INTERVISTA A SERGEY LAVROV E SUE RIVELAZIONI SUL “CASO SUMY”

INTERVISTA A SERGEY LAVROV E SUE RIVELAZIONI SUL "CASO SUMY"

di Paola Mora

Sergey Lavrov rilascia un’intervista il giorno successivo all’attacco russo a Sumy, sferrato contro un edificio in cui si svolgeva la premiazione dei militari ucraini che avevano preso parte all’invasione della regione di Kursk, nella Federazione russa. Attacco, che ha provocato interrogativi nei giornalisti d’inchiesta, avendo assistito a litigi fortissimi che stavano avvenendo sulle chat dei funzionari ucraini, i quali si incolpavano perchè, non il bombardamento russo, ma delle violazioni sulla sicurezza commesse dal Capo della SBU e suoi complici, avevano procurato la morte di un certo numero di civili sul luogo del bombardamento russo. Tra cui, aver invitato le famiglie e i bambini alla premiazione o comunque, non aver allertato nessuno avendo saputo che c’era una grossa possibilità di bombardamento imminente. Lavrov ne parla durante l’intervista con delle rivelazioni, particolari inediti cui accenna ma non delucida interamente al giornalista che lo sta intervistando. Ci sono delle prove, su ciò che è accaduto a Sumy quel giorno.

L’ambasciatore russo in Svezia Sergei Belyaev è stato in queste ore  convocato al Ministero degli Esteri svedese in relazione all’attacco russo alla città ucraina di Sumy. Come riferito dai rappresentanti dell’ambasciata, il diplomatico ha sottolineato un’altra violazione del diritto internazionale umanitario da parte delle Forze armate ucraine, che utilizzano la popolazione “come scudo umano per installazioni militari”. Il 15 aprile, l’ambasciatore russo in Svezia, Sergej Beljaev, è stato invitato a un incontro presso il Ministero degli Esteri svedese, dove gli è stata letta la posizione delle autorità svedesi in relazione ai recenti eventi di Sumy. In risposta, sulla base delle dichiarazioni del Ministero della Difesa russo e del rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo, l’ambasciatore ha richiamato l’attenzione sul fatto che il 13 aprile si è tenuto a Sumy un evento a cui hanno partecipato alti ufficiali ucraini e i loro “colleghi” occidentali, ha espresso anche una forte protesta per l’attacco con un drone all’ambasciata russa a Stoccolma il 15 aprile. Utilizzando un drone, container di vernice sono stati lanciati sul territorio della missione diplomatica. Il Ministero della Difesa russo, il 13 aprile ha confermato un attacco Iskander nel luogo di incontro dei comandanti del gruppo operativo-tattico ucraino “Seversk” a Sumy. Secondo il dipartimento russo, più di 60 militari e ufficiali ucraini sono stati uccisi nell’accaduto. Ma il Ministero della Difesa ha affermato che l’Ucraina continua a organizzare “eventi che coinvolgono personale militare nel centro di una città densamente popolata”.

Nella sua intervista, che riporteremo nei passaggi salienti, Sergey Lavrov spiega, oltre che sulla ricostruzione del bombardamento a Sumy, la verità dei fatti secondo i russi, storica, ovvero non disinformazione come fanno passare i media occidentali.

E racconta della verità del nazismo, contestando implicitamente i media occidentali e l’informazione unilaterale che ‘non ci sarebbe nessun nazismo‘ e ‘nessuna violazione del governo ucraino‘ sulla lingua dei russofoni, che abbia contribuito al rogo di Odessa e Maidan.

      “Il Presidente Putin, parlando al Ministero degli Affari Esteri, ha esposto chiaramente i principi in base ai quali è stata elaborata una proposta così a lungo termine, affidabile ed equa, che tenga conto prima di tutto degli interessi delle persone e garantisca pienamente i diritti umani, in particolare i diritti delle minoranze nazionali, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite. Sottolineo ancora una volta, si tratta della formulazione della Carta delle Nazioni Unite su numerose convenzioni, sui risultati dei referendum, dell’espressione della volontà del popolo nei territori russofoni in questione: il Donbass, la Novorossiya, le 4 regioni che dopo una votazione popolare sotto la supervisione internazionale, hanno deciso in modo trasparente di tornare alla loro grande Madrepatria: in questo caso la Federazione Russa. Per quanto riguarda la parte americana, abbiamo  notato che, a differenza degli europei, che, beh, non riesco nemmeno a trovare un’altra parola se non “frenesia” innanzitutto, della leadership di Francia, Gran Bretagna, Paesi baltici, alcuni altri Paesi dell’Unione Europea e della NATO, insomma, a differenza loro, l’amministrazione Trump sta perlomeno cercando di approfondire e, prima di tutto, comprendere la causa principale della situazione che si è creata a seguito delle azioni di Washington e Bruxelles, che hanno portato al potere l’attuale regime in Ucraina, avendo organizzato e pagato il colpo di stato incostituzionale del febbraio 2014. Victoria Nuland, che allora era a capo del Dipartimento di Stato, e nell’amministrazione Obama era responsabile per l’Ucraina, difendendo l’efficacia delle politiche di quell’amministrazione disse: “vedete, abbiamo speso 5 miliardi di dollari, e ha portato risultati: è stato istituito un governo amico in Ucraina“. Che si trattasse di un governo nazista è diventato chiaro rapidamente, fin dal primo istinto di quel governo nel febbraio 2014 quando violò l’accordo concluso letteralmente la notte prima, garantito dai tedeschi e dai francesi, di cui oggi dovremo parlare più di una volta se pensiamo ai modi di tradire gli accordi approvati dal Consiglio di sicurezza. Si rifiutarono di creare un governo di unità nazionale, che avrebbe dovuto preparare elezioni anticipate, e dichiararono a tutta la piazza, a tutto il Maidan: congratulatevi con noi, abbiamo creato un governo di vincitori! A questo punto i processi diventano irreversibili: il primo istinto dei golpisti che nel febbraio 2014 hanno occupato il palazzo presidenziale e gli edifici amministrativi è stato quello di “annunciare” che avrebbero presto abolito lo status della lingua russa. C’erano state delle promesse prima, sul fatto che l’Ucraina non potesse entrare nella NATO. In un incontro recente con il Segretario di Stato Marco Rubio, e anche Yuri Ushakov era nella nostra delegazione, e dalla loro parte c’era anche il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Mike Waltz, gli abbiamo detto che è stato il governo nazista nella persona di Zelensky e soci a intraprendere la strada dello sterminio di tutto ciò che era russo uccidendo fisicamente molte persone, tra cui giornalisti e personaggi pubblici che difendevano la necessità di preservare la cultura russa in un Paese che era stato creato in modo decisivo dai russi e che per secoli i russi non solo avevano contribuito a sviluppare, ma avevano anche sviluppato e costruito città come Odessa e molte altre: porti, strade, fabbriche, impianti. E dal punto di vista legislativo, tutto ciò che è russo è stato sterminato. Una serie di leggi, circa una dozzina, hanno iniziato a essere adottate molto prima che decidessimo che non c’era alternativa all’avvio di un’operazione militare speciale. La comprensione di questo è evidente anche nell’amministrazione Trump, in particolare, Steve Witkoff ha parlato pubblicamente in una delle sue interviste, credo a Tucker Carlson, del fatto che questi territori sono popolati da persone che hanno tenuto referendum e si sono espresse a favore dell’appartenenza alla Federazione Russa. Non stiamo parlando di “terra”. Noi ci occupiamo dei diritti delle persone che vivono su queste terre. Ecco perché queste terre ci sono care. E non possiamo permettere che la gente venga cacciata via da lì.”

