L’IRAN BUCA LO SCUDO ISRAELIANO “IRON DOME” E RISOLLEVA L’ENTUSIASMO CIVILE DEGLI OPPRESSI IN MEDIO ORIENTE

L’IRAN BUCA LO SCUDO ISRAELIANO “IRON DOME” E RISOLLEVA L’ENTUSIASMO CIVILE DEGLI OPPRESSI IN MEDIO ORIENTE

di Paola Mora

Nessuno aveva idea di quale avrebbe potuto essere la risposta iraniana alle numerose provocazioni di Israele. La precedente azione militare a metà aprile, avvenuta dopo l’attacco indiscriminato al Consolato iraniano a Damasco in Siria, era stata solo un primo avvertimento che, a detta di molti, fu assai “scenografico” ma “efficace” in quanto monito! Non preoccupò molto le forze armate israeliane, che hanno quindi deciso di implementare gli sforzi per ottenere dall’Iran una risposta più forte con l’intento di provocare un’escalation. Soprattutto, il grande interrogativo dell’Iran era sul sistema di difesa israeliano conosciuto come “Iron Dome” – cupola di ferro – che si credeva essere una barriera inespugnabile. Ad aprile, le forze armate iraniane avevano già però percepito che non fosse poi così impossibile per loro, superare il mitologico scudo protettivo. L’attentato pericoloso e criminale delle esplosioni di “cercapersone” in Libano che ha provocato morti e migliaia di feriti, e l’omicidio a stampo terroristico del leader Nasrallah e di altri funzionari, attendevano una risposta da parte dell’Iran chiamato in causa da Israele. Ma, trascinare l’Iran in una guerra contro il regime di Netanyahu, riuscirci, vuol dire destabilizzare tutto il Medio Oriente e rallentare le pianificazioni dei BRICS, che in quelle regioni hanno intenzione di occuparsi dei corridoi strategici per le risorse e rivalutazione dei territori sfiniti dalle guerre occidentali, creando nuovi mercati e scambi di valuta  tra i paesi stanchi dello sfruttamento, sanzioni indiscriminate, minacce anglosassoni. Per l’Iran, realtà ambigua e dal rapporto ambivalente con gli americani – che hanno sempre tentato di sovvertirne la teocrazia – si tratterebbe di cominciare una nuova era di relazioni proficue e remunerative. I cambiamenti geopolitici inducono il governo iraniano a una riflessione sulla propria posizione strategica ed alleanze, trovando nella Russia un valido supporto a livello militare ed un allineamento di intenti sì celato, ma che dietro le quinte si muove per raggiungere futuri equilibri. La risposta iraniana è arrivata la notte del primo ottobre, accompagnata dai diversivi militari delle sue alleanze che hanno contribuito alla riuscita dell’”Operazione Vera Promessa 2.0.“. Non era stato annunciato, ma dopo lo schieramento di carri armati sul confine libanese e l’inizio di un’operazione di terra in violazione della sovranità del Libano, l’intelligence israeliana si aspettava arrivasse finalmente la risposta iraniana, che è stata infine recepita piuttosto tardi. C’è stato giusto il tempo, in neanche un paio d’ore dall’attenti, di ordinare ai coloni di raggiungere i rifugi per poi rimanere a guardare quello che accadeva, organizzando la difesa con gli alleati per abbattere i missili partiti dall’Iran. Missili balistici ed ipersonici, alcuni con sopra scritte frasi in onore di Nasrallah e dei leader uccisi negli ultimi attentati israeliani, in quindici minuti hanno attraversato il cielo e raggiunto Tel Aviv! È sembrata una pioggia di meteoriti, come descritto nelle Sacre Scritture, benché l’Iran abbia preferito non utilizzare tantissimi colpi ma un numero tattico bastevole a perforare lo scudo dell’Iron Dome (sperimentando, allo stesso tempo, una nuova tecnica di lancio per il trapasso delle difese israeliane).  In principio, i comandanti dell’IDF avevano avvisato di non poter garantire il 100% dell’abbattimento dei missili nemici, forse anche un po’ per mettere le mani avanti dopo l’esperienza di aprile, in cui si era quasi capito che il loro sistema aveva delle vulnerabilità.

