terrena o alcune delle persone con cui viviamo le esperienze terrene amorose, potrebbero non avere nessun legame animico con quella che è la nostra famiglia spirituale!”. Alberto Lori permette, attraverso la sua esperienza ed i suoi studi che racconta con elasticità, di approcciare ad una visione differente della vita in cui è più chiaro cosa sia anche lo Spirito ed il suo significato, fino anche a lasciarlo immaginare come tangibile. Anche l’amore assume un’importanza innata e porosa, può legare gli uomini in terra come in cielo, ma un legame animico può dipendere dall’esperienza che scegliamo di vivere prima di tornare al nostro vero mondo spirituale! Alcune persone sono solo parte dello spettacolo, senza legami animici con noi! Tutto sembra avere un senso ed un ordine, circolare ed eterno dell’esistenza; e scopriamo che vivere nella materia è solo un’esperienza, mentre la realtà vera è altrove: non troppo lontano da noi ma accanto a noi, in un universo in cui non siamo mai lasciati da soli, nel bene e nel male! Durante la nostra esistenza tuttavia, attraversiamo molteplici fasi, tant’è che guardandoci indietro ci si può chiedere quante vite si è vissute dal momento che sono una diversa dall’altra, nella stessa vita. Siamo bruchi e farfalle che risorgono più volte nel mondo terreno, ma in realtà siamo l’essenza invisibile di quel bruco e di quella farfalla! Nell’aldilà, come funziona? Lo chiedo ad Alberto Lori. “Nell’aldilà non esiste il tempo né lo spazio, e ti puoi muovere come vuoi dal punto di vista del pensiero: qualsiasi cosa tu voglia, lo hai immediatamente! Puoi andare su Orione, ti basta pensarlo e ci sei! Non solo, continui a seguire delle scuole di pensiero, non come le nostre università terrene ma puoi riferirti a spiriti più elevati, e, qualunque domanda tu possa rivolgere loro, avrai una risposta. È una crescita continua. Gli spiriti non sono tutti della stessa levatura, la quale dipende dalla propria evoluzione spirituale. Avviene percettivamente anche sulla Terra: quanta gente conosciamo che non è al nostro stesso livello di frequenza? Sono persone che perdiamo di vista nel cammino, perché la loro frequenza è rimasta bassa rispetto alla nostra e non sono di interesse per noi! Ecco che, ci sono spiriti di basso livello che nel momento in cui trapassano, per loro, il creare col pensiero equivale a dare vita a qualcosa che è molto simile a ciò che hanno lasciato sulla terra; e ci sono spiriti più elevati, che al contrario riescono a fare di più”, conclude Alberto.
“Cosa ne pensa, invece, della realtà virtuale? Attraverso il cellulare è come se noi stessi ci riconoscessimo in alcuni atteggiamenti o ruoli, anche ulteriori rispetto a quelli che vestiamo nella vita. Già la realtà che viviamo, è illusoria. Allora, il virtuale è ancora più distante dalla verità e dal senso delle cose? La sensazione è che, quando ci leghiamo troppo al virtuale, impediamo a noi stessi di fare della vera esperienza: attraverso l’immaginazione, ad esempio! Non ci annoiamo mai, e immaginiamo di meno. La realtà virtuale allontana o avvicina al mondo spirituale?”.
“Da questo punto di vista senz’altro allontana, è come un bicchiere di alcol che ti ubriaca, una ludopatia da cui non riesci a distaccarti, un gioco d’azzardo. Si continua a vivere una vita che non è più una vita, quando già quella che trascorriamo sulla terra non lo è. Allora, tanto vale ritornare sulla terra! La funzione dello spirituale è quella di entrare in una sorta di auto-analisi per cui ci si chiude ai circuiti percettivi, i quali non fanno altro che rendere più materiale il mondo che ci circonda, ed entrare all’interno di noi stessi attraverso attività che rallentano il nostro cervello. La mente è velocissima, risponde esclusivamente con automatismi di base, ed abitudini di fronte a determinati stimoli. Rispondiamo sempre con lo stesso comportamento ormai memorizzato, seguiamo solo i nostri criteri e convincimenti che molto spesso sono limitati e limitanti, col risultato di perder di vista la nostra vera entità, il nostro vero essere che troviamo solo dentro di noi e mai fuori di noi. L’utilizzo dei due emisferi celebrali, se da una parte abbiamo quello sinistro che ci porta al linguaggio, all’operazione matematica e alla logica più stretta, dall’altra noi abbiamo un sistema di fantasia e immaginazione che ci conduce in un’altra realtà e dimensione indubitabilmente più fantasiosa, ma molto più costruttiva della prima. La logica ti porta da A e B. L’immaginazione ti porta dappertutto!”.