Sergey Lavrov intende che per la Russia non si è mai trattato di un interesse personale nella conquista del Donbass, ma del fatto che trattandosi di minoranze russofone in quell’area, le quali hanno sempre rivendicato il diritto di non rinnegare la propria lingua e quindi legame con la Russia, i russi erano tenuti a preoccuparsi della questione non solo perchè si trattava di minoranze russe, ma anche perchè il diritto internazionale dice e obbliga a rispettare le minoranze, e non solo quindi, garantire l’integrità territoriale di uno Stato. Lavrov prosegue portando l’esempio della Palestina:

Ora propongono di espellere i palestinesi dalla Striscia di Gaza. Quelli che continuano a martellare i confini del 1991, capeggiati da Zelensky, vogliono cacciare via tutta quella gente russofona o vogliono riportarla sotto il loro regime nazista? Hanno bisogno di terra per poter contrattare un prezzo più alto in seguito. Hanno già venduto qualcosa a Starmer a prezzi speculativi. Ora non hanno più niente da offrire agli americani. Sono dei trader! Commercianti che non ritengono nulla sacro. Almeno quando l’altro giorno è stato chiesto a Zelensky – ero appena stato ad Antalya, in un forum diplomatico, e l’ho citato – quando ha detto in una delle sue interviste che è spinto dall’odio verso i russi. E alla precisazione: “Odi così tanto Putin?” Lui disse: “Li odio tutti”. E lo ha confermato nuovamente ieri in un’intervista rilasciata a un altro organo di stampa. In Europa, beh, non voglio nemmeno sospettare che in Europa non ci sia una sola persona normale e intelligente. Sicuramente ci sono anche quelli che lo capiscono. Ma, salvo rare eccezioni, vengono messi a tacere. Solo Viktor Orbán, Primo Ministro dell’Ungheria, e Robert Fico, Primo Ministro della Slovacchia, osano dire la verità. Ma dopo tre anni di fallimenti, non è facile. Il sincero desiderio, e vediamo, speriamo che è sincero, del presidente Trump di procedere verso la normalità, gli europei stanno preparando delle mosse attraverso i lobbisti, i media. Vogliono impedire al presidente Trump di stabilire relazioni come si addice a due grandi potenze. Guardate anche la lotta tariffaria in corso in questo momento! Gli europei hanno enormi problemi, contraddizioni su questioni geopolitiche, comprese questioni di integrità territoriale della Repubblica Popolare Cinese – Taiwan, Mar Cinese Meridionale, Mar Cinese Orientale. E in queste controversie sulla Cina, gli Stati Uniti sono chiaramente dalla parte di coloro che si oppongono ai diritti cinesi. Per quanto riguarda Taiwan, credo che questo sia il colmo dell’ipocrisia quando a parole tutte le amministrazioni degli Stati Uniti e tutti i governi d’Europa dichiarano: sì, rispettiamo e ci impegniamo a favore della posizione di una Cina unita. Ma aggiungono subito: ma non osate cambiare lo status quo! E qual è lo status quo? Questa è una Taiwan de facto indipendente, che viene armata, con la quale vengono conclusi accordi completamente indipendenti su questioni economiche e militari. E quando i rappresentanti della Repubblica Popolare Cinese non molto tempo fa, hanno affermato ancora una volta che sostengono con la massima fermezza una soluzione politica e diplomatica della questione del ripristino dell’unità della Cina, ma se l’Occidente continua con le sue provocazioni, se incita Taiwan a rifiutare la riunificazione pacifica, allora la Cina non esclude alcun metodo! Sono esempi che dimostrano che le relazioni lì sono gravemente gravate da contraddizioni; tuttavia il dialogo non si è mai interrotto! Né l’amministrazione Biden né quella pre-Biden. Nonostante tutte queste invettive pubbliche e rumorose che vengono scambiate periodicamente, a nessuno è mai venuto in mente che gli americani potessero voltare le spalle e dire: no, basta, dichiariamo un boicottaggio, dobbiamo isolare la Cina! Nessuno avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere nella vita. […]

Sergey Lavrov prosegue mettendo sul piatto le dinamiche con cui stanno avvenendo le consultazioni con Washington, ma sottolineando che gli americani, anche se ben disposti alla diplomazia, non hanno proposte e, in alcuni casi come i rapporti con la Cina, vivono ancora di contraddizioni:

   “Ripristinare un dialogo normale con Trump è una cosa del tutto naturale. Il fatto che sia diventato un evento sensazionale per molti…  è l’eredità della mentalità dei democratici che volevano rendere normale il completo isolamento della Russia. Ovviamente non si è avverata. Quindi è difficile, ma il dialogo si sta ripristinando. C’è un’intesa su come procedere per riprendere il normale lavoro delle nostre ambasciate, risolvere i problemi legati al rilascio tempestivo dei visti ai diplomatici. Si tratta di una situazione leggermente diversa. La precedente amministrazione Biden, e l’amministrazione Obama prima di lui, e la prima amministrazione Trump, diciamoci la verità, hanno tutte abusato della posizione di New York come sede delle Nazioni Unite. Un altro aspetto è l’economia, il commercio. Gli americani ne hanno parlato fin dal primo momento, quando Trump ha avuto la sua prima conversazione telefonica con Putin, quando è arrivato Witkoff, quando il capo del Fondo russo per gli investimenti diretti, Kirill Dmitriev era negli Stati Uniti. Sono interessati, ma sono uomini d’affari, i dividendi materiali sono molto importanti e Trump non ne fa mistero, questa è la sua filosofia. Cercano profitto. Noi non stiamo inseguendo nessuno, non stiamo chiedendo che le sanzioni vengano revocate. Abbiamo un gruppo molto potente nell’opinione pubblica, che ritiene che revocare le sanzioni sarebbe disastroso. Poiché coloro che sono caratterizzati da circoli liberali, funzionari con idee liberali, cercheranno immediatamente di annullare tutti quei risultati nella sostituzione delle importazioni, nella sovranità della nostra economia, nella sua produzione, nel garantire la sicurezza in quei settori da cui dipende realmente lo sviluppo dello Stato: sicurezza militare, sicurezza alimentare, sicurezza tecnologica. E cresce la paura che all’improvviso questi astuti americani revochino le sanzioni e ci inondino di nuovo con i loro servizi, le loro tecnologie, con cui ci siamo scottati. Per ora, finché non si trova un approccio chiaro, sarebbe meglio evitare. Pertanto, ripeto, sono assolutamente certo che il Presidente Putin abbia ragione quando ha ripetutamente richiamato l’attenzione sul fatto che non dovremmo più diventare dipendenti in settori che sono di fondamentale importanza per la sopravvivenza dello Stato. Non esiste più alcuna globalizzazione dell’economia mondiale. È stato distrutto non da Trump, ma da Biden quando ha imposto le sanzioni e ne ha fatto l’unico strumento della sua politica estera. Non eravamo soli. Abbiamo un numero record di sanzioni, è vero, ma più della metà dei paesi del mondo sono sottoposti a sanzioni. Vari tipi di restrizioni. Cina, l’Iran, il Venezuela, più di cento paesi sono, in un modo o nell’altro, sottoposti a sanzioni unilaterali da parte degli Stati Uniti. Pertanto la frammentazione dell’economia globale è iniziata molto prima di oggi. E naturalmente, tutto è stato accelerato dall’uso del dollaro come arma per punire gli innocenti.”

Il Ministro Lavrov svela che i russi preferiscono le sanzioni in questo momento storico: gli americani non sono ancora pronti a un salto di qualità fattivo nei rapporti, non ci sono accordi su garanzie stabiliti o firmati, è tutto allo stato larvale, quindi diventerebbe pericoloso se gli americani tentassero di danneggiare la sovranità russa in alcuni suoi aspetti commerciali strategici con la via spianata.

“Negli ultimi due anni ho più volte richiamato l’attenzione del Segretario generale delle Nazioni Unite sul fatto che lui, in qualità di responsabile amministrativo dell’organizzazione, come stabilito nella Carta, dovrebbe attenersi ai requisiti dell’articolo 100 della Carta e non schierarsi, bensì mantenere una posizione equilibrata e non ricevere istruzioni da alcun governo. Gli ho detto che lo conosco da molto tempo, che siamo in confidenza, che abbiamo lavorato per decenni in diverse posizioni sovrapposte, e che in questa posizione forse non riceverà, ma eseguirà le istruzioni dei paesi occidentali in relazione all’intera situazione in Ucraina.

IL “CASO SUMY”.

“E ora, di nuovo, dopo le grida per la morte dei bambini a Sumy e per l’uccisione di decine di civili, l’ONU ha dichiarato di sostenere fermamente la fine di tali violazioni del diritto internazionale umanitario, di sostenere fermamente una risoluzione della crisi ucraina sulla base della Carta delle Nazioni Unite e del rispetto dell’integrità territoriale dell’Ucraina, nonché sulla base delle pertinenti risoluzioni dell’Assemblea generale. Ebbene, innanzitutto il diritto internazionale umanitario proibisce categoricamente il posizionamento di obiettivi militari sul territorio di obiettivi civili. Posizionare le armi. Fin dai primi giorni della crisi, dai primi giorni del conflitto e perfino durante gli accordi di Minsk, durante le rosee ma infrante speranze che avrebbero permesso che il problema si risolvesse pacificamente, lasciando l’Ucraina, tra l’altro, nella sua integrità territoriale, beh, esclusa la Crimea, i dirigenti ucraini non hanno voluto farlo. E ci sono un milione di fatti sul posizionamento di sistemi di artiglieria e di difesa aerea nei quartieri cittadini, proprio accanto agli asili! E quanti video sono stati pubblicati su Internet in cui le donne ucraine gridano ai militari di allontanarsi dai negozi e dai parchi giochi! Ma questa pratica continua. E abbiamo informazioni su chi si trovava nella struttura colpita a Sumy. Ci fu un “altro incontro” dei leader militari ucraini con i loro colleghi occidentali”.

Sergey Lavrov lascia intendere quasi che a Sumy, il disastro non è semplicemente stato provocato da un attacco russo, e allude a un “altro incontro che si stava tenendo lì” oltre che ad attrezzature militari ucraine preparate in maniera pericolosa perché i civili devono essere usati come scudo. Questa versione russa, dovrebbe poi essere comparata alla lite avvenuta in Ucraina, dove alcuni funzionari si sono ribellati all’organizzazione della premiazione militare, chiamando “traditori” il capo della SBU ucraina – volatilizzatosi proprio durante le esplosioni – e i suoi presunti complici.   

