ROBBIE WILLIAMS SI RACCONTA IN "BETTER MAN". "IL MIO E' MIGLIOR BIOPIC DI SEMPRE"
di Rosalba Panzieri
Sfrontato, dissacrante e affascinante, così Robbie Williams si presenta in sala stampa, toglie gli occhiali da sole che nascondevano il suo sguardo e dice: ora che avete compreso che io sono la pop star posso togliere gli occhiali da sole! Incontriamo Robbie Williams a Roma per la presentazione del biopic sulla sua vita, dal primo gennaio nelle sale cinematografiche.
Better Man è la storia vera dell’ascesa fulminante, della drammatica caduta e della straordinaria rinascita della superstar del pop britannico Robbie Williams, uno dei più grandi cantanti di tutti i tempi. Con la visionaria regia di Michael Gracey (The Greatest Showman), il film è raccontato in modo unico dal punto di vista di Williams, facendo trasparire la sua caratteristica ironia e il suo stile inimitabile.
Ripercorre le tappe del successo di Robbie, dall’infanzia al ruolo di più giovane componente dei Take That, la boyband che ha sbancato le classifiche, fino agli ineguagliabili successi da solista fuori da ogni record, affrontando al contempo le sfide che fama e successo stratosferici possono portare con sé. Fin da subito Robbie mostra questa sua doppia anima e la centralità che la famiglia ha nella sua vita, prendendo il suo cellulare per fare un video ai giornalisti, chiedendoci di salutare, perché “mia figlia non crede che io sia una persona importante” dice ridendo e spiegando che il video gli servirà in famiglia come prova della sua fama. Ho visto il film la sera precedente la conferenza di presentazione, nell’anteprima riservata alla stampa e quello che emerge e attraversa la pellicola è proprio lo sguardo di un Robbie dodicenne, felice nella cucina di sua nonna, mentre sognava di possedere “quella cosa” che fa diventare star. Il talento, il fattore x, gli spiegava suo padre “o lo hai o non lo hai” e dobbiamo a sua nonna la sicurezza di essere speciale con cui Robbie è cresciuto “”Il mio rapporto con mia nonna è stato il rapporto più importante che abbia mai avuto prima di incontrare mia moglie, perché non c’è niente di più importante dell’amore incondizionato”, afferma Robbie. “E mentre i miei genitori dovevano educarmi, mia nonna mi amava e basta. Se non fosse stato per lei, non avrei capito l’amore disinteressato, da dove viene e cosa significa”.
Ma questo è anche un film sul rapporto con suo padre, figura iperbolica, spesso assente, che però gli infonde una visione, un orizzonte siderale a cui aspirare, come spiega sempre Robbie:
”Non c’erano molte persone da dove vengo io che avrebbero anche solo sognato di entrare nell’industria dell’intrattenimento perché non era possibile per noi avere quel tipo di sogno. Eppure mio padre faceva parte di quel sogno. Lo viveva. Quindi potevo vedere che era possibile. Il modo in cui mio padre
parlava delle persone del suo settore che ammirava e amava era come se stesse parlando degli dei. Per me mio padre era come un eroe. È carismatico, coinvolgente e stare in sua compagnia è meraviglioso. Tutti amano Peter, e nessuno più di me”.
Molte delle domande in conferenza stampa ruotano intorno alla scelta di rappresentare nel film Robbie Williams con l’aspetto di una scimmia, infatti per tutta la durata del film il protagonista non ha la sua faccia naturale ma i suoi lineamenti sono trasfigurati in quelli di un primate. Robbie spiega con molta naturalezza che il suo film, precisamente un biopic, è diverso da tutti gli altri del genere proprio perché ha scelto di prestare al pubblico i suoi occhi ossia dimostrare esattamente come lui vede se stesso. È poi il regista Michael Gracey a chiarire altri aspetti del processo creativo intorno al film:
” L’abilità di Robbie di bilanciare la sua esuberanza pubblica e il suo fascino sfacciato con gli aspetti più intimi, imbarazzanti e spesso tumultuosi della sua vita ha offerto una narrazione profondamente coinvolgente. Cosa ancor più importante, a differenza di qualsiasi popstar che io abbia mai conosciuto, si è impegnato ad affrontare questo progetto senza edulcorare la trama o deificare se stesso. Le sue lotte e i suoi fallimenti hanno ricevuto la stessa, se non maggiore, visibilità dei suoi trionfi. Questa vulnerabilità guida il film e ci ha ricordato di essere ugualmente audaci nella sua creazione.
Nel dare forma al mondo di Better Man, ho tratto una significativa ispirazione dalle opere di Bob Fosse e Terry Gilliam. Lo stile coreografico stilizzato di Fosse e la rappresentazione cruda e senza filtri degli alti e bassi dello show business, in particolare in film come All That Jazz e Cabaret, hanno offerto un incentivo audace per catturare la presenza scenica animata di Robbie e le realtà dietro le quinte della sua carriera. L’influenza di Fosse
è evidente nel modo in cui Better Man esplora la dualità della performance, dove gioia e dolore coesistono, alimentandosi a vicenda. È anche uno dei più grandi coreografi del mondo con un occhio non solo per la performance dell’attore, ma anche per la mdp. Insieme alla mia coreografa di lunga data, Ashley Wallen, abbiamo fatto in modo che ogni numero musicale fosse uno spettacolo al servizio della storia e avesse un effetto ipnotico indipendentemente dal film. Lo stile surreale e visivamente dinamico di Gilliam mi ha dato sicurezza
mentre progettavo gli elementi più fantastici del film con lo scenografo Joel Chang, consentendoci di addentrarci nei paesaggi psicologici ed emotivi che definiscono il mondo interiore di Robbie.
