IL LABORATORIO ROMANO PER BABY TRANS : LA PRETESA DI FAR ACETTARE ALLE FAMIGLIE LE CORREZIONI DELL'EUGENETICA SUI BAMBINI SPACCIANDOLE PER DIVERSITA'
di Paola Mora
“Laboratorio per baby trans e gender creative” è il titolo di un’ iniziativa in un evento che si svolgerà a fine settembre a Roma, approvato dal Comitato etico dell’Università di Roma 3. Potremmo scatenarci già solo per il titolo di questa chiamata alla partecipazione dei più piccoli, che traccia l’approccio estremamente materialistico e utilitaristico avvezzo al nuovo “mercato dei corpi” legalizzato, dove la scienza si occupa di strumentalizzare i giovani e i bambini per i propri progetti eugenetici ricorrendo alle scuole e alle università! Storicamente, il cambio sesso inteso chirurgicamente, fu una delle ambizioni della “scienza nazista” con cui, tra le altre esigenze di ricerca, si aspirava a “punire” tutte quelle persone che avevano atteggiamenti gay o preferenze sessuali diverse dalla norma, al punto che era considerata risolutiva la castrazione o la pratica di esperimenti per tentare di “correggere ai propri occhi ciò che le cavie non aspiravano assolutamente a correggere di sé perché non rappresentava per esse un errore“! La convinzione di vivere in corpi sessualmente sbagliati – e che è possibile cambiarli attraverso la scienza – non viene dal mondo gay né da quello lesbo, né da quello più trasformista dei trans, ma dalla propaganda ideologica progressista che abbraccia i cardini dell’eugenetica nazista e che ha utilizzato le star di Hollywood – o ragazzi appartenenti ai reparti dell’esercito soprattutto statunitense – per inculcare l’idea che, se ti senti sbagliato, probabilmente è perché sei vittima della natura che ti ha attribuito un sesso non adatto a te. Questa dinamica psicologica di “spostamento” del tuo problema relazionale al corpo in cui vivi è la stessa con cui i nazisti convincevano gli omosessuali che erano sbagliati, e che la sola condizione possibile per loro affinché li si potesse accettare all’interno di una società era “correggere” il difetto fisico o ritornare sulla propria sponda. I nazisti più incalliti credevano nel mito dell’uomo perfetto e, a livello anche scientifico, rinnegavano tutto ciò che poteva indebolire questa loro convinzione. Quindi, i disabili, gli anziani, i gay, le fasce considerate deboli e inutili diventavano un problema da eliminare o su cui lavorare scientificamente per risolverlo e correggerlo. In realtà, questa spinta ideologica serviva a giustificare gli esperimenti militari sulla genetica e sulle armi biologiche per la distruzione di massa. Era un ottimo compromesso per convincere che era legale mettere le mani sulla genetica per modificarla a proprio piacimento. Attualmente, molti adolescenti sono convinti di avere un sesso errato che Dio gli ha attribuito alla nascita, e credono di poter facilmente modificare questa condizione ricorrendo a cure ormonali o ad espedienti più blandi – cambiando ad esempio il modo di vestire o truccarsi. Il processo psicologico in atto nella generazione corrente non ha però nulla a che vedere con le “preferenze sessuali” o con i modi di “sentirsi” all’interno del mondo lesbo, gay o trasformista, in cui la destrutturazione totale del proprio corpo non è mai stata contemplata finché non è arrivata la propaganda. L’atto sessuale di un uomo con uomo o di una donna con una donna piace nel momento in cui è vissuto esattamente in quei corpi biologici, senza la necessità di ricorrere a chirurgia o a sbalzi ormonali. La caratteristica di questo tipo di persone, dove il lato mascolino o femminino è naturalmente espresso a parti invertite rispetto alla norma, non necessita assolutamente di alcuna modifica chirurgica o ormonale per esistere o manifestarsi. Tantomeno per essere accettati dalla società! Le diversità sono belle nella loro “spontaneità” e non nelle “forzature”. Dopodiché, se si deicide per un estremismo, “ti vorremo bene lo stesso” – perché in fondo l’umanità si basa anche sul rispetto delle circostanze al di là di come appari. In fondo, in queste persone, non è l’atto sessuale il problema – e quindi non si capisce perché protendere per la castrazione – ma è invece probabilmente la loro attitudine più marcata a un lato espressivo più maschile o più femminile che si contrappone apparentemente al loro sesso biologico (ma che invece lo sposa perfettamente così com’è). La chirurgia estetica era vissuta un tempo come rimedio per le vittime deturpate dagli incidenti, dalle violenze, per i reduci da interventi chirurgici sfiguranti e di amputazione, o come palliativo di “bellezza” per piacersi un po’ di più, ed in cui hanno cominciato ad approcciare – come tutti – anche i “trans” per sentirsi più vicini ad un loro modello. Poi, si è fatta strada l’idea di subire un iter doloroso e pericoloso per la cosiddetta “transizione sessuale di genere” che non ha niente a che vedere con le mode o con la bellezza, con una necessità di piacersi di più, ma determina il capovolgimento della propria identità di nascita con notevoli rischi per la propria salute. Storicamente abbiamo tanti esempi di civiltà in cui essere gay o lesbo non è mai stato un problema quando vissuto nei propri corpi e sessi, ed anzi, il piacere e la trasgressione veniva proprio da questa “mancanza di contrasto tra me e e te“. Saffo, è uno degli esempi più integri di questo modo di vivere la propria sessualità senza rinunciare a se stessi.