Di certo, non ci si immaginava che l’Iran avesse così tanto successo! Un successo che è stato sminuito dalle testate giornalistiche occidentali e da alcuni analisti, che hanno preferito celebrare l’efficacia bastevole di “Iron-Dome” e il fallimento di Teheran per poi rendersi conto, in finale, che gli obiettivi iraniani prefissati sono stati raggiunti a sufficienza – anche se è necessario migliorare ancora l’attacco con qualche accorgimento.

 In Israele erano così convinti di essere protetti dallo scudo invincibile, che Benjamin Netanyahu è fuggito col suo aereo dal Paese appena ricevuta notizia che stavano arrivando i missili balistici iraniani. È rientrato solo dopo la fine dei fuochi d’artificio! Israele sperava di poter incriminare l’Iran per qualche violazione, qualche missile lanciato sugli edifici residenziali… ma neanche in questo sono stati accontentati. Anzi, sorprendentemente l’Iran ha dimostrato un’onestà militare ed una serietà che Israele non ha! Si è limitato a obiettivi militari e non civili, laddove l’esercito israeliano al contrario bombarda le case, colpisce donne, bambini, quartieri, e se serve eliminare un cosiddetto terrorista infierisce anche sui propri concittadini israeliani inermi e disarmati. Vogliono abituarci all’idea folle che esiste vittoria solo con la strage di civili, che è una convinzione prettamente sionista, ma non è così! Le vittorie militari non si misurano dai civili massacrati sul campo di battaglia ma dagli esiti degli eserciti e dal lavoro diplomatico. Quindi, lode all’Iran per questa modalità di attacco sperando che la mantenga il più possibile comparando la bravura dell’esercito russo! 

Netanyahu ha sicuramente ottenuto un vantaggio politico minacciando il Libano, accontentando un elettorato in attesa di qualche vittoria dopo i fallimenti a Gaza. Le forze armate israeliane non hanno infatti distrutto le milizie di Hamas né liberato gli ostaggi catturati il 7 ottobre nei kibbutz occupati e limitrofi al Negev! Allora, l’IDF ha modificato i piani affacciandosi sul Libano e sperando che l’Iran rispondesse a qualche provocazione, per avviare una guerra da cui gli americani non potrebbero sottrarsi in quanto alleati, qualora si allargasse pericolosamente. Nonostante le grandi tecnologie e le disponibilità di armi consegnate dai paesi occidentali tra cui spicca l’Italia, Israele è piccolo e debole; ed è il motivo per cui ha avuto necessità di rinchiudere i palestinesi in una Striscia di territorio per ucciderli nel tempo, senza correre troppi rischi. Israele ha già fallito più volte in Libano, e si è reso conto che senza gli americani non può vincere nemmeno facendo esplodere i walkie talkie dei funzionari di Hezbollah! Ecco perché serve coinvolgere l’Iran, allargare la ferita, trovare un compromesso con gli americani! L’amministrazione politica di Joe Biden è a rischio. Il partito democratico americano rischia di non passare alle elezioni e di perdere contro il repubblicano Donald Trump, che intanto lancia strali e minacce all’Iran nei suoi interventi pubblici promettendo che, se sarà eletto, toglierà agli iraniani ogni potere offensivo. Una guerra su larga scala ma “controllata” – perché gli americani odiano essere coinvolti in prima persona, e finché si può combattere col sangue degli altri ne approfittano – potrebbe essere un pretesto per dichiarare uno stato di emergenza e bloccare l’iter elettorale che forse incoronerebbe Trump. Netanyahu sa che questo è un momento propizio per i propri obiettivi fanatici di allargamento territoriale, condivisi da un governo frammentato di cui lui fa parte che è in continua lotta interna! Ha trovato appoggio anche dagli oppositori, e sanato in parte la frattura popolare di chi lamentava il fallimento dell’esercito nei confronti di Hamas. Le testate giornalistiche della mattina del 2 ottobre hanno titolato l’attacco iraniano definendolo in vari modi ed ammortizzandolo il più possibile: “rappresaglia”, “azzardo finale”, “pioggia di missili su Iron Dome che però regge”, “fallimento”, “nessun obiettivo colpito”. E invece, considerando che l’Iran momentaneamente non vuole una guerra con Israele ma aveva tuttavia necessità di mettere un freno all’arroganza del nemico e di vendicare la morte di Nasrallah e Isma’il Haniyeh (assassinato il 31 luglio del 2024), i suoi risultati sperati sono stati evidentemente raggiunti! Come documentato dai canali di libera informazione che sono stati i primi a notarlo, non solo l’Iran ha depotenziato gli effetti entusiastici dell’operazione di terra in Libano che hanno fruttato il riposizionamento politico di Bibi Netanyahu, ma i missili balistici hanno perforato lo scudo di difesa in numero considerevole, provocando l’incendio di una piattaforma di gas nel Mediterraneo e danni a obiettivi militari – di cui quello più interessante e chiacchierato è la base israeliana di Nevatim. Ma si è parlato anche delle basi militari israeliane di Tel Nof, Ramon, Hatzerim.  Una parte dei missili è stata abbattuta anche dai sistemi di difesa statunitense piazzati in Medio Oriente e dalla contraerea della Giordania. 