“L’immaginazione, è molto più vicina al senso della quantistica?”, chiedo al divulgatore Lori. E lui è talmente connesso che mi risponde in maniera sincronica: “Qui, sul mio armadio, c’è scritto ‘Immagination is more important than knowledge’, firmato Albert Einstein. (L’immaginazione è molto più importante della conoscenza). Con la quantistica crei la tua realtà, cambi il tuo modello per cambiare la tua realtà, basta seguire effettivamente Albert Einstein nel momento in cui egli afferma che qualunque problema lo si può risolvere con la stessa mente che lo ha creato. È chiaro che è un indirizzo quantistico, per cui tu se vuoi mutare qualcosa della tua vita, devi cambiare prima di tutto il modo di pensare, perché è il tuo pensiero che crea la realtà”.
“Il modo di pensare, o di sentire?”.
“Di pensare! Il pensiero ti porta alla consapevolezza. Il sentire, ti porta alla coscienza che è qualcosa di universale, di non locale, singolare e non plurale cui ci connette tutti quanti con l’uno”.
“Ha mai sperimentato delle esperienze per sganciarsi da questa dimensione, e provare ad essere più percettivo verso l’infinito?”.
“No, a parte la meditazione! Però a me piace moltissimo, specialmente quando viene l’estate, passeggiare nel bosco, immergermi nella natura. E’ una delle cose che ho scritto nella mia trilogia: “Il cammino del cercatore”, “Il monaco che scambiò il suo orologio con un paio di scarpe da tennis”, “Io sono quello”, in cui io immagino un personaggio che sembra un monaco ma non lo è, Don Fulgenzio, il quale credo sia qualcosa di canalizzato da parte mia, poiché nel libro dà delle risposte che io non avrei mai dato, molto elevate, eppure ne ho scritto io! Si tratta di insegnamenti sul camminare nel bosco, esercitarsi ad ascoltarlo, addirittura suggerisce di mettersi una benda sugli occhi mentre lo si fa, e di chiudere anche le orecchie per guardare dentro di sé! Dirò di più! Mi diverto a scrivere narrativa. Uno dei miei libri è ‘L’ascia di pietra’, ambientato nella Britannia del decimo secolo. Mi è piaciuto scrivere il libro e poi andare in quei luoghi, ad immergermi in quell’atmosfera. La cosa incredibile, è stata rivedere come quella cosa che io avevo immaginato, sensazioni provate nello scrivere, le ho poi ritrovate tal quali nella realtà; compreso il fatto che io andai a cercare all’interno della foresta di Brocelandia la Fonte di Barenton, che si narra appartenesse alla malvagia fata Vivien che aveva imprigionato Mago Merlino nella Torre di Vetro! Erano dei viottoli, e a un certo punto, la difficoltà mia era di ritornare dove avevo lasciato la macchina. Mi ricorderò sempre, che stavo sbagliando strada quando sentii il classico ‘pizzicore sulla nuca’, come se qualcosa o qualcuno mi dicesse che non era quella la direzione da prendere! Quindi, mi sono girato, e ho ripreso il viottolo giusto …”.
“…immerso nel proprio libro…! “, sospiro io al racconto del divulgatore Lori che nel frattempo, mi accenna ad un’altra sua opera di narrativa dal nome “La città del Serpente”, in cui è riuscito a descrivere le montagne del Machu Picchu pur non essendoci mai stato, citando di sguincio anche il grande romanziere Emilio Salgari, il quale scriveva degli Indiani d’America o dei pirati e di Sandokan, senza mai essersi spostato da Verona, ove viveva! Il Lori romanziere, si scopre, è un talento che va aldilà della sua voce e che si spinge nel racconto fantasy: quello che lascia più spazio possibile ad un’immaginazione che traspone e crea le realtà dei mondi paralleli, quello in cui vivono gli gnomi, gli elfi, le fate, che, se nel mondo si parla di loro, è perché qualcuno deve pur averli visti per tramandarcene le sembianze o le abitudini!
