CACCIATORI SPAVALDI, SPARATORIE NEI PAESI, INCIDENTI, E UNA NORMATIVA CHE VA URGENTEMENTE CORRETTA. CUNEO, CACCIATORI SPARANO A UN CINGHIALE. “SPARATE VICINI ALLE CASE”, ACCUSA UN VETERINARIO ACCORSO A PIEDI, UDITA LA SPARATORIA. UNO DEI CACCIATORI:” TI SPACCO LA TESTA, LEVA IL TELEFONINO”, E MONTA L’AGGRESSIONE!
di Paola Mora
Quando l’attuale governo Meloni ha posto la fiducia sul ‘decreto Asset’ e il Senato ha liberato completamente le mani ai cacciatori scatenando una situazione pericolosa per i cittadini, e disomogenea nella tutela minima delle specie animale su territorio italiano, era ovvio che si sarebbero verificati problemi per via della scelleratezza e immaturità con cui si è approcciato alle possibili disposizioni in materia di bracconaggio. Non senza motivazione, le associazioni ambientaliste si sono fortemente opposte alla cancellazione delle principali norme che tutelano la specie animale e flora selvatica, e alla stesura di regolamenti agganciati a tutta una ideologia persistente che si interseca con le follie sanitarie attuali, ossessionate dallo stimolo di controllo sociale attraverso le pandemie da “salto di specie”. I cacciatori sono ormai diventati pericoli pubblici, possono entrare e sparare nelle aree urbane e nei parchi, o nei pressi degli stagni e laghi d’acqua senza particolari limitazioni a garanzia della tutela pubblica, col rischio di ferire i cittadini che si trovano a transitare nei paraggi (con controlli inesistenti affidati, per convenienza, agli stessi cacciatori travestiti da guardie venatorie volontarie). È una piaga vergognosa di cui il governo attuale si è voluto macchiare dietro falsi propositi, e qui, l’eccesso di ambientalismo non c’entra poiché si tratta non solo di privare gli animali dei propri diritti, ma anche di sicurezza nazionale pubblica. Per non parlare della modifica della normativa sul ‘taglio degli alberi senza autorizzazione’, con la scusa di rilanciare l’industria del legno, che non risparmia nemmeno i parchi o gli alberi monumentali e secolari in aree pubbliche, e di rilievo panoramico! Gli episodi di ferimenti di caccia sono già aumentati da quando la normativa ha preso piede, e se fino a poco tempo fa erano sporadici, si rischia di coinvolgere i cittadini in sparatorie sempre più numerose e da ‘Far-West’. Così furono definite inizialmente, le prevedibili scene di caccia ai cinghiali in aree pubbliche, quando si redarguì il governo sul fatto che stessero normalizzando una direttiva priva di qualsiasi buon senso e di rispetto nei confronti dei propri cittadini. Uno degli ultimi episodi che dovrebbe allertare, risale a inizio ottobre. Siamo a Padova, dove una donna viene tramortita dal pallino sparato da un cacciatore appostato a pochi metri da casa sua. La vittima dell’incidente aveva sentito colpi di fucile nelle vicinanze, ed era uscita per mettere al sicuro i suoi gatti quando è stata raggiunta di sguincio da un proiettile da caccia, ma il bracconiere è fuggito via senza che lo si potesse identificare. E ancora, situazione similare è avvenuta ad Arezzo il 25 settembre 2023: una bambina viene colpita e sfiorata su una guancia mentre gioca nel giardino di casa, dai “pallini” sparati da un gruppo di cacciatori operanti a circa 200 metri dall’abitazione di famiglia, nella frazione di Patrignone. La piccola viene soccorsa in lacrime, fortunatamente, non riporta lesioni gravi. Altro incidente ad Arnara, nella provincia di Frosinone, dove i colpi di un fucile da caccia raggiungono il giardino di un’abitazione, colpiscono le pareti in legno della dependance, e feriscono un amico di famiglia che si trovava lì per una visita. Alla luce delle sparatorie in aree pubbliche, i cittadini cominciano a protestare e a reclamare il diritto alla sicurezza. Nonché aumentano le proteste per gli esemplari di cinghiali e animali selvatici abbattuti per strada, di italiani sconcertati in cui riaffiora quella percezione di appartenenza al pianeta, per cui l’abuso prodotto dalle nuove leggi comincia a diventare intollerabile. Un episodio concitato si è verificato in località Novello, Cuneo, il 26 Ottobre 2023, e ha come protagonista un libero cittadino, veterinario del Centro recupero ricci ‘La Ninna’, Massimo Vacchetta, che, allertato da proiettili sparati a pochi passi dalle abitazioni del paese, accorre e si imbatte in un gruppo formato da una decina di cacciatori che hanno appena tramortito e ucciso un piccolo cinghiale.
Appena i cacciatori lo vedono col cellulare in mano a riprenderli, mentre il veterinario ad alta voce li redarguisce sulla distanza e traiettoria dei colpi in un’area ove, spiega l’uomo, i turisti e i visitatori generalmente si recano a godere della natura, uno dei cacciatori gli urla contro “Ti spacco la testa!”. Poi lo raggiunge, lo aggredisce fisicamente e comincia una colluttazione accompagnata da minacce. “Se filmi ancora ti spacco le corna, coglione”, inveisce un altro bracconiere; mentre un collega di caccia incalza con aria di sfida, e sostiene – “siamo a 150 metri e possiamo fare quello che vogliamo!”. Il veterinario accusa il gruppo di trovarsi troppo poco distante dalle case, e di non aver rispettato la traiettoria né di essersi premuniti sul fatto che, in quel momento, alcuni visitatori si trovassero nei pressi della sparatoria al cinghiale, tanto che, si sarebbero anche loro accorti del suono degli spari ravvicinati.
In effetti, in quei giorni, si stava svolgendo la “Fiera del Tartufo”, per cui, avventori sopraggiungevano come di consueto presso la località. Sul cellulare, la diretta del signor Massimo – che stava filmando la scena a testimonianza delle presunte violazioni – s’interrompe dopo un urto dovuto agli spintoni, per cui, dato il peggioramento della situazione, l’uomo chiede l’intervento delle forze dell’ordine. Poi le riprese continuano nei minuti seguenti, quando dopo altri scambi molto accesi il veterinario, malmenato dai calci, si allontana, “Non si spara così vicino alle case! Non venite più qua!”, li avvisa. Da quel che emerge in dichiarazioni successivamente rilasciate dal Massimo Vacchetta, i Carabinieri erano intervenuti nella zona, dopo segnalazioni, per effettuare controlli sul gruppo; ma non sarebbe bastato perché i cacciatori, a quel punto, forti probabilmente delle nuove normative, hanno continuato indisturbati l’attività di caccia nel momento in cui le autorità si sono allontanate. Il veterinario ha deciso di raggiungerli, alterato dalle circostanze, per intimargli di rispettare le distanze e allontanarsi; li ha trovati vicino al cinghiale abbattuto da poco.
Questi episodi, destinati ad aumentare, indicano che vi è una inettitudine politica generale sulla gestione del territorio, tutela ambientale e sicurezza nelle aree pubbliche, nonché quelle periferiche che interessano insediamenti e aree abitate ad alta e bassa densità di popolazione. Senza contare la poca creanza e cura nei confronti della biodiversità che, concessi i periodi di caccia, ha esigenza di rispetto e non di abuso coatto, da parte delle istituzioni.
27 Ottobre 2023 – PAOLA MORA – Qui Radio Londra Tv