Sulla base militare di Nevatim, premesso che è stata effettivamente colpita, ora si sta stabilendo da alcune immagini satellitari pubblicate dall’Associated Press, se possano esserci stati danni irreparabili o meno. Di certo non lo confesserà mai Israele, che ha tentato di censurare sin dall’inizio qualunque tipo di immagine amatoriale via Internet sul risultato ottenuto dai loro nemici iraniani! Nel momento dell’impatto dei missili balistici, la piattaforma Telegram cui sono legati la maggior parte dei canali di libera informazione ha registrato un rallentamento nel caricamento dei contenuti ed acquisizione delle immagini. Ad ogni modo, quello che serviva all’opinione pubblica per scoprire l’efficacia o meno dell’Iron Dome è stato registrato e battuto con successo come “breaking news” dai canali che lo hanno diffuso, portando a conoscenza di diverse esplosioni che potevano essere geolocalizzate. Altro interessante particolare è l’avvistamento, nella città di Mosca, del corteo di sicurezza del Presidente Vladimir Putin diretto in tarda serata in Cremlino poco prima dell’attacco missilistico. Indiscrezioni di stampa, hanno svelato di un tentativo del leader israeliano Netanyahu di contattare telefonicamente Putin in quei minuti di tensione, ma la risposta, nell’immediato è stata negativa. Una conversazione potrebbe esserci invece in futuro. La Russia è estremamente interessata agli equilibri in Medio Oriente e sta stringendo accordi strategici con l’Iran, che potrebbero ricalcare le orme del partenariato stretto dai russi con la Corea del Nord. La Russia ha inoltre recentemente avvisato che, qualora venissero rimosse le restrizioni sull’utilizzo di armi a lungo raggio occidentali su territorio russo in favore del regime di Kiev, allora Mosca non avrebbe più alcuna remora nel rifornire di armi i Paesi amici della Russia (minacciati e sanzionati dall’Occidente collettivo). E sembra anche che, nell’attacco iraniano su Israele siano stati lanciati alcuni missili ipersonici, i quali non possono che essere capolavori di artigianato militare russo! Questo, potrebbe spiegare l’arrivo in Cremlino di Putin a tarda ora e i tentativi di Netanyahu di contattarlo per un confronto repentino, mai avvenuto!    Sulla base militare di Nevatim duramente raggiunta dai colpi iraniani, abbiamo poche informazioni, ma il fatto stesso che se ne parli con insistenza evidenzia una difficoltà occorsa al nemico sionista.   Sono state proposte parziali immagini satellitari a riguardo, su cui ci sono varie tesi rispetto agli  obiettivi mancati, aerei rimasti integri, tetti sfondati,  eventualità di mezzi militari colpiti.

Come hanno spiegato alcuni osservatori sui canali Telegram, si vedono 5 colpi nell’area inquadrata sulle immagini rilasciate: “…un colpo diretto su un C-130 israeliano, che è stato rimosso dal suo parcheggio dopo essere stato colpito. Un colpo diretto su un hangar protetto per gli F-35 israeliani “Adir”, con molti di loro potenzialmente danneggiati o distrutti se fossero stati presenti nell’hangar durante l’attacco (alcuni dicono che l’hangar ospita invece aerei AWAC israeliani). Un altro colpo ha mancato leggermente questo hangar. Gli altri due colpi hanno colpito la pista”.