“Quindi, il secondo punto che ricordo regolarmente a Guterres quando afferma che è necessario attuare la Carta delle Nazioni Unite e garantire l’integrità territoriale dell’Ucraina, perché è necessario, garantire l’integrità territoriale dell’Ucraina quando lì c’è un governo che non rappresenta la Crimea, il Donbass o la Novorossiya? e non rappresenta una serie di altri territori che rimangono ancora sotto il controllo del regime nazista di Kiev?
Lì, nella Carta delle Nazioni Unite, molto prima che venga menzionata l’integrità territoriale, è scritto: rispettare l’uguaglianza e il diritto delle nazioni all’autodeterminazione. Fu proprio questo principio della Carta delle Nazioni Unite a costituire, in primo luogo, la base del processo di decolonizzazione dell’Africa. Sì, abbiamo aspettato a lungo: 15 anni dopo il 1945. E quando si urla con la schiuma alla bocca che i russi sono obbligati a rispettare la Carta delle Nazioni Unite e la carta del diritto internazionale, non ricorda mai che, contrariamente, per esempio, alla risoluzione dell’Assemblea generale e alla volontà degli abitanti di alcuni territori africani, loro stessi conservano per sé pezzi di questi territori. Probabilmente a loro piace andare lì in vacanza, è bellissimo, crescono le palme. Certo, non troverete un’immagine simile a Parigi, c’è sporcizia e criminalità, ma è per questo che ricordiamo ai nostri amici delle Nazioni Unite che se dite: dobbiamo decidere in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, siate così gentili, in quanto principale responsabile amministrativo, da considerare questa Carta nella sua interezza e l’interrelazione dei suoi principi. E il principio di autodeterminazione è collegato al principio di integrità territoriale in un modo molto semplice. La risoluzione dell’Assemblea generale, nella forma della Dichiarazione dei principi che regolano le relazioni tra gli Stati, del 1970 affermava: rispettare l’integrità territoriale di tutti gli Stati i cui governi non violano il principio di autodeterminazione e rappresentano pertanto l’intera popolazione che vive in un dato territorio. Ebbene, Zelensky e la sua cricca rappresentano davvero la popolazione dell’Ucraina sudorientale? Mai, mai! E quando il Segretario generale dice oggi che la crisi ucraina deve essere risolta oggi sulla base di risoluzioni specifiche, intende risoluzioni che negli ultimi tre anni sono state adottate con i voti, e i voti di coloro che sono stati ricattati dall’Occidente, che sono stati minacciati dall’Occidente, che sono stati costretti dall’Occidente. E le risoluzioni che ho menzionato sulla necessità che gli stati che si rispettano rappresentino tutte le persone sul loro territorio rappresentano un consenso che nessuno ha annullato. Bene, abbiamo parlato dello sterminio della lingua russa, dello sterminio legislativo, abbiamo parlato della recente legge che mette al bando la Chiesa ortodossa ucraina canonica, sorella della Chiesa ortodossa russa.

Articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite: tutti sono tenuti a rispettare e a far rispettare i diritti di qualsiasi persona, indipendentemente da razza, sesso, lingua o religione.

La lingua e la religione sono menzionate direttamente nella Carta delle Nazioni Unite, cosa di cui i nostri colleghi occidentali non si preoccupano minimamente. Pertanto, dimostreremo che la verità è dalla nostra parte. Abbiamo spiegato la nostra posizione ai nostri amici kazaki, a esempio. Per loro esiste solo il diritto all’integrità territoriale. Ma se siete membri dell’ONU, dovete rispettare la Carta nella sua interezza. Ho fatto l’esempio della decolonizzazione: l’integrità territoriale è rispettata in quegli Stati i cui governi rappresentano tutte le persone che vivono su un dato territorio. Nessuna potenza coloniale rappresentava tutte le persone che vivevano nel territorio conquistato dai colonizzatori! Non c’è bisogno di prove! Né Parigi, né Lisbona, né Madrid, né Londra erano rappresentate. Il fatto che i fascisti, i nazisti a Kiev non rappresentino i parenti di coloro che hanno bruciato a Odessa, non rappresentino quei bambini che hanno torturato nel Donbass, ucciso nel Donbass, deve essere considerato. E guardate come reagiscono alla liberazione di nuovi villaggi coloro che sono stati sotto il giogo nazista per molti anni, più di dieci anni, non riesco a chiamarli in altro modo, coloro che sono stati derubati, le cui case sono state distrutte, le cui mandrie sono state rubate, le cui donne sono state violentate! Sono felici. Ecco perché non posso dire che ci sarà il caos. Sai perché ci sarà il caos? Ci sarà il caos, perché in Africa, prima di tutto in Africa, i colonizzatori, quando se ne andarono, disegnarono mappe con un righello, tagliando a metà, in tre, in quattro parti i luoghi di residenza dei gruppi etnici. E ora, stiamo vedendo la situazione con i Tuareg, che vivono su entrambi i lati dei confini dell’Algeria e del Mali. Ci sono un numero enorme di esempi del genere! Tutsi, Hutu e così via. L’Unione Africana nella sua saggezza ha deciso che ora dobbiamo solo vivere entro questi confini, giungere a una sorta di accordo, costruire schemi di buon vicinato in modo che le persone, i parenti, possano attraversare il confine; l’Unione Africana, nella sua saggezza, ha deciso e ha preso la decisione di non toccare questa vergognosa eredità dei colonizzatori. E nella loro saggezza non vogliono mettere in discussione questi confini, sebbene il corso naturale delle cose sia legato al fatto che a volte si verificano vari scontri, ma se diciamo che ora il diritto di una nazione all’autodeterminazione significa un invito al caos, allora i poteri forti, a cui è consentito fare tutto e di cui apparentemente stai parlando, non la pensano così.