Ma dobbiamo osservare con lucidità e senza fare di tutta l’erba un fascio, che lo scatto psicologico anomalo che si è manifestato nelle nuove generazioni non nasce da qualcosa di diverso che “è dentro di sé” rispetto alla norma, ma da una fortissima propaganda mediatica che proprio sui giovani ha avuto un effetto devastante! Per fare un esempio, basterebbe pensare all’impatto che ha esercitato la pubblicità fatta dalle top model e dai giornali sulla magrezza, che ha poi scatenato l’emulazione nelle ragazzine più sensibili spingendole “in massa” all’anoressia. Si tratta del fenomeno improvviso di centinaia di adolescenti – o di donne anche più adulte – in crisi col cibo, col peso, alla ricerca dello “scheletrismo” ad ogni costo fino alla morte o al suicidio. Per mera emulazione, una mancanza di affetto vissuta a livello psicologico all’interno delle famiglie si è manifestata, soprattutto nelle giovani donne, con un disturbo fisico e comportamentale prorompente spingendole alla “magrezza fino alle ossa”. Il solo motivo per cui l’anoressia ha colpito pochi uomini, è che il messaggio promozionale della propaganda utilizzava solo la silhouette della donna come spinta propulsiva nell’immaginario visivo collettivo, e la malattia “psicologica” ha preso velocemente piede anche a livello “fisico” fruttando miliardi alla sanità che, contemporaneamente, ha avviato l’apertura di cliniche costose frequentate da centinaia di giovani donne con disturbi alimentari (non sempre “legali” negli approcci di cura). Il “genderismo” come “fenomeno di massa” – e non quindi come conseguenza di un reale stato di tendenza personale all’altro sesso che crea un disagio legato sostanzialmente a quello – sfrutta ambo i sessi perché il progetto scientifico in corso è quello di “scambiare” i corpi, costruirli attraverso la chirurgia “sin dalla nascita” impossessandosi dei segreti della genetica umana e nel tentativo di creare l’uomo perfetto, il “superuomo“; imbastire persino un “mercato sul corpo umano” preparando le nuove generazioni all’avvento della robotica e degli androidi! Il problema è che questi progetti riguardano sempre più da vicino i bambini. Governi progressisti spingono le famiglie a intercettare potenziali figli adolescenti o minorenni “sessualmente problematici”, per inserirli in contesti sociali più adatti a loro; ma in realtà, si tratta di “laboratori” che il più delle volte servono ad alimentare un certo tipo di business sfruttando il fatto che molti genitori contemporanei, si trovano estremamente in difficoltà nel gestire i propri figli in un mondo che corre sempre più veloce con l’avvento della digitalizzazione!