L’ultima domanda ad Alberto Lori è più pratica, abbraccia il periodo nevralgico che stiamo vivendo a ridosso del conflitto russo-ucraino e del massacro in Palestina, dove i bambini muoiono in gran numero ogni giorno nell’indifferenza generale di chi ha il potere di fermare certi meccanismi politici, e non lo fa! Un uomo dello spessore di Lori potrebbe addirittura fungere da spirito guida terrestre per tutti noi, dal momento che è stimato dalla maggioranza, ed è visto come fonte di conoscenza per via dei lavori cui si è dedicato durante la sua vita! Oggi, veniamo spinti al materialismo puro molto più che in altre epoche attraverso la caccia all’apparenza e all’apparire, e invece, c’è la necessità che si torni un po’ indietro, ai valori dell’essere e non dell’avere, come lo stesso Lori mi ha suggerito nel mentre formulavo la domanda da rivolgergli.
“C’è un messaggio che più di altri potresti, in quanto divulgatore, trasmettere agli altri in questo momento storico? Ci sono persone che sembra non si accorgano di nulla, che si lasciano trascinare da tutto questo materialismo che prorompe; ce ne sono altre, che percepiscono del disagio e tentano di recuperare il valore dell’essere. Se tu dovessi far capire che è necessario fermarsi, cosa diresti a chi sembra ignorare quel che sta accadendo?”. Alberto Lori risponde: “Intanto, di non avere paura, perché nel momento che queste persone dovessero rendersi conto che qualcuno vuole inoculare loro la paura, è quello l’attimo per ciascuno di noi, di loro, di mettersi in ascolto! Quando c’è qualcuno che ti dice ‘se non fai ciò che faccio io, che ti dico io… tu ti ammali e fai morire’; oppure, dal pulpito ti fa credere che, se tu non fai quel ti si ordina, morirai tra le fiamme dell’inferno, questo vuol dire incutere la paura! Ed essa, ti obbliga a vivere come uno zombie! Nella realtà terrena bisogna cominciare a farsi delle domande e darsi delle risposte, rendersi conto che il mondo è più vario di come ce lo vogliono fare apparire e che niente può ferirci, vulnerarci, contaminarci, perché noi siamo come uno schermo su cui viene proiettato un film dove non siamo solo spettatori, ma anche attori, registi, ‘proiezionisti’. E, per quanto possa essere cruento quel film pauroso, bisogna sapere che, quando il film è finito lo schermo rimane immacolato, mentre tutto ciò che è apparso sul lenzuolo era solo inconsistente, vuoto, spettrale, illusorio. Una cosa che io dico sempre è di seguire il cuore, che è un cervello: ha qualcosa come 40.000 neuroni. Sono più i messaggi che il cuore invia verso il cervello, che il contrario. La potenza elettromagnetica del cuore è cinquemila volte più potente di quella del cervello, ha l’andamento sinusoidale di un troide che si allontana dal corpo e arriva a più di quattro metri di distanza da esso! Questa, è la capacità magnetica del cuore, e se riuscissimo a coltivare quelli che sono i sentimenti del cuore come la compassione, la gratitudine, la gioia, l’amore, e poi facessimo un elettrocardiogramma, il tracciato sarebbe armonico. Se accostassimo a questa operazione anche un elettroencefalogramma, i due tracciati sarebbero perfettamente coerenti. Ma basta un moto di paura e rabbia, perché questo scateni il disordine tanto che i due tracciati prima coerenti, perderebbero tutta la loro armonia. Seguite più il cuore e meno il cervello. Esiste anche il terzo cervello che è l’intestino… molte persone ragionano con la pancia!”, conclude Alberto Lori.
(E poi, c’è l’equilibrio fra tutti e tre, che bisogna raggiungere!).
Alberto Lori è anche su You Tube con ‘ Accademia, di Alberto Lori’.
21 febbraio 2024 – PAOLA MORA – Qui Radio Londra Tv