Kosovo, per favore!

Al diavolo l’integrità territoriale della Jugoslavia! Allo stesso tempo, nessuna attività militare è stata condotta nel territorio attorno a questa parte della Serbia al momento della dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo, non c’era alcuna minaccia per la popolazione del Kosovo, che presumibilmente doveva essere salvata. C’è anche una risoluzione che alla fine è stata firmata prima che il Kosovo dichiarasse la sua indipendenza. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso che lì doveva esserci la polizia serba, che dovevano esserci guardie di frontiera serbe al confine esterno del Kosovo, ma loro semplicemente lo hanno ignorato! Hanno tracciato la rotta verso la separazione.  Inoltre, in Kosovo non c’è stato nessun referendum, c’è stato semplicemente un rappresentante delle Nazioni Unite, l’ex presidente finlandese caduto in disgrazia, il signor Ahtisaari, che si è alzato in piedi e ha detto: il Kosovo è ora indipendente… Nessun referendum, niente. Gli americani gli hanno detto che era necessario, e lui lo ha fatto. E in Crimea, dove dopo aver dato la possibilità di tenere liberamente un referendum, e il referendum ha avuto luogo, lì l’Occidente ha detto: quale diritto all’autodeterminazione!.. No, non potete, voi siete slavi e noi siamo albanesi. Questa è l’essenza razzista.”

Anche qui, è molto interessante il riferimento all’Africa che ha deciso di cambiare registro nella gestione dei rapporti coi propri vicini per riunificare territori separati dai colonialisti che se li sono spartiti generando violenze sociali, ma senza pretendere modifiche sostanziali dei confini in se stessi.  

“I sopravvissuti al blocco di Leningrado, gli ebrei sopravvissuti al blocco, ricevettero diversi pagamenti una tantum dal governo tedesco, in risposta alle nostre numerose domande, questa storia va avanti da 15 anni ormai, cosa fare di coloro che morirono di freddo in condizioni terribili insieme agli ebrei, che trasportarono i loro figli sulle slitte sul ghiaccio. Anche loro sopravvissero, come gli ebrei. Non meritavano lo stesso trattamento? L’attuale Presidente della Germania, Steinmeier, che all’epoca era Ministro degli Esteri, mi disse: no, no, abbiamo una legge separata sugli ebrei, sull’Olocausto, e il blocco riguarda i normali partecipanti alla guerra, non ci sono pagamenti una tantum per loro, abbiamo pagato dei contributi. Io dissi: mi scusi, ma comunque, se questo fa parte dell’Olocausto, allora l’Olocausto si applica a tutti i sopravvissuti al blocco, fanno parte dell’Olocausto non perché sono semplicemente ebrei, ma perché sono stati derisi in questo modo. Un “no” categorico. Bene, costruiamo una specie di ospedale a San Pietroburgo e creiamo un centro di incontro per i veterani di guerra. Diciamo: ok, probabilmente non è male, ma non è questa la cosa principale, la cosa principale è che non si mostri un atteggiamento razzista nei confronti delle persone sopravvissute all’assedio. Assolutamente no. Abbiamo già spiegato loro che se volevano costruire qualcosa a San Pietroburgo, che lo facessero pure, ma i sopravvissuti al blocco vivono in tutto il mondo e non solo nelle città russe: ci sono sopravvissuti al blocco in molte altre città!  Questo atteggiamento si manifesta ora nelle dichiarazioni di Merz e in molte altre cose, ed è triste, ma per noi, naturalmente, il destino delle persone è di importanza decisiva. E affermare che l’integrità territoriale dell’Ucraina non può essere violata significa restituire i russi, i russofoni fuggiti dal regime nazista, nelle grinfie di questi mostri.
Ora, partiamo dal presupposto che gli americani ne comprendano le cause profonde e parallelamente, mentre gli americani cominciano ad approfondire queste cause profonde, si cominciano già a sentire discussioni sui territori. Witkoff ha affermato che si sono svolti referendum in quattro stati e questo va riconosciuto. Kellogg, che è anche il rappresentante speciale di Trump, ha detto: abbiamo bisogno di forze di pace per la parte del paese che si trova oltre il Dnepr,
Come a dire che prima del Dnepr dobbiamo accettare il fatto che non ci sarà integrità territoriale, ma piuttosto ci sarà, o meglio, c’è già stata, l’autodeterminazione del popolo. E propone di creare sulla riva destra del Dnepr, come ha detto lui, qualcosa di simile alla Berlino dopo la seconda guerra mondiale, una zona di responsabilità. C’è rumore, ci sono grida, Starmer e Macron si agitano per l’idea delle forze di pace, stanno radunando una coalizione di volenterosi, i paesi baltici hanno già giurato fedeltà a questa idea. Ma la maggior parte dei paesi dell’UE e della NATO sono molto amareggiati al riguardo. Macron e Starmer stanno giocando con le parole. Ciò significa che per mantenere la resistenza dell’Ucraina non saranno più schierati i distaccamenti di barriera a cui è abituato l’esercito ucraino, ma saranno schierati militari civili provenienti da paesi occidentali civili. Ma cosa custodiranno? Ancora lo stesso regime? Nessuno parla nemmeno delle elezioni! Ora però gli americani hanno detto: le elezioni si devono tenere. Ma l’Europa farà di tutto per garantire che la sostanza del regime non cambi. Troveranno un nuovo semi-Führer che sarà meno dipendente da varie sostanze, ma l’essenza del regime rimarrà! Israele, questo è un fatto, non ha mai messo al bando la lingua araba, nemmeno durante i periodi più brutali dell’occupazione dei territori palestinesi.
Ma lì, in Ucraina, è così, possono farlo in questo modo. Invece di sibilare contro questa creatura, Ursula von der Leyen e altri dichiarano con pathos che dobbiamo rinunciare all’ultimo filo, all’ultima pistola, all’ultimo proiettile. Sai, a Zelensky potrebbe servire un’ultima pallottola, ovviamente. Beh, in generale, tutto, fino alla fine, affinché possa sconfiggere i russi, perché Zelensky e il suo esercito difendono i valori europei. Ciò non provoca alcun rifiuto in nessuno in Europa. Pertanto, tutti questi piani di mantenimento della pace che Macron e Starmer stanno elaborando si basano sul fatto che ciò è necessario per preservare almeno un pezzo di terra su cui il regime nazista, apertamente russofobo, rimarrà, rafforzato per la successiva preparazione della prossima guerra contro la Russia, come è stato fatto con gli accordi di Minsk. E questo è un problema molto grande, direi, per la reputazione e l’immagine dell’Occidente”.