L’indottrinamento è anche coperto dalla maschera garantista dell’inclusività: si racconta la favola di voler preparare i bambini ad accettare le diversità attraverso le metafore sessuali, che è un metodo assai pericoloso se si considera che i minorenni non hanno ancora alcuna esperienza sessuale, bagaglio cui attingere, metro di misura per garantire a se stessi la comprensione di certi argomenti o fenomeni legati esclusivamente al mondo adulto. Eppure, i genitori più radical chic si convincono che non c’è nulla di sbagliato e abbandonano la veste della persona matura che protegge il proprio piccolo dagli sconosciuti che gli vendono caramelle, per catapultare i figli nel magico mondo delle drag-queen e dei gay pride, ad esempio, dove questi trans leggono le fiabe vestiti in camicia da notte, body, perizoma, mascherati da fate prosperose e super-truccate, le quali a loro volta si presentano in quel modo per farsi “accettare” dagli altri attraverso l’ausilio dei bambini: per un proprio tornaconto personale di riconoscimento nella società! Si tratta di persone adulte che inconsciamente hanno bisogno dei bambini per trasferire al mondo un’immagine di se stesse più accettabile, per dimostrare che sono innocue in quella spiritosa veste trasformista, ma senza accorgersi che tale strumentalizzazione del metodo educativo è completamente inutile al loro scopo! Il mondo delle apparenze non rispecchia la realtà, da cui i bambini vengono allontanati spingendoli a credere che accettare gli altri e se stessi abbia a che fare col gioco delle apparenze e del cambio sesso, totalmente innaturali e conseguenza di un percorso personale che invece implica scelte consapevoli e ben ponderate. Per non parlare dei pericoli che riguardano la pedofilia, dal momento che svolgere precocemente un indottrinamento di tipo sessuale e di genere – anche indiretto – sui minorenni, significa non solo spingerli a credere che potranno cambiare facilmente i connotati e che andare dal chirurgo sia una cosa divertente, ma vuol dire catapultarli proprio nel “mondo del sesso”, dell’”atto sessuale vero e proprio” . E’ assurdo che gli adulti sappiano benissimo che tutto questo riguarda la sfera sessuale e che l’atto sessuale viene espresso nella società da certi tipi di vestiario, nudità, trasparenze, ma poiché i bambini, secondo loro, non sono maliziosi e non capiscono nulla, allora glielo si può proporre in chiave diversa e nei film della “Walt Disney” per fargli accettare le “diversità sessuali“! Quanto è pericoloso tutto questo? Alla fine, si contribuisce solo a rendere i bambini più vulnerabili e facilmente vittima di abusi, più inclini a finire nelle cliniche dove si pratica il cambio sesso (e lo si fa sempre più spesso su bambini che – ovviamente – non hanno neanche mai avuto un rapporto sessuale). Ma la cosa più allarmante è che nessuno si chiede se il fenomeno di massa del genderismo – proprio in quanto espressione di massa che è visibilmente anomalo nelle proporzioni improvvise che ha assunto – abbia a che fare non con un’inclinazione sessuale diversa da quella della nascita ma piuttosto con una fragilità emotiva dei giovani che, esattamente come accade nell’anoressia, spostano il proprio problema di difficoltà a relazionarsi col mondo esterno o di farsi comprendere nel nucleo familiare, sul proprio corpo. E lo fanno convincendosi, attraverso la propaganda incallita, che ad essere sbagliato è il sesso biologico in cui si è nati. Allora, attirano l’attenzione dei familiari su di sé (e ci riescono, perché il genitore ne viene travolto e comincia a preoccuparsene), in questa loro convinzione di essere errori della natura, proprio per non dover affrontare i veri problemi e le responsabilità di fronte alle quali li mette la vita!
Il laboratorio proposto a Roma e finanziato con denaro pubblico, su cui il ministero ha avviato delle verifiche per accertare la compatibilità del progetto con i fondi pubblici ricevuti, si basa sull’idea che vi è necessità di “specialisti” che accompagnino la varianza di genere dei minori; mentre il genitore viene ridotto a una larva che, osservando i figli, deve approfittarne per ampliare le proprie prospettive e per poter avere egli stesso un “rapporto migliore con le diversità“. La responsabile del laboratorio, Michela Mariotto, ha sostenuto in un suo intervento che somministrare i bloccanti della pubertà non deve essere descritto con “toni fortemente allarmisti”, partendo dal presupposto che gli effetti di quei farmaci, secondo lei, sono “reversibili”. Quest’ultima dichiarazione è segno di una ignoranza in materia tale, per cui ci sarebbe da allarmarsi ulteriormente! A pensarci, il solo fatto che i giovani debbano subire interventi chirurgici invasivi per il cambio sesso o assumere farmaci per bloccare l’evoluzione naturale del proprio corpo, dovrebbe spingere a riflettere sul fatto che forse, esattamente come nell’anoressia, se un giovane manifesta il desiderio di correre dal chirurgo per cambiarsi i connotati non ha sempre a che fare con “l’esser nato col sesso sbagliato”! E forse, nella maggior parte dei casi è una forzatura, un modo per attirare attenzione, di colmare vuoti, situazioni affettive, disagi familiari che esistono soprattutto perché i genitori non sono più, né vengono più presentati dalla società e dalla scuola, “mamma e papà“; ma si sono trasformati in due anonimi e fluidi “Genitore 1 e 2“ che non hanno più il merito di averti messo al mondo attraverso il proprio, adulto, atto sessuale. Devono addirittura ricorrere agli “specialisti” per affrontare la “transizione di genere” del proprio figlio e imparare, attraverso l’esempio del minorenne, ad “accettare la diversità” .
25 settembre 2024 – PAOLA MORA – Qui Radio Londra Tv