È interessante notare che l’immagine satellitare della base aerea di Nevatim pubblicata dall’AP include solo una parte dell’intera base, che non è quella principale per i caccia, e comprende solo gli aerei da trasporto e da carico. L’altro dettaglio passato inosservato a tutti i mass media, riguarda una conferenza stampa di pochi giorni fa in cui Benjamin Netanyahu ha sostenuto che ci sarà presto un rovesciamento di regime in Iran, rivolgendosi esplicitamente ai cittadini iraniani che nel frattempo avevano cominciato – il 30 settembre – delle proteste, lamentando l’immobilità del loro governo dopo gli attentati terroristici israeliani. “L’Iran sarà finalmente libero e quel momento arriverà molto prima di quanto la gente pensi, tutto sarà diverso. I nostri due popoli antichi, ebraico e persiano, saranno finalmente in pace. I tiranni iraniani non si preoccupano del futuro del popolo iraniano, e il paese merita una leadership migliore. Il popolo iraniano dovrebbe sapere che Israele è con voi, possiamo conoscere insieme un futuro di prosperità”. Ovviamente, in questo suo discorso di cui abbiamo riportato alcuni passaggi principali, Benjamin Netanyahu si riferisce al progetto di un “Grande Israele” che consiste nella distruzione di altre civiltà a beneficio dell’allargamento dei propri confini, a cominciare dal genocidio palestinese e continuando con l’aggressione al Libano e alle terre adiacenti al fiume Litani, per poi proseguire in questa direzione. Ma anche, potrebbe essersi riferito alla possibilità di imminenti “rivoluzioni colorate” interne all’Iran, organizzate approfittando del malcontento e considerando che, già in passato, agenti stranieri occidentali si sono immischiati negli affari interni di Teheran, premendo l’acceleratore sulle rivolte femminili contro l’hijab obbligatorio. Oppure, l’intenzione del Mossad è mettere a segno un attentato politico o religioso in Iran.

L’Iran ha però ottenuto una propria vittoria politica e sociale grazie alla sua risposta missilistica, coinvolgendo negli entusiasmi generali non solo la maggior parte del popolo iraniano, ma anche i siriani, i palestinesi di Gaza, gruppi iracheni, libanesi, che hanno letteralmente inondato le strade per festeggiare la resistenza.

Non dimentichiamo che Hezbollah è un partito politico che è riuscito a creare una realtà di tipo militare in un paese piccolo e controverso come il Libano, dove ha moti sostenitori. Il Libano è un territorio che, oligarchie a parte, è abitato da gente umile e impoverita dalle crisi energetica ed economica, ma entrato in stretto contatto con i rifugiati palestinesi scampati ai bombardamenti su Gaza, i quali ivi occupano gli accampamenti e le tendopoli in grande numero. Da questo incrocio tra palestinesi fuggiti via e libanesi residenti, nasce in Libano “Hezbollah”, che incarna le speranze di questi cittadini e che si è legato all’Iran per costruire insieme una difesa convincente alle provocazioni di Israele.    Quindi, se è vero che l’Iran poteva fare molto di più, sostenere che l’attacco su Israele è stato un fallimento è sbagliato. È servito a ciò che si desiderava servisse! La guerra la vuole l’Occidente e non il Medio Oriente. Israele ha perso la sua radice territoriale svendendosi agli occidentali per interessi economici. Parliamoci chiaro, se i coloni non venissero finanziati, da Israele se ne andrebbero e neanche accetterebbero di occupare le case dei palestinesi! Chi glielo fa fare? Non esiste un reale interesse di fede ma di apparente benessere, legato a un’ideologia egoica! E questo, fa comprendere perché alcuni israeliani più saggi degli altri che hanno capito quel che sta accadendo, sono contrari a un’espansione ottenuta tramite il denaro e con le armi, non attraverso la fede che unisce tutti nella pace! Ad ogni modo, le autorità iraniane hanno pensato di inviare un messaggio agli Stati Uniti D’America in cui esprimono la loro riluttanza a partecipare a una guerra regionale. La notizia è stata battuta dal giornale “Al Jazeera”. Il messaggio dell’Iran è stato inoltrato il 3 ottobre 2024 agli USA attraverso rappresentanti del Qatar, dove proprio oggi è arrivato in visita il presidente iraniano Masoud Pezeshkian.”La fase di autocontrollo unilaterale è terminata. Qualsiasi attacco israeliano incontrerà una “risposta straordinaria“” da parte dell’Iran”, recita il messaggio.                                                       

3 ottobre 2024 – PAOLA MORA – Qui Radio Londra Tv

 

PAUSA CAFFE’

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