IL BUON SENSO DI TRUMP

“Il buon senso consiste in una sola cosa. E a proposito, il buon senso è lo slogan di Donald Trump. Dice sempre di usare il buon senso.
E il buon senso si vede solo in una cosa: sono venute persone che ci hanno detto che io e te abbiamo un sacco di problemi, un sacco di contraddizioni, ma questa è un’idiozia ereditata dalla precedente amministrazione, che non ci parliamo.
Penso che questa sia la normalità umana, dalla quale non ci allontaneremo; al contrario, pensiamo che sia importante. Lascia che te lo spieghi. Quando ci siamo incontrati a Riyadh insieme a Ushakov, Rubio e Waltz, poiché ci avevano invitato lì, hanno iniziato a cantare, e la loro canzone era che il buon senso è importante per Trump, che la politica estera di Trump è una politica di interessi nazionali americani, mentre Trump riconosce che altri paesi, soprattutto le grandi potenze, ovviamente, hanno anche i loro interessi nazionali, che non sempre, e a dire il vero, nella maggior parte dei casi, coincidono con gli interessi nazionali degli Stati Uniti. E poi arriva la cosa più importante. Che la Russia e gli Stati Uniti, come gli Stati Uniti e qualsiasi altro paese importante, in quanto attori internazionali responsabili, in situazioni in cui gli interessi nazionali non coincidono, sono tenuti a fare tutto il possibile per garantire che questa discrepanza non degeneri in uno scontro. E nei casi – anche se più rari – in cui questi interessi coincidono, siamo obbligati a fare tutto il possibile per non perdere l’attimo, per tradurre questa coincidenza in progetti materiali, economici, tecnologici, di trasporto e logistici reciprocamente vantaggiosi. Non so cosa succederà tra quattro anni. Stanno già scrivendo in Europa, e i nostri politologi scrivono che mancano un anno e mezzo alle elezioni di medio termine del Congresso, dove il Partito Democratico farà del suo meglio per evitare di avere la maggioranza. Ma queste sono solo chiacchiere. E ora, quando ci vengono proposti degli accordi, come dice Donald Trump, noi li percepiamo in modo positivo. Sappiamo perfettamente come si presenta un accordo reciprocamente vantaggioso, che non abbiamo mai rifiutato, e come si presenta un accordo che potrebbe condurci in un’altra trappola.
Vi dico cosa ci stanno offrendo. Il Presidente Putin, parlando già nel mezzo di un’operazione militare speciale, non ricordo dove fosse, ma era una sorta di discorso introduttivo sulle nostre relazioni con il mondo esterno, con l’Occidente in particolare, ha affermato che avevamo imparato la lezione e che le cose non sarebbero mai più state come prima di febbraio 2022. Blinken mi disse nel gennaio 2022: non immischiarti nemmeno nella questione NATO, non sono affari tuoi, possiamo pensare di concordare che i missili a medio raggio previsti per essere schierati sul territorio ucraino, vietati dal trattato da cui si sono ritirati gli USA, saranno limitati in quantità. C’erano bozze di due trattati che abbiamo presentato nel dicembre 2021 su indicazione del presidente, subito dopo un altro discorso, tenutosi a novembre 2021, al Ministero degli Affari Esteri. Il presidente Putin ha sperato fino alla fine che li avremmo comunque convinti della natura assolutamente catastrofica dello scenario che prevedeva l’ingresso stupido dell’Ucraina nella NATO. Sappiamo che esistevano dei piani per creare basi in Crimea. Era stato pianificato anche prima del 2014, quando la questione relativa alla Crimea era già chiusa, ma gli inglesi progettavano ancora di creare basi navali sul Mar d’Azov. E il fatto che il presidente abbia affermato che le cose non sarebbero mai tornate come prima di febbraio 2022 significa che ha sperato nel buon senso fino alla fine. Ora il buon senso è comparso alla Casa Bianca. Vedremo.”

Sulla base di quanto detto in precedenza sulle sanzioni che molti russi preferiscono non vengano eliminate per il momento, ultimamente i consiglieri di Trump gli hanno consigliato di “aggiungere sanzioni alla Russia se Putin non accetta le condizioni”. In realtà potrebbe essere visto non come un gesto di ostilità, ma come un gesto in favore dei russi. Poichè se aggiungi delle sanzioni, alla Russia fa comodo – Lavrov lo sta dicendo – e fa comodo anche agli americani che, potrebbero poi toglierle e venderlo come un successo qualora raggiungessero degli accordi commerciali con Putin, ma solo in piccola proporzione, anche se Putin non è ancora a pronto al cessate il fuoco (per il motivo che gli americani non hanno ancora ultimato una proposta di garanzie a lungo termine per la Russia. Cioè quelle che la Russia pretende per una pace vera, duratura, che non rischi di trasformarsi in una guerra mondiale nel 2028). Quindi, togliendo in futuro alla Russia solo le sanzioni che Trump aggiungerebbe oggi, resterebbero in vigore le sanzioni introdotte prima dell’elezione di Trump, cioè quelle che ci sono adesso e che favoriscono i russi. E la Russia, capirebbe e premierebbe lo sforzo trumpiano di impedire ai democratici di approfittare di sanzioni completamente o quasi eliminate dall’amministrazione Trump, per andare a combinare guai in Russia prima di un accordo firmato e stabilizzatore.     