Lo stile di Better Man riflette questa miscela di influenze, combinando una narrazione viscerale ed emotivamente carica con sequenze dinamiche e oniriche che esplorano davvero le profondità della memoria di Robbie della sua precoce ascesa alla fama. È una storia di resilienza in mezzo a una ricerca incessante di realizzazione personale e
alle complessità che derivano dall’essere una figura che è sia adorata che esaminata. Robbie che mette il suo valore nelle mani degli altri e lotta per riprenderselo è un racconto ammonitore tanto quanto una lettera di amor proprio. Il ricordo di Robbie è unico, quindi sembrava appropriato catturare la storia dalla sua prospettiva, ritraendolo non come lo vediamo noi, ma come lui vede se stesso: una scimmia ammaestrata.”
Con la sua caratteristica autoironia, Williams descrive la sua vita come “un insieme di cose straordinarie che accadono a una persona particolarmente insignificante”. E continua:
“Ma quello che sono riuscito a fare, che sono riuscito a realizzare e che sono riuscito a superare equivale ad allungare un elastico da Stoke-on-Trent a Marte.
Spero che le persone lo trovino interessante. Ognuno ha una storia dentro di sé. Ognuno è interessante. Ognuno compie un viaggio dell’eroe. Fa parte dell’essere umano. Spero solo che il mio, in particolare, piaccia alle persone. E i musical sono potenti per la loro natura trasformativa e la qualità eterea della musica. La musica parla all’anima, più in profondità di quanto possano fare le parole”.
Sicuramente il film ha un grande potenziale di insegnamento e trasformazione, malgrado se stesso. Robbie, infatti, in conferenza stampa ha ben spiegato che la sua intenzione non è quella di fare strettamente filantropia, ma di raccontarsi per due ragioni: un lato nutrire la sua carriera, dall’altro offrire al pubblico quella sincerità necessaria perché così carente nella nostra società. Quello che seduce della figura di Robbie Williams e una sorta di candore incorrotto, nonostante gli abissi in cui è sprofondato, guardando il film si ha infatti la sensazione che quel bambino di 12 anni, che cantava felice in cucina con sua nonna, sia ancora intatto dentro di lui. E nonostante le cadute, quello che più resta impresso del film sono i valori e i legami familiari e il potere di credere nei propri sogni.
Dal punto di vista della sceneggiatura, dell’animazione e della scelta del personaggio che interpreta Robbie vale la pena sottolineare alcune originalità e maestrie che rendono questo biopic unico.
Considerando il modo in cui le rock star riescono a cambiare l’energia di una stanza, facendo improvvisamente sembrare che tutto orbiti attorno a loro, il regista ha presto scoperto che anche la scimmia trasmetteva la stessa
accattivante intensità. “Quando metti una scimmia in una scena, non puoi fare a meno di essere attratto da quella scimmia, anche se non sta parlando“, spiega Gracey. “E questo cattura cosa significa essere una star. Non riesci a staccare gli occhi da quella persona. Quindi, per me, non solo la scimmia soddisfa il modo in cui Rob vede se stesso, ma c’è anche un altro elemento, ovvero che crea una vera star in ogni singolo fotogramma del film da cui ti senti attratto. Wētā FX ha creato il personaggio principale del film e il lavoro che hanno fatto e la passione che ci hanno messo sono la cosa più impressionante che abbia mai visto. Molto prima di diventare famoso, Rob è sempre stato quella persona che quando entra nella stanza, è al centro dell’attenzione”.
“L’attore inglese Jonno Davies ha assunto il ruolo principale di Williams da adolescente e da adulto. Dopo aver filmato le rispettive performance tramite motion capture, Gracey e la rivoluzionaria e pluripremiata casa di effetti digitali, Wētā FX, hanno fuso tutti questi
elementi per creare il personaggio della scimmia e offrire un ritratto profondamente impattante di questo artista irripetibile.”
“Scegliere Rob è stato davvero difficile”, ammette Gracey, riguardo l’attore protagonista che avrebbe portato Robbie Williams sullo schermo per la maggior parte del tempo. “Serviva un grande talento per riuscirci. Alcune persone
avevano le doti drammatiche, altri erano dei grandi intrattenitori, altri ancora avevano la capacità di essere
spiritosi e avevano carisma. Ma trovare una persona che potesse fare tutte queste cose a un livello che
soddisfacesse ciò che è Robbie, si è rivelato quasi impossibile”.
Così impossibile che dieci giorni prima dell’inizio della produzione, il protagonista non era ancora stato scelto. È stata l’attrice Kate Mulvany, che interpreta Janet, la madre di Williams, a suggerire Davies, con cui aveva lavorato nella serie Hunters. Davies si è dimostrata la scelta ideale per rappresentare tutte le complessità di Williams, offrendo una performance straordinaria che incarna perfettamente il suo carisma e la sua fisicità con sorprendente precisione. “Jonno ha dato tutto in questo film“, afferma Gracey. “Il suo impegno nel ritrarre Robbie
in modo veritiero, emozionante ed energico è stato impressionante. Mi ha lasciato senza parole. Ha fatto uno studio approfondito di ciò che rende Robbie ciò che è, inclusa la sua natura implacabile.”
Il miglior biopic di sempre dice Robbie e, ad oggi, non so dargli torto.
25 dicembre 2024 – ROSALBA PANZIERI – Qui Radio Londra Tv