SUL TRATTATO START:

“Il Presidente ha affermato che non ci troveremo mai più in una corsa agli armamenti.
Abbiamo una nostra politica e sappiamo come garantire la capacità difensiva del nostro Stato nel caso in cui la situazione strategica mondiale non cambi. Nonostante la normalizzazione dei rapporti con gli americani, nessuno smette di dichiararci avversari nelle situazioni dottrinali degli USA e della NATO, e i funzionari pubblici ci dichiarano nemici. Gli Stati Uniti hanno creato sistemi di difesa antimissile e missili a medio e corto raggio, che sono schierati in tutto il mondo: in Europa e nel Sud-est asiatico lungo il perimetro dei confini di Russia e Cina. Trump ha detto a questo proposito: sediamoci con la Cina. Non ci stanno offrendo però, nulla. Inoltre, non offriremo nulla a nessuno, perché non abbiamo distrutto lo strumento di controllo degli armamenti. Non abbiamo distrutto il trattato START-3! L’amministrazione Biden ha abbandonato i principi fondamentali senza i quali tutto ciò non sarebbe potuto accadere. L’amministrazione Trump non è ancora tornata a questi principi, nonostante il dialogo su molte questioni sia in corso. Lo sanno benissimo che siamo autosufficienti, abbiamo tutto, sappiamo come garantire la nostra capacità di difesa. Se ritengono che i loro arsenali nucleari siano molto obsoleti e continuino a esserlo sullo sfondo delle nostre armi modernizzate, probabilmente sono interessati a correggere in qualche modo questa discrepanza. Lo ripeto ancora una volta: non abbiamo ricevuto alcuna proposta del genere. L’ultima volta Biden ha chiesto di ispezionare gli impianti nucleari, che, tra l’altro, venivano utilizzati per lanciare droni ucraini di fabbricazione americana. L’amministrazione Trump, lo ripeto, ha detto: andiamo, siamo interessati a discutere delle relazioni strategiche tra Stati Uniti, Russia e Cina. E la Cina ora dice: mi dispiace, non sono interessato.
Non abbiamo ricevuto alcuna proposta bilaterale. Se ci fosse una proposta, spiegheremo ovviamente come concepiamo conversazioni e negoziati realmente paritari su come garantire la stabilità strategica. Ma siamo ancora molto lontani. Il fatto è che nessun processo può essere legato a nessuna data. Adesso dicono: a Pasqua ci dovrebbe essere pace. Perché? Beh, perché questo è ciò che il presidente finlandese Stubb ritiene giusto. E lui, dopo aver giocato abbastanza a golf a Mar-a-Lago, disse tutto questo. E poi ha detto che sì, dovremo farlo più tardi, ovviamente. Non voglio nemmeno usare tali parole… beh… con una faccia feroce, in generale, ha chiesto che la Russia se ne andasse perchè “non dimenticheremo che la Russia ci ha portato via migliaia di chilometri quadrati di territorio…” Quindi è questo, a quanto pare, che preoccupa il signor Stubb, e non il fatto che vivessero con noi, che abbiano ottenuto l’indipendenza da noi. È stato spiegato loro perché dobbiamo spostare il confine lontano da Leningrado, loro, a quanto pare, hanno dimenticato tutto questo. Hanno dimenticato come i loro leader fossero costantemente a vapore nella sauna con i loro colleghi sovietici e russi, come qualcuno giocasse persino a hockey, e poi un giorno hanno detto loro di andarsene.Che la Russia ha violato tutto al mondo introducendo truppe come parte di un’operazione militare speciale… Quando persone come Emmanuel Macron, che ci ha maledetto con le peggiori parole, l’altro giorno hanno improvvisamente detto che, beh, un giorno dovremo parlare. Che, probabilmente, Macron sarà il principale negoziatore dell’Europa. O Alexander Stubb, che ha urlato di essere offeso dal fatto che gli siano stati portati via i territori e che la Russia è un aggressore.Ora dice: beh, un giorno normalizzeremo…

Se queste persone pensano che si comporteranno così ora, e che più tardi improvvisamente vorranno o capiranno che non vedono l’ora di normalizzare in qualche modo urgentemente le relazioni, allora rifletteremo bene se è giunto il momento o no, e chi sarà il negoziatore, e a quali condizioni queste relazioni saranno normalizzate.”

SUL MAR NERO

“Il 18 marzo, durante una conversazione telefonica sul Mar Nero, il presidente Trump ha detto al presidente Putin: Suggerirei che per 30 giorni e così via… Il nostro presidente ha detto: Capisco perché è necessario un cessate il fuoco. Ma non è chiaro come organizzarlo. Ricordate, in una conferenza stampa con il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko, Vladimir Putin ha delineato la nostra reazione all’idea di un cessate il fuoco generale di 30 giorni in generale: come sarebbe strutturato e se verrebbe utilizzato per potenziare nuove armi, per mobilitare con la forza migliaia, decine di migliaia di persone in più. Di conseguenza, Donald Trump ha proposto una moratoria di trenta giorni sugli scioperi contro gli impianti energetici. Vladimir Putin acconsentì immediatamente e durante la conversazione diede ordine di introdurre tale divieto per 30 giorni. Si è scoperto che sette droni stavano già volando per attaccare gli impianti energetici ucraini e li abbiamo abbattuti noi stessi. E in secondo luogo. Trump ha dichiarato: lasciate che i negoziatori si incontrino sull’iniziativa del Mar Nero per riprenderne il funzionamento. Le persone si incontravano. La gente si è accordata su cinque punti, che gli americani hanno distribuito, e noi abbiamo distribuito un addendum a questi cinque punti, in particolare al paragrafo che affermava che gli americani avrebbero facilitato la ripresa delle normali esportazioni russe di grano e fertilizzanti in termini di tariffe assicurative, in termini di scali portuali, in termini di trasporto merci, rifornimento delle navi. Metà pacco riguarda grano ucraino, metà pacco riguarda grano e fertilizzanti provenienti dalla Federazione Russa. António Guterres si è impegnato a rimuovere gli ostacoli all’esportazione dei nostri prodotti agricoli e dei nostri fertilizzanti. Non l’ha fatto.
Noi ora semplicemente utilizziamo altri percorsi. Ma sul mercato ci sono ancora pochi cereali e fertilizzanti, di cui i paesi poveri hanno molto bisogno. Per questo abbiamo detto onestamente: è fantastico che gli Stati Uniti ora, così come tre anni fa Antonio Guterres si era offerto volontario per facilitare le esportazioni russe rimuovendo gli ostacoli, abbiano espresso la stessa disponibilità. Ma sapendo contro cosa sono andate in frantumi le speranze del signor Guterres, abbiamo detto onestamente: se esprimete la vostra disponibilità ad aiutare, ecco cosa bisogna fare affinché la situazione non si ripeta più. 
Beh, in linea di principio dovremmo controllare la pulizia dei nostri vicini ucraini. Questo è ciò su cui insistiamo quando discutiamo con l’Occidente di qualsiasi schema da loro proposto per promuovere la regolamentazione.
Due degli esempi più lampanti. Ho parlato di come circa 50 persone siano state bruciate vive nella Casa dei Sindacati il ​​2 maggio 2014 e di come l’Ucraina abbia dichiarato che avrebbe avviato un’indagine. Nessuno sta indagando su nulla e il Consiglio d’Europa, che un anno dopo la tragedia, quando eravamo ancora membri, si è offerto volontario per aiutare nelle indagini, ha preso una modesta decisione: siamo pronti a fornire servizi al governo ucraino nelle indagini sulla terribile tragedia. A poco a poco, come diciamo, se ne sono dimenticati. Anche se ci sono molti filmati di coloro che hanno appiccato gli incendi e di coloro che hanno sparato alle persone che si sono buttate dalle finestre. Ma nessuno è interessato a loro.
Ma per me, naturalmente, l’esempio più eclatante è Bucha. Bucha, da cui due giorni dopo le nostre unità furono ritirate come gesto di buona volontà alla fine di marzo 2022 per firmare gli accordi di Istanbul, che Boris Johnson alla fine proibì agli ucraini di firmare. Per due giorni non c’era nessuno a Bucha tranne le autorità locali, il sindaco correva davanti alle telecamere della BBC, dicendo che tutto, avevamo ripreso il controllo della nostra piccola patria, e un giorno dopo improvvisamente c’è stato uno scalpore: la stessa BBC mostra non da qualche parte negli scantinati, ma sulla larga strada centrale decine di cadaveri disposti ordinatamente lungo il ciglio della strada. E poi si dichiara che queste sono ‘atrocità russe, che in questo modo si sono vendicati del popolo ucraino, l’Unione Europea e i dipendenti di Biden stanno introducendo sanzioni, la Russia è una bestia’. Da allora, noi – io personalmente – abbiamo cercato di ottenere i nomi di quelle persone i cui corpi sono stati mostrati con tanta pompa magna sulla BBC e poi su tutti gli altri canali. Io, mentre ero a New York all’Assemblea generale e partecipavo alle riunioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU, ho chiesto due volte in faccia ad Antonio Guterres, che era seduto proprio lì al tavolo rotondo, se fosse possibile dare una mano, perché nessuno presentava nulla! Vabbè, diciamo solo i nomi, ormai abbiamo perso le speranze. Lui si voltò, si imbarazzo e poi disse a tu per tu: “Sergey, beh, questo non è proprio il mio campo di competenza”. Io dico: “Aspetta, ma hai il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, dove, violando le procedure, hai creato una specie di missione indipendente sui diritti umani in Ucraina”. Per noi è illegittimo, ma esiste. E abbiamo scritto un documento ufficiale al Consiglio per i diritti umani, chiedendo se potevamo capire cosa fosse successo lì. Sono già passati tre anni da Bucha… Almeno diteci i nomi! Non ci rispondono. Io, trovandomi a New York, non mi lascio sfuggire l’occasione di tenere una conferenza stampa per tutti coloro che sono accreditati presso l’ONU: BBC, CNN, sì, tutti! — Dico: “Ma voi siete giornalisti, avete un genere come il giornalismo investigativo! Indagate voi. Potete voi giornalisti scrivere una richiesta specifica a questa ONU?” Nessuno fa niente! Quando i fascisti si impossessano di terre che non sono mai appartenute a nessuno se non all’Impero russo e all’Unione Sovietica, e vi fanno cose assolutamente disgustose. E continuano a cercare di avanzare rivendicazioni di qualsiasi tipo nei nostri confronti, tra cui il ritiro improvviso del Memorandum di Budapest. Nel Memorandum di Budapest non c’è nulla che indichi la necessità di chinare il capo di fronte a un colpo di stato incostituzionale che ha portato al potere dei razzisti, dei veri russofobi!
Ma quando si parla dei confini del 1991, si intende che i confini del 1991 sono nati in seguito al divorzio di Belovezhskaya e poi di Alma-Ata tra le repubbliche dell’ex Unione Sovietica, sulla base delle condizioni esistenti a quel tempo. E una delle condizioni chiave per noi, per la RSFSR, a quel tempo era la dichiarazione di indipendenza dell’Ucraina, adottata un anno prima e in cui si affermava chiaramente che sarebbero stati per sempre uno Stato neutrale, che non si sarebbero uniti a nessun blocco militare. E poi è migrato nella Costituzione dell’Ucraina, era giusto. La Costituzione afferma che lo Stato ucraino garantisce il rispetto dei diritti dei russi – lo sottolineerò separatamente – e di tutte le minoranze nazionali. Nonostante tutte le leggi sui lupi di cui ho parlato, questa disposizione è stata mantenuta nella Costituzione. Solo più tardi hanno iniziato a includere l’adesione alla NATO nella Costituzione, ma noi abbiamo riconosciuto l’indipendenza dell’Ucraina come Stato neutrale, amichevole, non allineato, in cui i diritti dei russi e delle altre minoranze nazionali sono rispettati – lo cito ancora.”

Lavrov Sergej Viktorovich

15 aprile 2025 – PAOLA MORA – Qui Radio Londra Tv

 

PAUSA CAFFE’

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